Come chi ama un poco il mondo del gioco d’azzardo e quello di tutti i casino online sa, l’argomento della riapertura dei “vecchi” casinò compare una tantum ed attira a sé disquisizioni se sia giusto o meno che ciò avvenga.
C’è chi è positivo, chi è negativo e lo sarebbe comunque anche per l’apertura di una qualsiasi sala giochi: ma bisogna anche guardare quei territori, oppure proprio quelle città che il Casinò avevano già e che avevano potuto “usufruire” dell’indotto di tale attività.
Inutile sottolineare che si sta parlando di San Pellegrino Terme, località amena della Valle Brembana che “insiste” ormai da tempo per la riapertura della “sua vecchia” Casa da Gioco e che spera di seguire la stessa sorte che hanno seguito quelle delle città di Sanremo, Venezia, Campione e Saint Vincent che da tempo contribuiscono, e non poco, al turismo ed alla occupazione di quelle città.
Infatti, il Sindaco di San Pellegrino “grida” forte e chiaro affinché questo richiamo arrivi ai senatori e deputati, che la riapertura del Casinò di San Pellegrino è caldeggiata anche dal parere della Direzione Generale Turismo dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo che si è schierata, in modo equilibrato ed innovativo, confermando la tesi che l’apertura di nuovi casinò “opportunamente controllati e regolamentati possono innescare dinamiche economiche positive sul versante turistico ricettivo”.
Indubbiamente, questo è un parere autorevole che funge da supporto alla richiesta di riapertura del Casinò della città di San Pellegrino che equivarrebbe, per la stessa città e per la Valle Brembana, ad un ampio supporto occupazionale ed economico: e questo vale, ovviamente, anche per altre realtà che sono state storicamente sedi di altri Casinò e che hanno allora usufruito di questo elemento di attrazione, unito certamente ad altri fattori qualificanti per il territorio, che hanno portato ad un importante sviluppo turistico di aree svantaggiate e che presentano oggi situazioni di grave crisi occupazionale.
La città bergamasca, quindi, ha profonda fiducia che questo “illustre” parere di Mibact consenta di superare quel moralismo ormai obsoleto che ha seguito il mondo del gioco d’azzardo in questi ultimi anni. Moralismo che principalmente ha impedito di giocare al casino online tranquillamente e l’apertura regolamentata di nuovi casinò, mentre ha consentito l’estendersi in modo indiscriminato di ogni forma ed ogni tipologia di gioco in ogni bar od esercizio pubblico presente sul territorio con i risultati che, oggi, saltano agli occhi e che hanno portato (o costretto) l’Esecutivo ad intavolare una trattativa con le Regioni e gli Enti Locali per la riduzione proprio dell’offerta del prodotto gioco, così caldeggiata nel tempo.
Certamente, questo discorso, come detto all’inizio, si ripresenta perché le città che hanno già ospitato nel tempo Case da Gioco conoscono bene cosa e quanto possono procurare ai propri territori e per questo “insistono” per riuscire ad ottenerne la riapertura: qualche tempo fa si era parlato proprio in occasione della Conferenza Unificata di affrontare anche questo argomento.
Ma si conoscono gli sviluppi di questo simposio: troppa carne al fuoco per il “gioco normale” che non ci si è sentiti di affrontare anche il comparto delle Case da Gioco, anche se onestamente il sottosegretario Pier Paolo Baretta aveva “timidamente” tentato di inserire anche questo argomento proprio in sede di Conferenza. Bisogna solo sperare che ci si muova anche in questa direzione non fosse altro che per “riempire un altro tassello occupazionale” che è sempre un problema apparentemente insormontabile.