Il prossimo 16 febbraio si costituirà a Bologna un’associazione che raccoglierà una quarantina tra medici, operatori sanitari, associazioni di famiglie e professionisti italiani ed avrà come obiettivo quello di produrre degli studi indipendenti in materia di salute soprattutto su quelle tematiche su cui la scienza è spaccata.
Si chiamerà Assis e il suo primo compito sarà quello di sciogliere i dubbi sui rischi legati alle vaccinazioni attraverso la realizzazione di uno studio statistico, il primo in Italia, che evidenzi l’incidenza dei danni da vaccino sulla popolazione infantile.
I rischi e gli indennizzi
«Allo stato attuale – spiega Eugenio Serravalle, pediatra da più di 30 anni e coordinatore della costituenda Assis – si fa fatica e dimostrare un nesso di causalità tra vaccini e i danni che possono svilupparsi. Non si sa neanche quante sono le persone colpite ogni anno. Tuttavia ci sono molti studi pubblicati su riviste accreditate che mettono in luce questa possibilità».
Ufficialmente per lo Stato italiano sarebbero 780 i danneggiati da vaccino presenti in tutt’Italia a cui è stato riconosciuto l’indennizzo per il danno da vaccino. Ma il dato delle persone colpite lievita subito se si considerano anche le procedure ancora in corso (circa 300 solo quelle gestite dalle associazioni specializzate come il Condav o il Comilva); le persone a cui pur essendo stato riconosciuto il danno, non hanno avuto l’indennizzo perché hanno presentato la domanda fuori tempo massimo (un centinaio) e la massa grigia di tutti quelli che non sanno di avere avuto un danno da vaccino oppure pur sapendolo hanno deciso di non denunciare la cosa.
«Il più delle volte – spiega Nadia Gatti, presidente della Onlus Condav, Coordinamento nazionale dei danneggiati da vaccino – i genitori non sono in grado di capire quali sono i segnali anomali da cogliere dopo la vaccinazione. Così è successo a me con mia figlia che ora è adolescente. Dopo il vaccino ha iniziato a non stare bene ma non capivamo cosa avesse. Abbiamo capito di quali cure avesse bisogno solo dopo un mese, quando ormai il danno era fatto ma per la diagnosi vera e propria abbiamo dovuto aspettare sei mesi. Probabilmente se fossimo intervenuti in tempo le cose sarebbero andate diversamente».
La vicenda che le è capitata l’ha spinta a fondare poco più di una decina di anni fa, il Condav con l’obiettivo di dare assistenza alle famiglie che hanno figli con danni da vaccino ma anche di informare su come tutelarsi. Ed è grazie a lei se nel 2005 è stata varata una legge, la 229, che prevede indennizzi più sostanziosi per le famiglie colpite.
Visite specifiche e informazioni palesi
«La prima cosa – precisa la Gatti – è informarsi perché i vaccini andrebbero inoculati in maniera personalizzata e non come accade adesso in modo massificato. Ci vorrebbero delle visite individuali per verificare le condizioni di salute del bambino, la sua predisposizione genetica a contrarre determinate malattie, lo stato del suo sistema immunitario, i fattori ereditari, ecc.».
I genitori in teoria dovrebbero potere richiedere il foglietto illustrativo del vaccino nella stessa Asl ma trovare i bugiardini è opera ardua non solo presso le Asl ma anche presso la banca dati del farmaco dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco.
«C’è un vuoto di informazione spaventoso – spiega l’avvocato Saverio Crea, specializzato in tematiche sanitarie –. Spesso i vaccini non riportano neanche il numero di lotto o il nome del prodotto o ancora la data di scadenza. Una volta, per ottenere queste informazioni ci abbiamo messo sei mesi».
«I foglietti illustrativi – interviene sul punto Stefania Salmaso, direttore del centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute – sono disponibili su diversi siti internet tra cui quello dell’agenzia italiana del farmaco, Aifa, e sono sempre contenuti nelle confezioni di ogni singolo vaccino, però spesso nelle Asl vengono acquistate confezioni multidose in cui c’è un solo foglietto illustrativo. Questo può essere un motivo che spiega perché magari non sia immediatamente disponibile un foglietto per ogni vaccinato. Il consiglio alle famiglie è la lettura di questi foglietti con l’aiuto di un medico che sappia interpretare le informazioni scientifiche in essi contenute onde evitare di arrivare a conclusioni fuorvianti».
Seguendo le indicazioni della dottoressa Salmaso, siamo andati a curiosare nella banca dati dei farmaci disponibile sul sito web dell’Aifa ma per ciascuno dei circa 30 vaccini riportati non solo non abbiamo trovato nessun foglietto illustrativo ma abbiamo constatato che la maggior parte di essi sono stati revocati, ossia non più autorizzati alla commercializzazione.
Il business dei vaccini
Per avere un’idea di quanto sia vasto il business dei vaccini basti pensare che ogni anno in Italia nascono mediamente circa 500mila bambini che vengono sottoposti alle quattro vaccinazioni obbligatorie: difterite, tetano poliomelite e epatite B.
Questi vaccini sono contenuti in un’unica iniezione (vaccino esavalente) che contiene peraltro anche altri due vaccini aggiuntivi (esa in greco significa appunto “sei”), ossia quello per la pertosse e per l’influenza di tipo B.
A questi si aggiungano anche quelli che vengono inoculati per prassi che sono parotite, morbillo e rosolia. Complessivamente fanno nove vaccini che vengono inoculati ai bimbi a partire dai tre mesi di vita con tre richiami ciascuno.
In pratica, considerato che ciascun vaccino costa mediamente 100 euro e che ognuno di essi va inoculato tre volte a partire dai 3 mesi di età, si tratta di un business, per i produttori del farmaco, da 1,3 miliardi di euro l’anno a cui bisognerebbe aggiungere, naturalmente, i ricavi derivati dalla vendita dei vaccini influenzali, molto pubblicizzati, oppure, per i viaggiatori, da quelli per le malattie ancora diffuse in qualche paese tropicale.
“L’obbligo vaccinale – continua la dott.ssa Salmaso – è stato introdotto in Italia come uno strumento per garantire a tutti i bambini in Italia il diritto alla salute. Per questo i vaccini obbligatori vengono offerti gratuitamente. La presenza di un obbligo per alcuni vaccini non significa che siano gli unici da somministrare: ve ne sono altri altrettanto importanti per tutelare la salute. Con i vaccini obbligatori vengono in genere somministrati anche il vaccino contro la pertosse (malattia molto temibile soprattutto nella prima infanzia) e il vaccino con le infezioni invasive (quali meningite) dovute al batterio Hib. La vaccinazione contro parotite, morbillo e rosolia è fortemente raccomandata ed è lo strumento principale per arrivare ad azzerare i casi di morbillo nel mondo e di rosolia in gravidanza. L’’Italia ha sottoscritto all’inizio degli anni Duemila, un accordo internazionale con l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, con l’obiettivo di eliminare definitivamente dal mondo queste malattie entro il 2015».
Sull’inoculazione di più vaccini rispetto a quelli obbligatori in realtà il Codacons ha chiesto chiarimenti alla Corte dei conti che, fino ad ora, però, non si è pronunciata al riguardo «e questo – continua l’avvocato Crea – nonostante alla base ci sia anche una raccomandazione della commissione europea che chiede ai governi di rendere facoltative le vaccinazioni entro il 2010».
La farmacovigilanza
Il grande giro di soldi attorno ai farmaci lascia facilmente ipotizzare le pressioni a cui possono essere sottoposti gli enti pubblici del nostro sistema sanitario. Del resto è notorio lo scandalo in cui rimase coinvolto l’ex ministro alla salute, Francesco De Lorenzo, condannato dalla Cassazione nel 2012 per corruzione e concussione. Aveva percepito somme da numerose case farmaceutiche in cambio di favori che, di fatto, avevano fatto lievitare la spesa pubblica farmaceutica. Ad onor di cronaca va precisato che De Lorenzo è lo stesso ministro che ha reso obbligatorio il vaccino contro l’epatite B.
L’immissione dei vaccini (come di qualsiasi altro farmaco) sul mercato italiano, viene controllato dagli organi di farmaco vigilanza ossia l’Istituto superiore della sanità, l’Aifa e tutti quelli che fanno parte di un network internazionale appositamente istituito.
Per i vaccini il controllo si basa, in concreto, sulle dichiarazioni del produttore che, naturalmente, ha tutto l’interesse a vendere i suoi farmaci.
«Le aziende produttrici – spiega ancora la direttrice Salmaso – per ogni lotto di vacino prodotto devono superare un controllo effettuato da un laboratorio di riferimento acrredidato a livello europeo. In Italia tale laboratorio è presso l’Istituto superiore di Sanità che riceve campioni dei lotti prodotti e la documentazione cartacea che dimostri il rispetto dei requisiti richiesti. L’istituto valuta e se lo ritiene procede ad ulteriori test altrimenti decide se autorizzare o negare la commercializzazione».
Lo studio “Montanari”
Uno studio sui vaccini in realtà esiste e lo ha condotto circa 5 anni fa il professore Stefano Montanari che è il direttore scientifico del laboratorio Nanodiagnostics che si occupa di nanopatologie.
Il laboratorio si avvale di un microscopio elettronico ed utilizza un metodo di analisi che ha un margine di errore praticamente pari allo zero, frutto di due ricerche finanziate dalla comunità europea e chiamate, rispettivamente, “Nanopathology” e “Dipna”.
«Dall’analisi di 26 vaccini tutti diversi tra loro – precisa il professor Montanari – ho rilevato la presenza, in tutti i farmaci presi in esame, di inquinanti particolati ossia particelle di acciaio, per esempio, piombo, o bismuto. Vengono usati come adiuvanti e sono tossici per il nostro organismo».
I risultati sorprendenti di questo studio, fino ad ora non hanno avuto alcun riscontro istituzionale.
Per la nostra Sanità non hanno alcuna rilevanza scientitica. «I risultati citati non sono mai stati né presentati né validati dalla comunità scientifica – precisa la direttrice Salmaso -.Esiste una estesa “filiera” di controlli dei prodotti che viene regolata e garantita da strutture di sanità pubblica ed esistono le occasioni per segnalazioni anche di eventi inattesi o indesiderati. Nessuno dei dati da lei menzionati è mai stato portato all’attenzione di chi si occupa di questi controlli».
Effettivamente gli esiti dello studio del professor Montanari non possono essere né smentiti né confermati perché, come dicevamo all’inizio, non esiste un’indagine sull’incidenza dei danni da vaccino ma secondo le associazioni familiari come il Condav e gli studi legali specializzati in questo tipo di assistenza, i casi sarebbero in aumento.
«Dal 2009 ad oggi – conclude l’avv. Crea basandosi sulla sua esperienza – questo tipo di cause sono aumentate del 300% anche perché è aumentata la consapevolezza di potersi rivolgere ad un tribunale per questo tipo di danni. Sta anche cambiando l’atteggiamento dei giudici che considerano con sempre maggiore attenzione le evidenze scientifiche e che cominciano ad ammettere la possibilità di ricondurre ai vaccini una serie di patologie».