La buona scuola del governo Renzi è stata ribattezzata in tutti i modi: da cattiva scuola a malascuola fino a nonpropriobuona scuola, passando per accezioni poco edificanti, sia per chi le dice che per chi le legge.

Parla la responsabile scuola del PD, la senatrice Francesca Puglisi: «Il provvedimento è stato incardinato per l’esame alla Camera, speriamo in una prima approvazione alla fine di aprile per poi mandarlo in seconda lettura al Senato. L’auspicio è di approvarlo entro giugno per poter dare il via al piano straordinario di assunzioni».

Cosa dice il testo
I dirigenti potranno assumere docenti attingendo da albi regionali divisi in liste provinciali e subprovinciali, dove confluiranno i neoassunti e i docenti già in ruolo a seguito di domanda di mobilità.
Funzionerà più o meno così: ciascuna scuola, in base all’offerta formativa che intende realizzare costituirà il proprio organico in autonomia composto dai posti comuni, da quelli di sostegno e da quelli per il potenziamento. L’organico sarà determinato su base regionale con cadenza triennale.
Il dirigente gestirà l’organico proponendo cattedre e posti funzionali utilizzando gli albi provinciali, per il primo anno (2015/2016 se entrerà in vigore la legge) solo per i neoassunti, mentre i docenti già in cattedra resteranno con il vecchio sistema a meno che non si farà richiesta di mobilità, poi gradualmente si entrerà a regime e tutti i posti saranno gestiti dal dirigente.
Per quanto riguarda gli albi territoriali, i docenti di ruolo verranno inseriti in caso di domanda volontaria di trasferimento o di domanda di mobilità professionale (passaggio di ruolo e/o di cattedra). Questo significa che chi vorrà cambiare cattedra, Comune o Provincia, dovrà pagare lo scotto di essere inserito insieme ai neoassunti del piano straordinario di assunzioni 2015. Passaggio che però non dovrebbe essere approvato dall’a.s. 2015/2016 visto che la presentazione per le domande di mobilità è già scaduta.

Assunzione precari. Il piano straordinario di assunzioni per l’a.s. 2015/2016 prevede l’assunzione di coloro che alla data di presentazione delle domande di assunzione saranno iscritti alle graduatorie a esaurimento (GaE) o come vincitori nelle graduatorie di merito (GM) del concorso 2012.
Questi ultimi saranno assunti nella regione nella cui graduatoria di merito sono iscritti (50% dei posti vacanti e disponibili nell’organico dell’autonomia); gli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento nell’ambito della Provincia nella cui graduatoria sono iscritti (restante 50%).
Chi è iscritto ad entrambe le graduatorie, sceglierà per quale categoria essere trattato.
Per la scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado entro maggio 2015 dovrà essere presentato l’organico funzionale (ecco perché l’esecutivo vuole approvare il provvedimento entro due mesi).
Queste le tappe:
Le scuole dovranno adottare il Piano dell’offerta formativa che determinerà l’organico con validità triennale: il prossimo aggiornamento sarebbe ottobre 2017. Sbagliare potrebbe causare problemi seri alle scuole in merito alla dotazione organica.
Determinato l’organico, il Ministero dovrà assegnare i docenti agli albi regionali, articolati in liste provinciali e sub-provinciali.
Per il piano assunzioni 2015 i docenti dovranno scegliere gli albi territoriali, prima di tutti gli iscritti alle GaE che devono essere collocati nella provincia scelta nell’aggiornamento 2014, quindi i vincitori di concorso che dovranno essere inseriti nella regione dove hanno vinto il concorso. Se non ci sarà posto in questi albi, dovranno trovare collocazione in altri albi territoriali scelti dal candidato.
Gli Uffici Scolastici Regionali assegneranno i docenti agli albi, quindi spetterà ai dirigenti scegliere liberamente in base al curriculum, che dovrà essere valutato tramite colloqui. Il docente sarà libero di accettare questa o altre proposte.

Albi e assunzioni
Non ci saranno più graduatorie, perché gli Uffici Scolastici Regionali (USR) definiranno albi regionali suddivisi in sezioni (Infanzia, primaria, etc) e in albi provinciali e sub-provinciali. GLi USR definiranno l’ampiezza degli albi territoriali anche in funzione della popolazione scolastica.
In questi albi confluiranno i docenti che saranno immessi in ruolo a partire dal 1 settembre 2015 e i docenti già in ruolo che faranno domanda di mobilità.
Questi docenti che entreranno negli albi potranno esprimere la preferenza tra le liste territoriali della regione dove sono iscritti e saranno assunti prioritariamente se in possesso del relativo titolo di specializzazione e, in subordine, a partire dalla classe di concorso o grado di istruzione per la quale posseggono maggior punteggio e, a parità di punteggio, dando priorità al grado di istruzione superiore.
In caso di indisponibilità di posti per gli albi territoriali indicati non si procede all’assunzione.
I docenti non potranno scegliere la sede di servizio perché sarà il dirigente a proporre ai docenti e la scelta dovrà avvenire rendendo pubblici i criteri ed anche sulla base del progetto educativo della scuola stessa.
Gli incarichi avranno durata triennale e saranno rinnovabili dal dirigente.
I docenti non avranno più quindi una sede fissa a vita, ma saranno itineranti in base alle esigenze della scuola e dei dirigenti.

Anno di prova
Per considerare valido l’anno di prova saranno necessari 180 giorni di servizio effettivo, dei quali almeno 120 per attività didattiche.
E’ il dirigente che valuterà il percorso di formazione sentiti il collegio docenti e il Consiglio d’Istituto. Per il resto l’anno di prova e il relativo percorso di formazione sarà elaborato dal Ministero in un decreto ad hoc che stabilirà obiettivi, attività e criteri di valutazione. Il dirigente potrà ispezionare direttamente in classe il lavoro del neoassunto. In caso di valutazione negativa il dirigente provvederà alla “dispensa” con effetto immediato e senza obbligo di preavviso.

Formazione
Anche i docenti avranno la formazione obbligatoria: i docenti avranno 500 euro annui a disposizione per la propria formazione che andrà dai libri ai software, ai concerti, ai corsi di formazione. Saranno obbligatorie 50 ore di formazione l’anno che comprenderanno:
– condivisione del percorso formativo (incontri di accoglienza e fine corso di 5 ore a gruppi di massimo 250 docenti);
– laboratori formativi dedicati (4 per approfondimenti di 3 ore in gruppi di max 30 docenti e 4 ore di autoformazione);
attività peer to peer, di osservazione reciproca (5 ore di affiancamento ad un tutor e 4 ore di autoformazione);
– formazione online (20 ore).

Merito
Restano gli scatti di anzianità, confermati 200 milioni per il merito del singolo docente che saranno distribuiti dal dirigente sulla base di specifici criteri che andranno dal rendimento degli alunni, all’innovazione tecnologica, al miglioramento complessivo della scuola, alla qualità dell’insegnamento.

Piano digitale
Saranno stanziati 120 milioni in due anni per il Piano digitale, detrazioni per gli sponsor, mentre le scuole potranno ricevere il 5 per mille dal credito di imposta per i privati.

Detrazioni per le scuole private
Previsti 66,4 milioni di detrazioni alle famiglie che iscrivono i propri figli alle scuole non statali e una detraibilità del 19 % per le spese sostenute per la frequenza di scuole paritarie per un importo annuo non superiore a 400 euro.

Stage in azienda
Saranno 400 le ore da passare in azienda per gli studenti del secondo biennio e dell’ultimo anno dei tecnici e professionali. 200 ore per i licei, da svolgere in azienda ma anche in enti pubblici anche durante la sospensione dell’attività didattica con la modalità dell’impresa formativa simulata.
Sarà il dirigente scolastico ad individuare le imprese o gli enti pubblici e privati disponibili ad attivare percorsi di alternanza e a stipulare le convenzioni, anche finalizzate a favorire l’orientamento scolastico e universitario dello studente. Convenzioni che si potranno fare anche con musei, istituti e luoghi di cultura, nonché con uffici centrali e periferici del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Supplenze
Con il piano straordinario di assunzioni, non dovrebbero più esserci quelle annuali, mentre quelle brevi, fino a 10 giorni, saranno gestite dall’organico funzionale; i dirigenti potranno far fare supplenze ai docenti anche senza specifica abilitazione solo col titolo di studio sia a precari che a docenti di ruolo.
Non si potranno cumulare più di 36 mesi di servizio, anche non consecutivi, su posto vacante.

Le critiche.
Il testo è già stato passato al setaccio e ha incassato innumerevoli critiche, ma va sottolineato che si tratta pur sempre di un testo che sta per iniziare il suo iter parlamentare. Questo significa che potrà essere cambiato ed emendato fino all’osso, perché non solo dovrà passare il vaglio di Camera e Senato ma farà la cosiddetta “navetta” fino a che non sarà approvato nella stessa stesura in entrambi i rami del Parlamento.
Il superdirigente.
Una su tutte ha messo d’accordo tutte le sigle sindacali: troppi poteri al dirigente scolastico.
Una sola persona avrebbe molto più potere degli organi collegiali.
Precari. L’utilizzo del personale docente di ruolo in classi di concorso diverse da quelle per la quale possiede l’abilitazione, purché possegga titolo valido all’insegnamento è un passaggio dell’articolo 7 che mette paura: cosa comporterà?
E ancora, le supplenze che non possono superare la durata complessiva di 36 mesi, pare sia riferito a coloro che hanno svolto 36 mesi di servizio su posti vacanti e disponibili, ma la genericità del passaggio ha destato e continua a destare molte perplessità.
Un passaggio talmente oscuro che pare sia già dato per cancellato.
I docenti immobilizzati. Insieme alle altre, si è scatenata anche la protesta dei “docenti immobilizzati”, ossia tutti i docenti che non hanno potuto presentare domanda di mobilità perché immessi in ruolo tra il 2013 e il 2014 ma bloccati dalla legge 128/2013. Ora il piano straordinario di assunzioni, però, li bloccherebbe nella Provincia di immissione in ruolo, spesso molto lontana da casa. Ecco perché gli “immobilizzati” chiedono un piano straordinario di mobilità che coinvolga tutti i docenti di ruolo, compresi quelli sotto vincolo triennale, riaprendo le domande di mobilità prima delle immissioni in ruolo.
Una norma di dubbia costituzionalità, quella che immobilizzerebbe questa categoria di docenti, che sembra però semplicemente frutto di una stratificazione “distratta” di norme susseguitesi nel tempo.
Del resto, però, tutta la normativa in materia di scuola, precari e docenza, sembra essere caratterizzata da una stratificazione poco razionale, per non dire assurda.
Le soluzioni
La responsabile scuola del partito Democratico, Francesca Puglisi, parla del provvedimento e illustra la probabile tabella di marcia.
«Il testo è stato depositato alla Camera, dalla prossima settimana inizieranno le audizioni congiunte quindi speriamo di approvarlo entro la fine di aprile per passarlo poi al Senato in seconda approvazione. Ci auguriamo di approvarlo definitivamente entro il mese di giugno per poter permettere questo piano straordinario di assunzioni».
Per quanto riguarda i docenti immobilizzati, la senatrice Puglisi afferma che ci sarà un intervento per permettere loro di avvicinarsi a casa: «Non servirà un emendamento al disegno di legge, lo potrà fare il ministero riaprendo i termini per il trasferimento, so che si sta lavorando in questo senso perché c’è l’intenzione di risolvere la questione».
A chi parla di guerra tra poveri Puglisi risponde che «nessuno ruberà il posto a nessuno».
«Non intendiamo ledere i diritti di nessuno, ma vorrei che tutti quanti facessero uno sforzo per pensare al bene degli studenti, a come combattere il coefficiente di dispersione scolastica che in Italia è ancora molto alto. Il Parlamento lavorerà per migliorare il testo ma vorrei sottolineare che quello approvato dal Consiglio dei Ministri è diverso da quello presentato a settembre. Durante questi mesi abbiamo ascoltato tutti, abbiamo svolto oltre 2 mila incontri, abbiamo ascoltato insegnanti, sindacati, famiglie e studenti, c’è stata una concertazione molto ampia e continueremo a migliorarla con il contributo di tutti, ma adesso diciamo no alle proteste ideologiche.
Vorrei solo ricordare che quando la scuola respinse la riforma Berlinguer, poi ci furono le riforme Moratti e Gelmini. Oggi con questa riforma c’è la possibilità finalmente di ridare dignità alla professione degli insegnanti. Fino ad oggi i precari avevano attese di 15/20 anni par essere assunti, noi li vogliamo assumere.
Con questo testo si traccerà un percorso professionale chiaro e definito, per la prima volta un governo stanzierà 4 miliardi all’anno di investimenti, puntando sulla scuola.
Questo Paese però ha bisogno di un impegno collettivo per cercare di dare una prospettiva di crescita e di cambiamento, partendo proprio dalla formazione e dall’educazione. Dopo anni in cui sono stati dati troppi messaggi sbagliati, dove si è detto che il merito e l’educazione non contava niente, oggi si riparte dall’istruzione per mettere in pratica il cambiamento, ma occorre uno sforzo collettivo.
Ho l’impressione che troppe polemiche siano strumentali e che si stia rigettando in modo ideologico una riforma profonda; sento girare anche molte notizie non corrette. Non è vero che i precari di seconda fascia non lavoreranno più, che le graduatorie di merito chiuderanno.
Ribadisco che i precari delle graduatorie ad esaurimento saranno assunti, che quelli di seconda fascia continueranno a lavorare con supplenze annuali, gli altri avranno la possibilità di fare il concorso ma verrà comunque riconosciuto loro il percorso svolto».
E ancora, per quanto riguarda gli insegnanti che stanno frequentando il Tirocinio formativo abilitante (TFA), Puglisi chiarisce: «Chi ha scelto di fare il Tfa, voluto ed istituito dal ministro Gelmini, lo ha fatto con la consapevolezza che avrebbe ottenuto l’abilitazione, non un posto di lavoro. Chi pensava di avere diritto ad un posto di lavoro solo frequentando il Tfa sbagliava perché non c’è nessun comparto della Pubblica amministrazione che permette di ottenere un posto di lavoro senza concorso. Quando si ha l’abilitazione, si possono fare supplenze, ma nel pubblico impiego si entra per concorso.
Per troppi anni la politica ha deciso di non misurarsi con una riforma seria, continuando invece a far proliferare il precariato con interventi anche scollegati tra di loro, in modo dissennato. Noi vogliamo una riforma vera, che porti in cattedra gli insegnanti migliori, perché siamo convinti che ci siano ottimi professionisti e su di loro contiamo».

Per tornare alla riforma della buona scuola che è all’esame del Parlamento, Puglisi conclude affermando che «tutto è migliorabile, però va riconosciuto che stiamo facendo qualcosa che intende dare forte credibilità alla professione. Se passerà questa riforma, chi vorrà fare l’insegnante saprà quale percorso dovrà fare, un percorso chiaro e definito».

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