La scorsa settimana è stato compiuto un importante passo in avanti verso la soluzione del Sahara marocchino (definito anche Sahara occidentale). Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato una nuova risoluzione sulla regione controllata dal Marocco e contesa dal gruppo indipendentista del Fronte Polisario, che proroga il mandato della missione Minurso fino al 30 aprile 2018.

La risoluzione adottata con 15 voti è meno restrittiva del previsto per il Polisario grazie alla mossa adottata ieri dai suoi miliziani di ritirarsi dalla zona cuscinetto di Guerguerat, al confine tra Marocco e Mauritania, e non prevede l’ordine di ritiro dall’area come previsto in un primo momento. Il Consiglio di sicurezza ha quindi adottato una risoluzione presentata dagli Stati Uniti. Il testo della risoluzione elaborato è stato presentata dall’ambasciatore Rappresentante permanente degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, Nikki Haley. Al momento non c’è stata alcuna dichiarazione ufficiale da parte del Polisario che annuncia il suo ritiro da Guerguerat, ma l’agenzia di stampa ufficiale algerina “Aps” ha reso noto che “Il Fronte Polisario ha deciso ieri di ridispiegare elementi delle sue forze armate nella zona Guerguerat in risposta alla richiesta di alcuni paesi amici informando il Consiglio di Sicurezza della sua decisione in una lettera al presidente.
 
Il Marocco ha risposto con una lettera al Consiglio di sicurezza, sostenendo che un “ridispiegamento” non è un ritiro, auspicando che “le forze della Minurso non si lascino ingannare da questa manovra”. Questa reazione marocchina ha spinto il Consiglio di Sicurezza a richiedere una precisione tanto che dopo poche ore è giunta una lettera di spiegazioni da parte del Polisario e la portavoce dell’Onu, Stéphane Dujarric, ha salutato il “ritiro” del Polisario da Guerguerat. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto quindi la ripresa dei negoziati sul Sahara occidentale, sottolineando che il “realismo” e lo spirito di “compromesso” sono “essenziali” per ottenere progressi nei negoziati. Nella sua risoluzione 2351 proroga di un anno il mandato della Minurso e ha sottolineato l’importanza dell’impegno delle parti a continuare il processo di preparazione di un quinto round di colloqui, sottolineando che “realismo e spirito di compromesso tra le parti sono essenziali per progredire nei negoziati”. Il Consiglio, in questo senso, ha incoraggiato i paesi vicini a “dare un contributo significativo a questo processo”. I membri del Consiglio invitano le parti a dare “prova di volontà politica e di lavoro in un ambiente propizio per il dialogo al fine di riprendere i negoziati”. Nel testo si fa riferimento all’iniziativa marocchina d’autonomia, parlando di “seri” e “credibili” sforzi compiuti dal Marocco. Nella risoluzione 2351, l’organo esecutivo delle Nazioni Unite “prende atto della proposta marocchina presentata il 11 aprile 2007, il segretario generale e si compiace degli sforzi seri e credibili compiuti dal Marocco per andare avanti nel processo”. Si riconosce, in questo contesto, che è necessario “il raggiungimento di una soluzione politica per questo conflitto che dura da troppo tempo, e che la cooperazione tra gli Stati membri dell’Unione del Maghreb arabo rischiano di contribuire alla stabilità e alla sicurezza nella regione del Sahel”. L’organo esecutivo delle Nazioni Unite, d’altra parte, ha ribadito la sua richiesta sulla “registrazione” delle popolazioni presente nei campi di Tindouf, nel sud ovest dell’Algeria, e “ha insistito che gli sforzi siano fatto in questo senso”.
 
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha infine accolto con favore il ruolo delle commissioni regionali del Consiglio nazionale per i diritti umani (Cndh) a Laayoune e Dakhla, e l’interazione del Marocco con le procedure speciali del Consiglio dei diritti umani l’umano delle Nazioni Unite. Nella risoluzione 2351, adottata all’unanimità, “accoglie le misure e le iniziative recentemente prese dal Marocco e il ruolo svolto dai comitati del Consiglio nazionale dei Diritti umani che operano in Dakhla e Laayoune”. La risoluzione, in questo contesto, ha chiesto la ripresa della cooperazione con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati per l’attuazione di misure di fiducia e ha incoraggiato le parti a prendere in considerazione altre misure di fiducia appropriate. Da alcuni giorni un primo gruppo di miliziani del Fronte Polisario si sta ritirando in queste ore dalla zona cuscinetto di Guergerat, che divide il Marocco dalla Mauritania, per spostarsi dietro la linea nella quale si trovavano fino allo scorso agosto al confine con l’Algeria. Secondo quanto riferiscono alcuni camionisti transitati nelle ultime ore dall’area cuscinetto citati dal sito informativo marocchino “Le 360”, sono state rimosse le tende installate nei mesi scorsi ed una prima parte di miliziani del gruppo, che si batte per l’indipendenza del Sahara occidentale dal Marocco,
 
Nel suo primo rapporto sul Sahara occidentale, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha chiesto la ripresa dei negoziati, l’estensione di 12 mesi, fino al 30 aprile 2018, del mandato della missione Minurso e ha riconosciuto “la risposta positiva del Marocco” alla sua richiesta di ritirarsi dalla regione di Guerguerat, manifestando invece preoccupazione per la presenza di elementi armati del Fronte Polisario nella regione. Guterres ha sottolineato, a questo proposito, che la situazione attuale rischia di “portare al collasso del cessate il fuoco” del 1991 tra Marocco e Polisario e potrebbe generare “un impatto pericoloso” sulla sicurezza e la stabilità di tutta la regione. Il Marocco controlla la maggior parte del Sahara occidentale dal 1975 e rivendica la sovranità sul tratto dei territori desertici meridionali, ricchi di fosfati e di potenziali giacimenti di idrocarburi. L’arrivo di Guterres come nuovo Segretario Generale dell’Onu insieme alla decisione di molti paesi africani, in testa il Malawi, di ritirare il proprio riconoscimento al gruppo separatista sta dando a Rabat la speranza di vedersi riconosciuta la validità del piano di autonomia regionale per la regione avanzato nel 2007 che ridarebbe dignità e diritti a migliaia di rifugiati che da decenni vivono in condizioni precarie nel deserto algerino di Tinduf.

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