Cinque musicisti dal passato glorioso ma ormai tramontato, due nomi altisonanti e ormai ridotti a puro brand, ecco che cosa sono oggi i Metallica e Lou Reed. La passione è sfumata, gli argomenti mancano e la voglia di fare cassa aumenta con l’età.


Anziché campare di diritti d’autore, concerti e pupazzi, costoro raccolgono il vuoto di idee che li contraddistingue da almeno vent’anni, con il proposito di attingere dalle tasche dei rispettivi fan. Da una tale premessa non poteva che nascere il pretenzioso concept “Lulu”, infarcito di archi e campionamenti su cui la voce dello stonatissimo Lou Reed risuona come un grugnito in un coro di voci bianche. Dal canto loro i quattro miliardari/ex metallari, dopo l’uscita dell’edizione del Monopoli a loro dedicata, si annoiano a morte e non distinguono una nota musicale da un rutto. La consacrazione del fallimento arriva anche in Italia con l’apparizione dell’infausto ménage sulla RAI. Fabio Fazio, esperto ravanatore di concime, ospita la mesta operazione a “Che Tempo Che Fa”, coronando il suo sogno da liceale di incontrare il cantante zombi e non cagandosi di striscio i Metallica. Ma stavolta nemmeno il pubblico dei nostalgici si è fatto fregare e l’immondo disco è uscito dalla classifica americana senza neanche salutare. I manager e gli esperti di marketing che hanno curato il progetto hanno tralasciato di ascoltare il disco, sottovalutando le capacità di individui che da anni subiscono i pesanti effetti della disintossicazione da musica.

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