Dopo aver sostenuto i movimenti rivoluzionari che hanno portato alla primavera araba, ora Doha ne approfitta e presta soldi a questi stessi paesi, in difficoltà economiche a causa della rivoluzione, a tassi di interesse elevati.
E’ quanto viene denunciato nel più importante paese post rivoluzionario, l’Egitto, che dalla caduta di Hosni Mubarak è stretto in una crisi economica senza fine che lo sta spingendo alla bancarotta. Per uscire da questa situazione il governo del Cairo si è rivolto al Qatar che ha subito promesso l’invio di fondi ma a che prezzo?
L’alto tasso di interesse dei prestiti del Qatar sta scatenando forti polemiche circa la loro utilità al Cairo. Esperti ed osservatori del grande paese arabo si stanno ingegnando in comparazioni tra le medie dei tassi d’interesse dei debiti contratti dall’Egitto da vari paesi cosiddetti “amici”, per capire se si tratta di veri aiuti o di altro. Ed ecco cosa ne viene fuori: un debito del Qatar di 3 miliardi di dollari si sta trattando sulla base di tassi di interesse che oscillano tra il 4 ed il 7 per cento; contro il tasso dell’1 per cento della Turchia, che ha promesso un prestito di 1 miliardo di dollari, e addirittura “zero interesse” applicato dalla Libia che ha promesso un prestito di 2 miliardi.
Meglio di Doha è anche il Fondo monetario internazionale con il quale il Cairo sta trattando da mesi per ottenere un prestito di 4,8 miliardi di dollari. Per riuscire ad ottenerlo più volte ha ospitato gli osservatori dell’Fmi che chiedono l’avvio di una serie di riforme in campo economico che possano portare il paese al di fuori della crisi economica. Ma dietro l’insistenza dell’Egitto per l’ottenimento di questo prestito non c’è solo la necessità vitale di liquidità quanto il fatto che si tratta di un prestito a tasso vantaggioso se si considera che gli interessi annui da pagare solo dell’1,5 per cento.
La polemica scatenata dalle richieste esose del Qatar ha fatto sì che il prestito promesso non venisse subito accettato, tanto che le trattative tra i due paesi per abbassare il tasso di interesse sono ancora in corso. Le autorità del Qatar vorrebbero imporre all’Egitto un tasso di almeno del 5 per cento ma il problema riguarda anche il tempo concesso al paese debitore per rientrare con la sua esposizione. Doha avrebbe chiesto la restituzione entro 18 mesi del prestito di 3 miliardi di dollari offerto di recente. Secondo quanto rivela una fonte governativa del Cairo all’emittente televisiva “al Arabiya”, è ancora in corso la trattativa sul prestito promesso dal premier del Qatar, Hamed Bin Jasem Al Thani, durante la visita del premier egiziano Hesham Kandil a Doha del 10 aprile scorso. In tutto il Qatar ha offerto all’Egitto un prestito di 5 miliardi di dollari da quando Mohammed Morsi è diventato capo di stato lo scorso luglio.
La fonte governativa denuncia però che “il Qatar ha chiesto il pagamento del 5 per cento di interessi all’anno e che il prestito rientri entro 18 mesi e su questo non è stato possibile raggiungere un accordo, anche se stiamo continuando a trattare per ottenere condizioni più vantaggiose”. Per questo il ministero del Tesoro del Cairo è stato costretto a diffondere un comunicato per smentire la notizia del raggiungimento di un accordo con Doha sul prestito offerto. Gli analisti egiziani hanno quindi più volte denunciato l’alto tasso di interesse chiesto da Doha, sottolineando però come, nonostante si tratti di condizioni svantaggiose, le precarie condizioni dell’economia egiziana impongono al suo governo di accettarle.
Diverso invece è l’atteggiamento della Libia post Gheddafi la quale oltre ad un tasso vantaggioso ha dato all’Egitto cinque anni di tempo per poter rientrare con il suo debito di 2 miliardi di dollari. Eppure molti analisti finanziari egiziani ritengono che le richieste di Doha non siano esose. Secondo Basnat Fahmi, “non si tratta di richieste esagerate se si considera la disastrata situazione finanziaria egiziana che ha visto il suo merito creditizio crollare di recente. La realtà è che questi prestiti concessi dal Qatar non hanno lo scopo di sostenere l’economia egiziana, come viene detto in pubblico, quanto quello di raggiungere degli obiettivi politici ed economici nell’interesse di entrambe i paesi”.