Fra un colpo di sciabola nei saloni di palazzo Chigi, un selfie venuto male e l’ennesimo tweet affetto da “annuncite cronica” (come direbbe lui), Renzi e il suo governo sembrano essersi già incartati ancor prima che cominci il temuto ‘”autunno caldo”.
Sì certo, la riforma del Senato è stata votata alla camera alta ma per diventare legge mancano altre tre votazioni nei due rami del Parlamento a distanza di tre mesi l’una dall’altra (come tutte le leggi costituzionali) e, morale della favola, chi vivrà vedrà. Poi ci sono gli ottanta euro ma non per tutti e solo per pagarsi, in parte, l’aumento delle tasse che nel frattempo sono salite mentre il gettito fiscale è sceso. Vabbè, dirà qualcuno, ci si può sempre consolare con lo “sblocca-Italia” : peccato però che manchino le coperture tant’è vero che il provvedimento è stato ritirato e riscritto all’ultimo secondo per tentare di mascherare l’enorme pasticcio.
Nel frattempo la Banca centrale europea, l’Ocse e gli altri organismi internazionali, ci ricordano che probabilmente se continuiamo di questo passo rischiamo di non riuscire a tenere i conti in ordine (il che vuol dire altri tagli e tanto valeva tenerci Monti che almeno ci risparmiava siparietti con gelati e selfie a gogo). Mentre la disoccupazione raggiunge ogni giorno nuove, storiche, vette e l’economia ritorna a livelli anteguerra abbiamo anche iniziato a conteggiare nel Pil (prodotto interno lordo) i proventi dell’economia illecita ma, nonostante questo , siamo ancora immersi fino al collo nella più grave recessione a memoria d’uomo. A questo punto bisognerà provare a tassare Cosa Nostra o la Sacra Corona unita per vedere di racimolare qualche soldo per fare qualcosa. Ma per adesso bisogna accontentarsi delle misure a costo zero che nel caso specifico vuol dire parole, annunci, tweet e pensierini, come quelli della riforma della giustizia : 12 punti di ovvietà da tema delle medie.
“Supercazzole” e vecchie riforme
A queste ormai note “supercazzole” se ne è aggiunta di recente un’altra, altrettanto consistente se non addirittura peggiore delle altre: come ogni governo de vent’anni a questa parte, anche il governo Renzi si è sentito in obbligo di propinarci la sua “riforma” della scuola. Come ogni governo dal dopoguerra ad oggi finirà per fare più danni che altro. Se è sacrosanto stabilizzare i precari storici, parlare di nuove assunzioni per gente che lavora nella scuola da anni è quantomeno fuorviante: si inizierà a pagare 12 stipendi invece che 10 a tutti quelli che ogni anno hanno, fino ad ora, ricevuto il loro bel contratto a tempo determinato. Giustissimo ma nel frattempo Renzi taglia tutti, o quasi, i supplenti lasciando in mezzo alla strada molta più gente di quella che stabilizza e crea, inevitabilmente, altre classi scoperte o che saranno costrette ad accorparsi per la gioia dei poveri prof “sopravvissuti”. Pessimo modo per rilanciare l’economia e per “ripartire dalla scuola” come promesso più volte.
Il problema di tutte le riforme fin qui proposte dal governo Renzi e, in particolare, di quella della scuola, è che sono state pensate vent’anni fa per un mondo che, piaccia o meno, non esiste più. Renzi e il suo governo non hanno nessuna intenzione di “pensare” a un nuovo assetto del Paese, sono stati solo chiamati ad attuare ciò che è stato elaborato in altri tempi e che nessuno, fino ad ora, è stato in grado di attuare. Non è un caso che l’ex ministro Berlinguer si sia dichiarato entusiasta della riforma Giannini/Renzi: è la sua, quella pensata negli anni ’90 e mai applicata veramente. Renzi e i suoi corrono ma non si inventano nulla, non pensano: si limitano ad attuare riforme obsolete, cervellotiche e astratte. Un ragazzo di oggi è molto diverso da quello di soli dieci anni fa e una riforma della scuola degna di tale nome necessiterebbe di un grado di riflessione e di approfondimento tale che, a Renzi e ai suoi, servirebbero altri cinque mandati.
Spiace dirlo ma l’unica riforma dell’istruzione che abbia avuto un senso in Italia è ancora oggi (purtroppo visto anche il tanto tempo trascorso), quella fatta da Gentile prima dell’avvento della Repubblica. Ci vorrebbe una riforma dotata di senso, di un’ ”anima” e di una ratio, non messa su di fretta con il malcelato intento di tagliare via tutto il tagliabile da un comparto già ridotto all’osso. Se in alcune zone d’Italia (come Napoli) la dispersione scolastica arriva quasi al 35%, tagliare ancora posti di lavoro nella scuola sembra quasi una barzelletta. Purtroppo però non è divertente e quando un ragazzo di 16 anni gira di notte, su un motorino senza casco, in tre persone, con un pregiudicato a bordo e forza un posto di blocco, invece che stare a casa perché l’indomani ha scuola, succedono le tragedie. Adesso per mesi non si farà altro che parlare della camorra, del degrado delle periferie della città o dei poliziotti dal grilletto facile. Tutto giusto ma questi elementi sono solo la conseguenza dei mali italiani e non la causa.