La giunta dell’Oua, la scorsa settimana, dopo aver preso visione della bozza di decreto sui parametri dei compensi ha evidenziato alcune criticità.
L’Oua, comunque, nel corso della prossima assemblea dei delegati del 17 e 18 ottobre, elaborerà un documento complessivo e approfondito di analisi e proposte che verrà inviato al ministro Cancellieri e alle commissioni parlamentari che dovranno esaminare il regolamento.
Per Nicola Marino, presidente OUA, “questa bozza è comunque un passo in avanti perché finalmente si sblocca una situazione che ha creato e che crea profonda preoccupazione in un’avvocatura colpita fortemente dalla crisi economica. Il percorso, purtroppo, è ancora lungo, visto che bisognerà attendere il via libera del Consiglio di Stato e i pareri delle Commissioni parlamentari”.
“A una prima valutazione – spiega Marino – non possiamo non rilevare la presenza di luci e ombre: se da un lato infatti assistiamo a un aumento delle previsioni per le cause medio-alte, dall’altro c’è un ridimensionamento di quelle di valore più basso, delle esecuzioni e del gratuito patrocinio. Le prime vittime di questa ultima scelta saranno gli avvocati più giovani e sotto questo aspetto la bozza è peggiorativa rispetto al decreto correttivo concordato dall’OUA e dalle Associazioni forensi con il precedente Ministro Severino, poi caduto nel dimenticatoio”.
Il Presidente dell’OUA, quindi, riferendosi a chi parla di parcelle più salate per i cittadini, ricorda, “che i parametri non sono vincolanti per il Giudice ma rimangono solo un riferimento e non sono quindi equiparabili alle tariffe professionali, come qualcuno ha impropriamente scritto su qualche giornale”. “Allo stesso tempo – sottolinea – è bene evidenziare che quelli vigenti sono talmente bassi che in modo unanime sono considerati punitivi nei confronti del lavoro dell’avvocato”.
Più duro, invece il giudizio del presidente dell’Associazione nazionale avvocati italiani, Maurizio De Tilla che parla di smantellamento della riforma forense nel suo insieme.
“Sono molteplici i segnali politici in questa direzione – ha dichiarato il presidente Anai Maurizio De Tilla – Probabilmente l’Avvocatura dà fastidio e non è certamente vista bene dai poteri forti che vogliono i soci di capitale nelle società e tariffe molto basse per condizionare la indipendenza degli avvocati”.
La voluta decadenza della legge delega sulle società tra avvocati, che comprendeva la esclusione del socio di capitale, è una vittoria dei poteri economici che già avevano ricevuto aperture con la possibilità di gestire all’interno delle proprie società la consulenza stragiudiziale.
“In mancanza del decreto legislativo – ha detto De Tilla – bisogna insistere per avere un decreto legge o altro provvedimento legislativo sulle società tra avvocati”.
Inoltre non si comprende perché la proposta sui parametri del CNF sia stata fortemente contenuta al ribasso senza alcuna motivazione, se non quella (implicita) di favorire le grandi aggregazioni di imprese e pubbliche amministrazioni.
Secondo De Tilla “Siamo al paradosso. Eliminata la inderogabilità dei minimi, eliminati i diritti, si riducono remunerazioni segnalate con presa in considerazione della svalutazione nelle more intervenuta rispetto alle precedenti tabelle. Bisogna insistere per non far togliere un euro alla proposta del CNF”.
“Ci dicono – conclude De Tilla – che il Governo è contrario alla selezione nell’accesso all’albo degli avvocati in quanto il numero programmato contrasta con il volere delle Università che temono che, a una diminuzione di studenti, possa seguire una decurtazione dei finanziamenti statali. E’ assurdo, Si da prevalenza ad una faccenda di bottega e si sfalda ancora di più la professione di avvocato”.
Ecco perché il presidente Anai chiama a raccolta le rappresentante istituzionali e quelle associative del mondo dell’avvocatura “dobbiamo ribellarci a questo piano di smantellamento”.