In un contesto di forte crisi economica come quello in cui stiamo vivendo, non c’è da stupirsi che le famiglie fatichino a tirare avanti, così come capita piuttosto di frequente di imbattersi in piccoli imprenditori che, pur compiendo grandi sacrifici, non riescono a rilanciare la propria attività perché privi dei fondi necessari. Per queste persone l’unica speranza che rimane viva è quella di poter usufruire del sostegno degli enti di credito, perciò si mobilitano per mettere a confronto le soluzioni di prestito più vantaggiose allo scopo di trovare quella più rispondente alle loro esigenze e che possa risollevarne le sorti.
La crisi economica però non risparmia nemmeno il mercato del credito. Lo rivela il rapporto di settembre dell’Abi (Associazione Bancaria Italiana), secondo cui nel mese di agosto si è ridotto il numero di prestiti erogati all’economia reale del Paese. In particolare, le erogazioni destinate ai residenti in Italia (privati e amministrazioni pubbliche) sono diminuite dello 0,23%, mentre quelle rivolte a famiglie e società finanziarie dell’1,9% rispetto all’anno scorso.
Come si legge nel report dell’Abi, i prestiti concessi ai residenti italiani sono stati pari a 1.936,3 miliardi a fronte dei1.484 miliardi erogati a famiglie e società non finanziarie. I mutui bancari, ossia i finanziamenti destinati all’acquisto di beni immobili, hanno riportato una crescita annua del +1% contro il +5,2% di luglio 2011 e il +1,9% di giugno. A diminuire rispetto alle precedenti rilevazioni sono anche le attività finanziarie delle famiglie italiane, che, se confrontate con il quarto trimestre del 2011, risultano in calo del 3%. I titoli pubblici vanno bene, ma la loro performance non riesce a compensare quella di azioni e fondi comuni.
Secondo l’Outlook mensile dell’Abi, a fine luglio le sofferenze lorde sono risultate 114 miliardi di euro, 1 miliardo in più rispetto a giugno e +15,2 miliardi rispetto a luglio 2011, segnando un incremento annuo di circa il 15,4%. In relazione agli impieghi, le sofferenze sono state pari al 5,7% a fronte del 5% registrato un anno prima. Con riguardo, invece, alle sofferenze al netto delle svalutazioni, a fine luglio esse sono risultate pari a quasi 65 miliardi di euro, circa 1 miliardo in più rispetto al mese precedente e +11,5 miliardi rispetto a luglio 2011, con un incremento annuo del+26,5%. Il rapporto sofferenze nette/impieghi totali si è, infine, collocato al 3,34% (3,31% a giugno 2012 e 2,77% a luglio), mentre le sofferenze lorde sono arrivate a circa 114 miliardi di euro.
I dati di luglio 2012 sulla consistenza del totale dei titoli a custodia presso le banche italiane (sia in gestione che detenuti direttamente dalla clientela), pari a circa 1.546 miliardi euro (25,7 miliardi circa in meno rispetto a un anno prima, con una variazione annua del -1,6%), mostrano come essa sia detenuta per circa il 47% dalle famiglie consumatrici (+1,2% la variazione annua), per il 20,8% dalle istituzioni finanziarie (-5,4%), per il 20,8% dalle imprese di assicurazione (-2,1% la variazione annua), per il 5,4% dalle società non finanziarie (-4,3%) e, infine, per il 3,4% dalle Amministrazioni pubbliche e dalle famiglie produttrici. I titoli posseduti da non residenti, circa il 2,7% del totale, hanno segnato nell’ultimo anno una variazione annua di circa il -18%.
Francesco Tempesta