Si è svolto venerdì pomeriggio, l’incontro sulla riforma dell’accesso alla professione di avvocato. Al tavolo tecnico, convocato dal ministero di giustizia e coordinato dal vice capo del Dipartimento degli Affari di Giustizia, Marco Mancinetti, presenti l’Organismo Unitario dell’avvocatura e tutte le associazioni forensi. Per l’Oua sono intervenuti, il presidente Maurizio de Tilla e Paolo Maldari, componente della Giunta.
Il presidente dell’Oua, alla fine della riunione, ha commentato: “Un incontro proficuo, il ministro Severino ha finalmente avviato un processo virtuoso che coinvolge tutta l’avvocatura su una questione di grande importanza. Gli avvocati sono oltre 230mila e la riforma dell’accesso della professione forense è il nodo centrale per il rilancio della categoria. E l’Oua da due anni ha avanzato delle proposte chiare in tal senso”.
“Abbiamo nel nostro Paese un tessuto universitario contraddittorio ed opaco – spiega ancora il presidente Oua – esistono facoltà universitarie che, nonostante offrano forti possibilità di impiego dopo la laurea, non hanno iscritti o ne hanno pochi; altre facoltà che, invece, hanno adottato il numero chiuso, in quanto il mercato del lavoro non è in grado di assorbire tanti laureati e, quindi, tanti professionisti per quella disciplina; altre facoltà, infine, che hanno iscrizioni illimitate e sbocchi lavorativi contenuti. La proposta dell’Oua in questo contesto è chiara: si introduca il numero chiuso nelle facoltà di giurisprudenza. A ciò si dovrebbe aggiungere il numero programmato dei laureati per il transito, previo concorso, dall’università alla professione, come accade in Francia. Oltralpe, infatti, dopo la laurea è previsto un corso annuale integrativo che indirizza verso la professione di avvocato e prepara, quindi, i neolaureati ad entrare, con un rigoroso esame di accesso, nella scuola di formazione forense gestita dall’avvocatura francese. Vi entrano dai 2 mila ai 3 mila laureati all’anno. La Francia ha un numero di abitanti simile al nostro, ma conta circa 45 mila iscritti all’albo degli avvocati e ha ottenuto siffatta selezione partendo proprio dall’università e dall’accesso alle scuole di formazione”.
“In linea con quanto esposto – continua – va dato atto che giornali, opinione pubblica e settori autorevoli della politica, hanno condiviso la necessità di assumere iniziative legislative per combattere il sovraffollamento di alcune professioni in Italia, tra le quali figura al primo posto la professione forense. Non è possibile varare una credibile riforma della professione conservando lo stesso numero di laureati che hanno diritto all’accesso. Bisogna, al contrario, studiare una riforma che elevi non solo la preparazione – e quindi migliori tutta il settore inerente la formazione – ma anche il livello meritocratico. Non è ammissibile, infatti, che vi sia nell’albo forense il 40 per cento di disoccupati intellettuali – questa è la cifra per la professione di avvocato – e un precariato determinato dall’università che consente l’ingresso indiscriminato alimentando aspettative che vengono sistematicamente deluse. Abbiamo, infatti, un precariato professionale che, come qualcuno ha detto, è sottratto, con artificio, nelle statistiche alla disoccupazione generale, in quanto si ritiene, a torto, che chi è iscritto all’albo forense sia una persona che sicuramente lavora”.
Il presidente dell’Oua, ricorda, per esempio, come “fra le richieste avanzate per diventare giudici onorari e giudici di pace ci siano 40 mila domande presentate da avvocati. Poiché la normativa sul giudice onorario sarà probabilmente modificata introducendo l’incompatibilità di questa attività con quella di avvocato, ciò significa che questi 40 mila avvocati, per ricercare un’occasione di lavoro, preferiscono inoltrare domanda per diventare giudici onorari, i quali attualmente lavorano a cottimo, sono precari, non usufruendo nemmeno della copertura previdenziale”.
“Il numero chiuso all’università o programmato dall’università – conclude de Tilla – è fondamentale per risolvere il problema del sovraffollamento degli albi forensi. La vera innovazione di un’auspicata riforma è creare dei professionisti preparati e selezionati, garantendo così la competitività nel mercato del lavoro. Siamo fiduciosi che il tavolo tecnico possa essere la buona strada per risolvere questo problema”.