Secondo il segretario generale dell’Associazione nazionale forense Ester Perifano le proposte in materia di processo civile contengono spunti interessanti.
“Occorre lavorare sulla qualità – ha continuato Perifano – perché molte delle riforme degli ultimi anni sono state assolutamente mal calibrate e comunque l’apporto degli avvocati è indispensabile”.
“L’ultimo intervento sul processo civile è solo di 18 mesi fa. Questo per sottolineare che è necessario interrompere la perversa spirale di interventi disorganici che si susseguono sotto la pressione dell’emergenza e ai quali, poi, non si da il tempo di produrre effetti. Il progetto presentato dal Ministero della Giustizia è molto interessante, e presenta intuizioni intelligenti, anticipando fasi che oggi sottraggono tempi preziosi. Attenzione però, perché discovery’ e preclusioni sono argomenti delicati. Il ruolo dei magistrati dovrebbe essere svolto , nel sistema disegnato, in tempi assai stretti e con l’obbligo, quindi, di arrivare ben preparati alle udienze. Il che ci riporta al noto problema della insufficienza degli organici. E’ bene infatti ricordare, come ha accertato una indagine dell’Ufficio Studi del Senato (Dossier n.11/2013), che in Germania, ad esempio, vi sono 154,6 giudici, professionali e non, per ogni 100.000 abitanti, in Italia ve ne sono, professionali e non, solo 16,1. Eppure la spesa dei due Paesi per quella voce, rapportata al PIL di ciascuno, è sostanzialmente la stessa”.
“Sembrano interessanti e anche rispettosi dei diritti dei cittadini – aggiunge Perifano – le proposte sulla riforma del giudizio di Cassazione , nel segno di un uso più diffuso del rito camerale, e nella prospettiva, possibile, di una riforma costituzionale che veda inseriti in un organo giudiziario supremo giudici oggi appartenenti ad altre magistrature. Occorrono sul punto più particolari, anche perché si prevede un modello pressoché unico di processo civile supremo, con un analoga previsione per una Sezione specializzata in materia di impresa (tribunale delle imprese) per le controversie di mercato (concorrenza) e quelle societarie”.
“Di fondo rimane comunque da sottolineare positivamente quella che è una bella scommessa : rimettere al centro del sistema la giurisdizione pubblica, abbandonando le sirene della giustizia privata e della sua ineluttabilità, razionalizzando le risorse e eliminando gli sprechi” – conclude Perifano.
Secondo il presidente dell’Associazione nazionale avvocati italiani Maurizio De Tilla fino ad oggi i rimedi si sono rivelati inefficaci e controproducenti.
“Falliti il filtro in appello e la media conciliazione obbligatoria, non si affronta il problema seriamente con adeguati investimenti specie in risorse umane (giudici e personale), né si è data alla giustizia una fisionomia aziendale, affidandone la conduzione a manager ed esperti. Si intende, invece, affrontare il problema riduttivamente con “stages” presso i giudici, striminziti uffici del processo, appalti a terzi di motivazioni di sentenze, abolizione di impugnazioni, soppressione di uffici giudiziari. Abbiamo l’impressione che ci stiano prendendo in giro!”