Prosegue l’iter di approvazione alla Camera della riforma dell’ordinamento forense. Dopo i lavori di ieri, il presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, Maurizio de Tilla, ha espresso un giudizio complessivamente positivo sull’approvazione degli emendamenti al testo in aula.
«Eppur si muove: la riforma forense, tra luci e ombre, prosegue il suo iter e si interviene finalmente su molti degli elementi critici introdotti in questi anni dai diversi Governi che hanno guidato il Paese, tutti sull’onda lunga del pensiero unico della di deregulation e delle liberalizzazioni selvagge. L’eccellente lavoro dei parlamentari ha portato a modificare diverse norme, inadeguate e sbagliate, che mortificavano il ruolo costituzionale dell’avvocatura, danneggiavano i giovani avvocati e che non restituivano competitività alla professione».
«Mi riferisco, per esempio – continua – alla presenza dei soci puro capitale negli studi legali, un provvedimento che avrebbe consentito monumentali conflitti di interesse e la fine dell’autonomia professionale dell’avvocato. Ma anche all’eliminazione dell’irrealizzabile previsione di un preventivo obbligatorio per il cliente: una trovata demagogica a uso e consumo dei media e sicura causa di un ulteriore aumento del contenzioso tra avvocato e cliente. La Commissione Giustizia prima e l’aula in seguito ha definito con chiarezza, infine, il nodo dei compensi e quello sulla consulenza esclusiva stragiudiziale. Rimane il giudizio negativo sulla possibilità di lavoro subordinato per i collaboratori degli avvocati».
«La riforma – conclude de Tilla – non può avere alcuna incidenza sull’inflazione dell’albo degli avvocati (230 mila iscritti) se non con la introduzione del numero programmato all’università».