Casa Sallusti, sera. Alessandro Sallusti è a letto e legge in anteprima “Il Giornale” di venerdì 27 marzo. Il suo volto è oscurato dalla copia del quotidiano che dirige, mentre il ghigno da Nosferatu dell’informazione rimbomba nella caverna.
Il titolo della testata recita “Germania sotto shock – Schettinen”. Un’esemplare sintesi del giornalismo da sciolta, stimolato da Sallusti con la regolarità di un intestino altamente attivo. Non nuovo a concetti come “cacca-pupù”, dapprima schernisce i tedeschi con titoli da hooligan (“A noi Schettino, a voi Auschwitz”), poi riesce a esprimersi sulla recente tragedia aerea come un trilobita del paleozoico. Un improvviso scalpitio da sotto le lenzuola interrompe l’attimo di vanagloria del direttore succhiasangue. Sono i tentacoli della Santanchè, accompagnati dalla litania serale “che barba, che noia”.
La ex deputata e compagna di grotta di Sallusti si agita, vuole essere al centro dell’attenzione, ma sa che è difficile quando si divide la cripta con il più grande collezionista di processi per diffamazione. Nessuna impresa è impossibile per la valchiria tricolore e l’Iphone è a portata di tentacolo. È mattina, quando il parto del suo acume intellettuale appare su Twitter: “Che origini hanno i piloti dell’autobus caduto???”. D’altronde lo ha sempre dichiarato, a lei non piacciono i ruoli marginali, per questo ha accolto con entusiasmo la nomina a Presidente della Commissione Universale delle Figure di Merda.