L’ex sovrintendente del Teatro della Fortuna di Fano, Giuseppe De Leo, può considerare chiusa, almeno per ora, la sua esaltante esperienza con la lirica. Il tribunale amministrativo lo ha messo garbatamente ma con fermezza alla porta.
Questa è la seconda puntata che, per dovere di cronaca, dedichiamo al molteplice direttore generale Giuseppe De Leo, direttore generale del comune di Fano e direttore generale del Fano calcio. In occasione del primo articolo avevamo lasciato in sospeso, in attesa della decisione del Tar di Parma, la definizione dello “scontro” tra il generalissimo De Leo e il Teatro Regio parmigiano.
Prima di chiudere il cerchio con la sentenza dei magistrati amministrativi, ricordiamo che Giuseppe De Leo, direttore generale del comune di Fano e direttore generale del Fano Calcio (più propriamente: Alma Juventus Fano), fino ad agosto 2013 è stato anche presidente e sovrintendente del Teatro della Fortuna di Fano. Una brillante esperienza che lo aveva indotto a riporre le sue liriche speranze per il futuro nel Teatro Regio di Parma che, nel marzo 2012, aveva indetto un bando per la selezione del nuovo sovrintendente.
E De Leo era convinto di avere tutte le carte in regola per quell’incarico, vista la rilevantissima esperienza maturata in quell’unico – è vero – ma intenso anno trascorso alla guida del Teatro della Fortuna, una fondazione dove il comune è socio fondatore e di controllo, cosicché De Leo si trovava nella divertente ma assai formativa condizione di controllore, in qualità di direttore generale della pubblica amministrazione, delle partecipazioni del comune nelle società esterne che controllava se stesso come presidente del teatro e per giunta, in qualità di presidente, si controllava di nuovo come sovrintendente.
Ecco perciò che nel novembre 2012, nel corso della breve e a tratti emozionante stagione al vertice della fondazione lirica fanese, tenta il grande salto candidandosi alla guida del Teatro Regio di Parma forte di quella formidabile esperienza umana e professionale al Teatro della Fortuna di cui aveva favorito le magnifiche sorti e progressive. Il concorso però viene revocato, lo statuto del Regio modificato (attraverso una serie di atti che il Tar giudica legittimi) e il concorrente De Leo, rimasto giocoforza al palo, si inalbera rilasciando tronfie dichiarazioni farcite di citazioni dalla Divina Commedia e dal Rigoletto, sfida il sindaco di Parma – accusandolo di fatto di aver complottato contro di lui – a un pubblico duello-dibattito, e presenta un ricorso al Tar chiedendo di annullare tutto per restituirgli il diritto a concorrere e, nel frattempo, di sospendere la nomina di Carlo Fontana (ex sovrintendente della Scala di Milano) che intanto era stato insediato – ingiustamente, a sentire De Leo – al Regio.
Per consentire al lettore di rivivere l’eccitazione del momento, riportiamo la lettera che il 29 settembre 2012 Giuseppe De Leo invia al Mattino di Parma: “Caro Sindaco apprendo della nomina del Sig. Fontana. Sono stupito ed amareggiato per l’evolversi della vicenda. Io avevo chiesto che democraticamente si procedesse con il concorso di cui al bando del Commissario Ciclosi e si arrivasse alla scelta del migliore… Invece ingloriosamente avete scelto di far entrare dalla finestra ciò’ che non poteva entrare dalla porta. Avete modificato illegittimamente lo Statuto del Regio con una norma “ad personam” per favorire la nomina del Sig. Fontana in un modo “che ancor m’offende…”. Ciò non può passare impunemente nonostante le grida e gli schiamazzi dei “cortigiani vil razza dannata”. Mi vedo costretto ad impugnare tutti gli atti in ogni sede ed in ogni grado di giudizio per ripristinare il diritto e l’etica così profondamente feriti. Anzi di più sfido la SV ad un pubblico confronto sulla vicenda concedendo la scelta del luogo, della data e delle modalità in modo che ogni cittadino possa liberamente farsi una opinione su quanto è successo ma dubito che ora Ella abbia il coraggio di accettare di misurarsi con me…sui principi di legalità e trasparenza che hanno ispirato questo “modus operandi”. Con vive cordialità. Giuseppe De Leo”.
In attesa di decidere il merito del ricorso, il Tar aveva respinto la richiesta di sospensiva avanzata da De Leo.
Il 30 aprile scorso i giudici amministrativi della sezione di Parma del Tar Emilia Romagna hanno depositato la sentenza numero 133 del 2014 che vede Giuseppe De Leo “risalire in disordine e senza speranza le valli che aveva discese con orgogliosa sicurezza” (per parafrasare il bollettino della vittoria del generale Diaz che il 4 novembre 1918 dava notizia della sconfitta degli austroungarici, “il più potente esercito del mondo”).
In sintesi (la sentenza integrale è leggibile nei documenti correlati a questo articolo cliccando sul link in alto a destra): il ricorso di De Leo è stato rovinosamente dichiarato inammissibile per quanto riguarda tutte le censure mosse all’operato del comune e del Regio – che avevano ricostituito il consiglio d’amministrazione dopo l’uscita di due dei tre soci (fondazione Banca Monte di Parma e Camera di commercio), avevano modificato lo statuto del Regio sostituendo la figura del sovrintendente che avrebbe dovuto essere selezionato con il concorso con un direttore generale nominato dal CdA e avevano quindi revocato il bando –, improcedibile per ciò che attiene alla richiesta di annullamento della nomina di Fontana perché nel frattempo questo incarico che era provvisorio è stato modificato in quello di amministratore esecutivo con termine del 2016, e infine è stato respinto per la parte relativa all’impugnazione della revoca del bando. A questo proposito il Tar ha spiegato, richiamando la costante giurisprudenza sul punto, che le amministrazioni hanno tutto il diritto di revocare un bando di concorso a patto che ciò avvenga prima dell’approvazione degli atti della commissione e della formazione della graduatoria. Di conseguenza è stata respinta la richiesta di risarcimento danni avanzata da De Leo il quale è stato condannato a pagare duemila euro di spese in favore della difesa del Regio di Parma.
E così l’ubiquo direttore generale che intanto, il 14 marzo scorso, si è dimesso anche dalla carica di consigliere d’amministrazione della Fondazione Teatro della Fortuna di Fano (la notizia delle dimissioni è stata riportata dal Resto del Carlino che trovate negli allegati), per il momento deve soddisfare la sua passione per la lirica accontentandosi del ruolo di spettatore. In cambio però potrà dedicarsi con rinnovata lena alle sue direzioni generali… di base. Magari ispirandosi, invece che all’aria di Rigoletto, alla cavatina di Figaro: largo al factotum della città.
Tar Emilia Romagna, sezione di Parma, sentenza 133 depositata il 30 aprile 2014 – Giuseppe De Leo contro Teatro Regio di Parma
Il Resto del Carlino, cronaca di Fano, 14 marzo 2014
Il Resto del Carlino, cronaca di Fano, martedì 6 maggio