Sarà un caso, ma le proposte più concrete e sensate per reagire alla crisi del debito sovrano, provengono dalla società civile, mentre le ricette “lacrime e sangue” calate dall’alto, ossia le prescrizioni imposte dalle sedi politiche ufficiali, dai cosiddetti “Palazzi istituzionali” che fanno capo agli interessi delle oligarchie tecnocratiche e finanziarie, sono del tutto inefficaci e controproducenti, oltre che inique e impopolari.
Ecco alcune idee di buon senso avanzate dal basso: 1) abolizione dei cosiddetti “paradisi fiscali”; 2) tassazione sulle rendite e sulle transazioni finanziarie internazionali; 3) ritiro delle missioni militari all’estero e abbattimento delle spese per gli armamenti; 4) contro-inchiesta per accertare le responsabilità sulla formazione del debito; 5) referendum per consultare i cittadini sulle manovre di “salvataggio”; 6) acquisto (volontario) di quote individuali dei titoli di Stato, quindi del debito pubblico, da parte dei cittadini che possono permetterselo (il debito pubblico italiano, mentre in passato era soprattutto interno, oggi è in gran parte esterno, cioè contratto con banche e altri soggetti finanziari internazionali, per cui l’idea di far comprare i titoli di Stato ai singoli cittadini avrebbe esattamente lo scopo di far rientrare il debito in Italia, nel senso che i creditori tornerebbero ad essere i cittadini); e via discorrendo con altre valide iniziative.
Sono solo alcune delle molteplici risposte alternative che semplici cittadini o ambienti della società civile stanno elaborando e promuovendo in questi giorni con ragionevole competenza e convinzione. Sono ipotesi assolutamente realistiche e praticabili, per nulla astratte o demagogiche, tantomeno ideologiche. Inoltre, sono soluzioni largamente condivise e realmente democratiche. Sfido chiunque a smentire questo dato di fatto.