Non potrei mai essere filogovernativo, al giorno d’oggi, perché a me piace molto parlare in modo libero e schietto di politica, in privato, con i miei amici. Se sei filogovernativo, invece, puoi parlare di politica solo pubblicamente.
In privato ti senti dire “lasciamo perdere la tal faccenda, questo non lo possiamo dire, quest’altra cosa la mettiamo così, meglio far finta di niente” ecc. lo so bene perché vengo da un (recente) passato di ingenuo e vago, idealistico consenso a zio Berluska, il Grande Riformatore, l’uomo nuovo dopo gli ammazzamenti ideali di una decrepita D.C. un vorace craxismo, una devastante tangentopoli, ahimé fallace… fallace… e non aggiungo altro. Oppure, come è capitato di sentirmi dire, pochi giorni fa, da un mio amico filo(maggioranza), proprio perché consapevole del mio attuale dissenso (nonché del precedente diverso orientamento), sbrigativamente, alla mia osservazione che mancava chiarezza e trasparenza, nonché impulso liberale, pur essendo questo, sulla carta un Governo “liberal”, cose del tipo ”ma figurati, figurati… sono preoccupato, anzi preoccupatissimo (ma di che?)… nun ce pensa’, nun ce pensa’… ” Boh!
Del resto, siamo logici, mentre in pubblico si usa recitare e mentire spudoratamente, all’italiana, sui grandi meriti governativi, come quel tale con la testa di morto – fa un po’senso, mi dispiace per lui – che pacatamente affermava che “la tutela dei rapporti internazionali” passa anche
attraverso telefonate come quella “famosa” di Berluska alla Questura di Milano, ben sapendo che è
UNA BALLA (a tutto voler concedere, immaginando vera la “bufala” in cui sarebbe incappato il povero e sprovveduto Premier, privato, per black out sui telefoni, fax, email e piccioni viaggiatori, del supporto di diplomatici, servizi segreti e servizi stampa, ci sono, tuttavia, le ambasciate, il machiavellismo per cui uno poi le fa anche pesare queste cose e le muove con discrezione, c’è la decenza, ma a parte quella, la LOGICA che non ci dovrebbe mai abbandonare, per il che uno non prende una parente di un Capo di Stato Estero e la affida ad una prostituta ecc.); o quell’altro che sbraitava, fingendo indignazione, che mandare gli ispettori del Ministero alla Procura della Repubblica di Milano è un mero atto amministrativo dovuto, di nessun contenuto intimidatorio, ben diverso e a sé stante, rispetto alla legge sul processo breve che è, a sua volta, un atto politico che nulla ha a che vedere con i problemi giudiziari del Berluska, ma solo con la riforma della Giustizia.
In privato le cose cambiano; come si fa a sostenere, in tale ambito, in modo convinto e convincente, che davvero ci sia da sospettare l’esistenza di una associazione a delinquere tra magistrati per fregare zio Silvio, o che si sia, da parte loro, stipulato un accordo sottobanco con Fini allo stesso scopo, o che davvero lo zio credeva nella parentela tra Rubycina e l’Egiziano, che è corretto e attendibile la buona fede nel sostenerlo in Parlamento da parte degli Onorevoli della maggioranza, che le leggi sull’abrogazione della libertà di Stampa e della Giustizia sono indice di modernità e democrazia e non obbrobri, oltre che leggi ad personam, che sia perfettamente legittima e condivisibile la compravendita al mercato delle vacche dei voti in Parlamento, e così via? Impossibile. Ovvio che la solfa, poi è “lasciamo perdere… lasciamo perdere” ecc. e alla fine si parla di calcio, del tempo, delle vacanze, di tutto, tranne che di politica; ancora una volta lo so bene io che, fino a qualche mese fa, dovevo arrampicarmi sugli specchi per sostenere uno straccio di tesi, che poi si rivelava senza né capo né coda.
Che discorsi possiamo immaginare che facciano tra di loro i vari colonnelli, delfini, trote e compagnia bella? Che so Tremonti, Letta, La Russa ecc. “’sto stronzo, se continua così ci manda a puttane tutti quanti… sì, ma comunque è la gallina dalle uova d’oro, ce lo dobbiamo tenere buono… e il dopo-kaiser qua?… Eh! Il dopo-kaiser è dura. Chi ci mettiamo? Io.. io… io… e perché non io… io… io… vediamo che dicono pure gli Americani. L’ambasciatore, lì, chi appoggerebbe? Dobbiamo parlarci seriamente, quello è vecchio, anche se plastificato, e con la vita che fa… il problema può venire fuori da un momento all’altro, è un malato…” e simili amenità; non certo “facciamo quadrato attorno all’onestà e probità del capo, difendiamo il nostro amico e benefattore, facciamo sentire al popolo italiano quanto è vicino al nostro cuore…” e così via, Belpietro “sono vittima di un vile attentato, mi sento come Saviano” oppure “’sti stronzi pure va a finire che mi mandano in galera”? Alemanno “per me anche “Che” Guevara è un eroe” oppure “io gliele butto fuori di brutto, tanto se le bevono tutte…”? Maroni “qui bisogna predisporre ogni cosa per la fuoriuscita dell’Italia dalla UE.” Oppure “speriamo che non mi prendono sul serio, sennò so’ rogne qua.” E lo stesso Number One con i suoi Ghedini, Angelino e compagnia cantante? “Salvatemi dal complotto dei magistrati… dai giornalisti comunisti… ecc.”? Macché. “Ue’ sanguisughe! Vampiri! Attenti a voi; salvatemi il culo, altrimenti non lo portate a casa voi il culo! Intesi?” Questo è il vero Lider Maximo che tutto il (terzo) Mondo ci invidia. Quindi concetti completamente diversi, tra quello che si professa in pubblico e quello che si salmodia in privato. E poi questi non possono definirsi commenti politici in privato, questi sono discorsi vagamente illeciti, improponibili e, in definitiva criptati; lasciamo perdere.
Per quanto mi riguarda, ora, libero da obblighi di scuderia, diciamo così, da cittadino che si sente di convenire o dissentire quando e come gli pare e piace, come le regole della Democrazia stabiliscono, magari soffro nel sentirmi dire certe cose (ma esulto anche nel sentirmene dire altre); mi tocca avere molte volte torto (ma molte altre volte ragione); mi dispiace di incontrare mugugno e riprovazione in alcuni amici, forse non più (tanto) tali (ma ho anche alcuni altri amici che prima non erano tali, o lo erano ma sul loro volto c’era contrarietà verso di me, ora sparita); ma quel che più mi interessa è che, nel complesso si respira aria di autenticità, di assenza di opportunismo, di sincerità dialettica; insomma può esserci amarezza, ma non ci sono macigni sul cuore.
La libertà è sempre dentro di noi, mai in quello che più o meno affettatamente, conformisticamente, o per convenienza, ipocrisia, pigrizia intellettuale, facciamo e diciamo.
Ecco, secondo me, è proprio attorno a questo concetto che, in modo particolare, può riconoscersi un nuovo gruppo.