Una serata surreale quella del 25 novembre. I teorici del complotto ci vedrebbero segnali inequivocabili. Gigi D’Alessio in prima sera con Anna Tatangelo senza nemmeno aspettare un banalissimo allineamento dei pianeti.
Uno stuolo di autori imponente nei titoli di testa scorrono mentre Gigi…. Gigi, che può fare Gigi D’Alessio all’inizio di una serata che ruota intorno a lui? Canta, what else? E allora gli 8-9 autori? Shhh… troppe domande, stiamo per assistere ad uno spettacolo memorabile di canzoni e gli 8-9 autori si saranno spremuti le meningi a scegliere quale canzone mettere prima e quale dopo. E poi c’è Biagio Izzo a fare gli intermezzi comici, del resto è una serata ad alto tasso di napoletanità almeno nelle premesse ma il programma è fatto a Milano, gli “sghei” ce li han messi loro, i milanesi, una specie in via d’estinzione al pari del “Pangolino”, piccolo mammifero dell’ordine dei Folidoti anche conosciuto come “Formichiere squamoso” quindi per par condicio c’è pure quel comico milanese che non fa ridere e che sembra un animatore da villaggio turistico incrociato con il buttafuori di una discoteca, Pucci, che si è dovuto presentare da solo pur di uscire dall’anonimato.
Il senso di questa serata? Non c’è, c’è solo la musica e una quantità di ospiti italiani che se venissero a Sanremo dovrebbero fare una finanziaria bis solo per pagarli. E invece da Gigi vengono tutti perché sono “amici” e non fate subito le battute stile “Padrino” o “Soprano”. Perché non si può essere amici di Gigi D’Alessio? Che piaccia o meno è lui adesso l’unico rappresentante degno di nota della canzone napoletana (e questo è un altro segno inequivocabile dei tempi che stiamo vivendo).
Gigi D’Alessio lo ricorderò sempre per un intervista rilasciata qualche anno fa nella quale dichiarò candidamente di aver composto un album intero in un fine settimana. Tiè, piglia e porta a casa, uno smacco a tutti quelli che ci mettono anni a preparare un disco che magari nemmeno vende. L’ho immaginato comporre canzoni nei momenti più disparati della giornata e, come per incanto, sono riuscito anche a vedere il tipo di energia tipico di quella fase della giornata associato alla canzone stessa. Ma la magia di Gigi non è fatta solo di “canzoni del mattino dopo aver preso caffè e fumato la prima sigaretta”. Gigi è un cantante pop e questa serata è dedicata a lui ma non avrebbe senso senza la sua compagna di vita, Anna (l’unica donna che quando scopri che ha ancora 25 anni ti fai il segno della croce all’incontrario e chiami padre Amorth su Skype).
Una serata culturalmente interessante: c’è Checco dei Modà che scopriamo essere fratello di Gigi a detta di entrambi (alla fine dell’esibizione: “mio fratello Checcho” e lui ricambia con “mio fratello Gigi”). Dopo aver aggiornato lo stato di famiglia dei D’Alessio Checco ci allieta con i suoi più grandi successi (tre) ed infine propone il suo ultimo singolo per poi svelarci le date dei concerti di luglio 2014 ed il mio primo pensiero è stato di segnarmelo sull’agenda per accorciarmi un po’ la vita. Ma non c’è solo musica e date a “Questi siamo noi”, c’è anche la vita vera, le passioni: scopriamo infatti che Checco dei Modà (dei Modà è il cognome) è di origini napoletane e tifa Napoli ma, scoop, scopriamo che è uno dei pochissimi tifosi a non credere nella sfiga che porta la nuova maglia mimetica. Dopo aver arricchito la mia vita con queste informazioni continuo a vedere ospiti che si susseguono veloci senza un filo logico e con picchi emozionali del tipo: Anna e Gigi interpretano Tenco ed è in situazioni come questa che capisci che certi gesti estremi li paghi anche molto dopo essere passato nel mondo dei più. E’ il turno di Alessandra Moroso che canta prima con l’una e poi con l’altro, fa anche lei la sua veloce “marketta” e va via. Tutto molto “fast” ma senza “furious”, senza trasporto: canzone, ringraziamenti al padrone di casa, promozione e saluti: un supermercato della canzonetta. Sono interdetto perché il pop è infame, ti entra nella carne in maniera subdola, dopo un po’ ti ritrovi a canticchiare e ti vengono i sensi di colpa mentre se lo critichi trovi sempre chi ti accusa di essere snob.
A dimostrazione di quanto appena detto ecco arrivare il colpo di grazia e di scena: Roberto Vecchioni, si, lui, il professore, l’autore di Samarcanda, di Voglio una donna che canta con Gigi “Luci a San Siro”. Mi affaccio alla finestra per vedere se è cominciata la pioggia di meteoriti ma vedo solo un gatto accovacciato sul cofano di una macchina. Tutto tace, mi giro ed eccola, la filippica preventiva di Vecchioni contro quelli che “domani criticheranno… perché le trasmissioni popolari e questa lo è non vanno snobbate ed io ho accettato subito l’invito”. A Vecchiò e promuovi ‘sto cd e falla finita che sentirti dire che la “Tatangela” è bella e brava a cantare la tua canzone sanremese produce solo metri cubi di tristezza.
Come se non bastasse c’è anche il momento per la riflessione e tocca alla “terra dei fuochi” (l’appello per la Sardegna c’è già stato) ed avviene con Gigi abbracciato al professore Vecchioni che chiede a viva voce l’intervento del governo. Pare che Letta abbia davvero pensato per un attimo di risolvere il problema dei rifiuti tossici interrati illegalmente per anni nei campi della Campania ma che poi abbia optato per un calo di zuccheri e per il salvataggio di una banca. La canzone che segue all’appello (Ho conosciuto il dolore) è preceduta da un “avvertenza” degna delle controindicazioni di un antibiotico in un foglietto illustrativo: non la vedrete mai più, in radio o in tv… sarà la prima e l’ultima volta… dopo pochi secondi si capisce anche il perché… nuoceva gravemente alla salute…mentre per me resta il mistero del suo pianto liberatorio tra le braccia del cantautore napoletano che ci ha regalato capolavori come “Scusami” e frasi come questa “Guarda che giornata di sole che c’è/ qui in città si soffre che caldo che fa/ aria condizionata nel traffico che c’è meno sudato arriverò da te” (da “Mon amour”)
La trasmissione si avvia alla chiusura con un omaggio alla nuova musica napoletana ormai colta, raffinata ed etnica con un Enzo Avitabile messo a pressione che parla in terza persona da quando Jonathan Demme ha fatto un film su di lui e con una miagolante Anna che interpreta “La rumba degli scugnizzi” mentre corre, salta e balla come in un musical.
Si chiude in bellezza con una sfilza di ringraziamenti che solo gli artisti napoletani riescono a fare così lunghi, passando dall’arcangelo Gabriele al direttore di Canale 5 fino ad arrivare ai dirigenti Mediaset di più alto rango. “Questi siamo noi” mantiene quello che promette: un arte che è soprattutto mestiere. Più che un programma è sembrato sfogliare un catalogo di merce per corrispondenza. Com’era quello slogan? “Mai più senza” e per incanto pensavi che nel tuo salone dovesse esserci una di quelle lampada con le fibre ottiche che cambiavano colore.
La serata è stata vinta. Tutti felici quando esta noche tramonta il sol mon amour mon amour.