A proposito di equilibrio e correttezza dell’informazione, l’intervento di Daniela Santanchè da Madre Barbara-Teresa D’Urso a Pomeriggio Cinque in difesa del fidanzato Alessandro Sallusti, merita di essere letto nella sua trascrizione integrale e tramandato alle future generazioni. Quando la verità storica è un optional.
Trascrizione dell’audio integrale del programma
a cura di Sara Pesenti
note a commento di Sabina Ambrogi
Canale 5, Pomeriggio Cinque, 27 settembre 2012.
Daniela Santanché in difesa del fidanzato Alessandro Sallusti a Pomeriggio Cinque.
Nella consueta anticipazione delle notizie che verranno affrontate durante la trasmissione Barbara D’Urso mostra un “enorme pacco di prime pagine” che parlano di “quello che è accaduto”, una notizia che ha avuto direttamente da Sallusti e con cui parlerà con un ospite che verrà presentato più tardi.
Ci si collega subito con Ilaria Dalle Palle, inviata a Milano, la quale riferisce di aver visto “tantissimi cittadini, gente comune, i lettori che hanno portato una testimonianza, una piena solidarietà nei confronti del direttore”.
Ricorda le motivazioni delle dimissioni di Alessandro Sallusti: “un direttore condannato non è un uomo libero”. La condanna in appello riguarda un articolo pubblicato nel 2007 quando era direttore di Libero. Nessun accenno al contenuto.
Definisce scandaloso ciò che è avvenuto (primo applauso), il suo modestissimo parere è che si tratti di attentato alla libertà di pensiero (secondo applauso, c’è chi grida “brava”).
Ritiene che i giornalisti debbano pagare per gli errori (ella stessa ha querelato quando è stata infamata) ma che la reclusione sia scandalosa (terzo applauso). Ricorda come l’evento sia avvenuto praticamente in diretta nel suo programma, e decide di fare un riassunto di ciò che ha preceduto la sentenza, arrivata il giorno precedente attorno alle 17:50.
D’Urso presenta Daniela Santanchè (applauso), la quale ha tante cose da dire. Contemporaneamente un’inviata si trova sotto la sede de Il Giornale. D’Urso dice di aver scherzato e giocato con Alessandro (tono amichevole) convinta che fosse assurdo che la Cassazione prendesse una decisione così scandalosa. Ha appreso la “notizia incredibile” mentre era in camerino, alle 17:55.
D’Urso ricorda che dopo essere rientrata in studio la poltrona di Sallusti era vuota in quanto era già in riunione con i suoi giornalisti (ore 18:00). Viene lanciato un video esclusivo ripreso durante la riunione di Sallusti con la redazione:
“La sentenza della Cassazione conferma la condanna a 14 mesi di reclusione…detto questo non ho nessuna intenzione di fare la vittima…da stasera mi ritiro, sono stato orgogliosissimo di lavorare con tutti voi, è stata una splendida avventura, il momento è difficile come tutti sappiamo…spero che continuiate voi queste battaglie di libertà e non è retorica perché capite bene che per me non è più retorica, è un fatto concreto, vi auguro tutte le fortune che meritate e che meritiamo”. La riunione termina alle 18:10 circa.
Finisce il video, ne parte subito un altro con le dichiarazioni che Sallusti ha rilasciato alla D’Urso in diretta immediatamente dopo aver appreso della conferma della condanna.
Dice che andrà in carcere (parte un coro di no dal pubblico), afferma di rivelare queste cose alla d’Urso per l’amicizia e la stima che li lega da anni. Affronterà tranquillamente il carcere, non ha alcuna paura, si rifiuta di chiedere la grazia al Presidente Ciam-, si corregge, Napolitano.
Dice che forse c’è una speranza: “il problema di questo paese non è che mancano gli euro, è che mancano le palle” (applauso, tra il pubblico c’è chi grida “bravo”).
Finito il video, la parola viene data alla Santanché la quale afferma che “dobbiamo essere tutti orgogliosi che c’è ancora qualcuno che in questo Paese le palle ce le ha”. Riceve un lungo applauso.
(Il titolo del dibattito, riportato in sovraimpressione nella parte alta dello schermo, è “Sallusti condannato a 14 anni di carcere”. L’errore permane per alcuni minuti, poi viene corretto.)
Al di là della questione personale, secondo la Santanché, vedere un innocente in carcere sarebbe la cosa peggiore. In Italia non vanno in galera i ladri, gli stupratori, i pedofili (altro lungo applauso).
[ndr: non è innocente secondo la legge è condannato in seguito a una sentenza che dà ragione al querelante gravemente diffamato, il reato di diffamazione a mezzo stampa, e le relative pene anche detentive a seconda della gravità della diffamazione, esiste in tutti paesi democratici]
Sallusti va in galera per una battaglia di libertà perché l’articolo non l’ha scritto lui ma un suo giornalista.
[ndr: la legge sulla stampa prevede che se chi scrive è anonimo ne risponda il direttore responsabile, il quale è pagato da direttore per avere appunto delle responsabilità, comprese quelle penali.]
Deve essere un esempio perché si è dimesso, è pronto a fare la battaglia, non è scappato come tanti avrebbero fatto. La sua è la battaglia della libertà che il centro-destra sta portando avanti da tempo contro una magistratura di parte, ideologica, lo avevano detto ma alcuni non ci avevano creduto.
[ndr: è la sola battaglia del centro destra da anni che per salvare Berlusconi ha inquinato la politica e messo a repentaglio le istituzioni]
C’è una magistratura che è contro chi è con il centro-destra. E’ una battaglia di libertà e di democrazia.
[ndr: lei è deputata perché nominata dal padrone della tv nella quale si trova a difendere il direttore di un giornale dello stesso padrone. Porta avanti inoltre la sola battaglia di Berlusconi che è quella contro i magistrati. Non c’è ombra di democrazia]
Parte di nuovo l’applauso. D’Urso ne fa un fatto trasversale, non politico, cita (quotidiani alla mano) i vari giornalisti che si sono espressi contro questa condanna: Marco Travaglio, Enrico Mentana, Ezio Mauro, Lucia Annunziata, Ferruccio De Bortoli.
La Santanché non è totalmente d’accordo: fa notare che il querelante è un magistrato che si è già preso 30 mila euro. Pone la domanda: se il querelante fosse stato un idraulico sarebbe stato lo stesso? Altro applauso. Invita gli italiani a riflettere: se si fosse trattato del direttore di Repubblica o del Fatto Quotidiano ci sarebbe stata la condanna a 14 ann-, si corregge, mesi di reclusione? Di nuovo applauso.
[ndr: sarebbe andata esattamente nello stesso modo. I soldi sono quanto prevede la legge a titolo di risarcimento danni, non è un lurido baratto di un giudice che si intasca dei soldi come si lascia intendere. La conduttrice, totalmente inconsapevole del suo lavoro, lascia delirare Daniela Santanché]
Secondo la Santanchè si tratta una sentenza già scritta, una condanna che mette in pericolo tutti, può “succedere a me e a te”, dopo oggi “siamo meno liberi”, il paese è meno democratico.
[ndr: E’ esattamente il contrario: può succedere a chiunque non vada bene a Sallusti e al potere che lui vuole difendere di trovarsi la professione e la vita distrutte senza che una pena pesante costituisca un baluardo. Il codice non a caso inserisce la diffamazione tra i reati contro la persona]
D’Urso sottolinea come i giornalisti già paghino. Sallusti aveva già pagato, ben 30 mila euro, il primo grado lo aveva condannato a soli 5 mila euro, come mai ora si è passati a 14 mesi?
La Santanché ha insegnato al figlio che le persone socialmente pericolose sono stupratori e assassini, non il direttore di un giornale. Il pubblico sembra appoggiarla, applaude fragorosamente.
D’Urso recupera l’articolo scritto da Sallusti sulla questione, dal titolo “In Italia più che gli euro mancano le palle”, e ne legge alcuni stralci, diligentemente evidenziati.
[ndr: il solito riferimento sessuale ossessivo tipico degli impotenti: palle, ce l’ho duro, figa, gnocca. Pensiero e frasario unico della destra berlusconiana]
Sallusti non ha accettato “trattative private con magistrato (il querelante) che era disponibile a lasciarmi libero in cambio di un pugno di euro, prassi squallida e umiliante più per lui, custode di giustizia, che per me”.
[ndr: è la prassi, non è una lurida trattativa come emerge: in questi casi la difesa dell’imputato contatta la difesa del querelante per proporre una transazione e verificare a quali condizioni]
E ancora: “Non accetto ora di evitare la cella chiedendo la pena alternativa dell’affidamento ai servizi sociali per sottopormi a un piano di rieducazione. Perché sono certo che mio padre e mia madre, gli unici titolati a educarmi, abbiano fatto un lavoro più che discreto e oggi, che purtroppo non ci sono più, sarebbero orgogliosi di me e di loro. Rinuncia alla scorta, fatta di “ragazzi meravigliosi e sottopagati che non finirò mai di ammirare”, che da due anni lo “protegge notte e giorno da concrete e reiterate minacce. Non posso accettare che una parte dello Stato, il ministero degli Interni, spenda soldi pubblici per tutelare una persona che un’altra parte dello Stato, la magistratura, considera in sentenza definitiva soggetto socialmente pericoloso.”
La Santanchè dice che andrà in carcere tra 29 giorni, ma lei spera che nasca una battaglia politica con il decreto legge del ministro Severino che il Presidente Napolitano sarebbe disposto a firmare. Chiede di non spegnere la luce su questa vicenda che è una battaglia di tutti.
[ndr: questa relazione, che state leggendo, di quanto lei vaneggi, va in questo senso: non spegniamo la luce]
In collegamento da Milano Ilaria Dalle Palle chiede a Nicola Porro, vicedirettore de Il Giornale, se abbia preso in mano il quotidiano: dice di no, che sono in 13 direttori. Sallusti la mattina è stato lì per dare le sue dimissioni. Non considerandosi una persona libera non può scrivere sul quotidiano, mantiene una questione di principio. Non chiede l’affidamento ai servizi sociali perché non si ritiene da rieducare, l’intera redazione in questo lo appoggia, Porro afferma che Sallusti non ha pagato i 20 mila euro che gli avrebbero concesso di uscire dal processo, sottintendendo che si sia trattato di un atto di coraggio.
Tutta la redazione è senza parole perché il direttore è stato considerato “socialmente pericoloso in quello che scrive” La questione non riguarda lui ma
“chiunque faccia il nostro mestiere”, non si può ritenere “una persona socialmente pericolosa per le su idee”.
[ndr: forse peggio di Santanché è solo Porro. Non c’è una sola idea di nessuno. Ci sono delle diffamazioni di Farina, delle quali per legge è responsabile il direttore perché Farina – che peraltro era stato sospeso dall’albo professionale – non ha firmato l’articolo]
Viene chiesto quale sia il clima in redazione: c’è rabbia perché “quando ti arrestano un capo per un reato d’opinione un po’ di rabbia è comprensibile”.
[ndr: una banda di giornalisti inconsapevoli allora. Non c’è stata nessuna opinione ma una gravissima diffamazione ]
Con che spirito un giornalista dovrebbe scrivere quando c’è il rischio di essere messi in galera e separati dalla propria famiglia? Cose di questo tipo avvengono in Siria e in Iran, sostiene Porro.
[ndr: in Germania Sallusti avrebbe preso cinque anni]
“Oggi dei giornalisti devono scrivere un fondo sul giornale dovendo essere con la penna, con la tastiera trattenuta perché non possono scrivere quello che vorrebbero perché temono di fare la fine di Sallusti. Sallusti va in galera per noi, me, per te, per i giornalisti che sono Canale 5, al fatto Fatto, per i giornalisti di destra e di sinistra”.
[ndr: la tastiera trattenuta.. fa un veramente ridere. Tutti scrivono tutto, solo che non si potrebbe diffamare. Stanno rivendicando il diritto alla diffamazione a mezzo stampa.]
Dallo studio di Pomeriggio 5 si susseguono applausi a scroscio. Barbara d’Urso sottolinea come questa sia una battaglia per tutti, anche per quelli che non la pensano come Sallusti. La Santanchè ribatte: è una battaglia per le persone comuni, perché tutti “vogliamo vivere in un mondo più libero e più giusto”, dove in galera ci finiscano i Fiorito “quello con la faccia di maiale”, chi sottrae i soldi agli italiani, chi ruba, chi stupra, chi ammazza. Ma non si può vivere in un paese dove chiunque vada in galera per aver scritto un’opinione. Questo le toglie il sonno.
[ndr: i clandestini che cercano la libertà vanno in galera. Questo non le toglie il sonno come anche essere messa a fare la deputata da un plurindagato che va anche con minori. Quello che può succedere a tutti è venire diffamati con grande leggerezza e senza vergogna come ha fatto Farina che doveva essere controllato da Sallusti, come previsto dalla legge, ma anche dal buon senso e da uno straccio di etica professionale]
Daniela Santanchè si lancia in un poetico paragone: chi respira non se ne rende conto, non ci pensa, lo considera normale. Allo stesso modo chi è libero non pensa alla libertà, ma chi sa che verrà incarcerato, chi sa di non essere più un uomo libero, non vive più. Che paese consegneremo ai nostri figli?
[ndr: ce lo chiediamo in moltissimi quando si leggono articoli come quelli di Farina]
La Santanchè e la d’Urso ricordano le battaglie fatte contro il femminicidio, ricordano le madri terrorizzate che invocano giustizia per le figlie uccise e chiedono il carcere per gli assassini che vivono a due palazzi di distanza. La Santanchè ritiene che sia giunto il momento per la politica di farsi un’analisi di coscienza, lei stessa è stata in Parlamento e al Governo e non è riuscita ad “incidere”.
E’ ora che si ricominci a combattere per delle battaglie vere e serie, perché non può pensare di dover abbassare lo sguardo davanti a suo figlio per la vergogna di non essere riuscita a garantirgli la libertà.
Barbara d’Urso lancia un video con le interviste di Ilaria Dalle Palle ai colleghi di Sallusti: c’è chi si temeva fin dall’inizio una condanna, “il modo di pensare e di agire dell’alta burocrazia dello Stato è ormai chiaro da anni, chi si dice profondamente colpito, chi ritiene che mandare in galera un giornalista sia incivile. C’è chi spera che le dimissioni siano respinte. Addirittura qualcuno ha visto delle lacrime in redazione. Il leitmotiv è “Siamo tutti Sallusti”.
[ndr: con un po’ di coscienza, non si deve rischiare mai di avventurarsi in slogan di questo tipo. Nei social network viene respinto al mittente. Nessuno si sente Sallusti.]
Si ritorna in studio: la d’Urso sottolinea di nuovo che non si tratta Sallusti in quanto direttore de Il Giornale, ma di un giornalista che poteva essere chiunque altro. Ribadisce che è giusto e sacrosanto che un giornalista paghi se sbaglia offendendo una persona scrivendo cose anche pesanti (questo sembra essere l’unico velato accenno all’articolo del 2007), ma che qui si sta parlando di “un’altra cosa”. Viene chiesto alla Santanchè come stia l’ormai ex direttore: sta bene, è molto sereno, è convinto della sua battaglia, una battaglia di principio e non per se stesso. La Santanché ci tiene a dire una cosa: la politica può fare tutto ma ha bisogno degli italiani, le sarebbe piaciuto vedere sotto la sede de Il Giornale “un sacco di gente comune” per una battaglia per la libertà loro e dei figli, e si domanda: “se noi continuiamo a stare chiusi in casa e a non scendere in piazza che paese ci ritroveremo fra poco tempo?”. Barbara d’Urso la rassicura, su questa vicenda non lascerà che si spengano i riflettori.
[ndr: no infatti non vanno mai spenti i riflettori sugli imbrogli. E no, la gente comune non scende in piazza per loro. Gli spettatori di Barbara D’Urso passeranno al prossimo reality e l’ultima cosa che faranno è scendere in piazza. Questo è il sogno mai realizzato della destra che le piazze piene le deve pagare]
La trasmissione prosegue con la storia del ragazzo bresciano sfregiato dall’ex fidanzata incinta.
Pomeriggio 5 è durato un’ora e 46 minuti, pubblicità esclusa. Alla condanna di Sallusti sono stati dedicati circa 22 minuti.