Il nuovo Zar Vladimir Putin è infastidito dalle Pussy Riot, il collettivo di ragazze punk che ha protestato nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca contro la sua rielezione. Le attiviste sono in carcere da marzo, con l’imputazione di dissenso non autorizzato, che da quelle parti equivale a un colpo di Stato. Il Patriarca della chiesa ortodossa Cirillo I rincara la dose e parla di diavolo, di presa in giro inaccettabile e di blasfemia, la sentenza della religione è: al rogo le streghe. Stampa, internet e personalità internazionali si mobilitano a favore delle tre galeotte, che rischiano una pena di sette anni per reato di opinione e spernacchiamento in luogo pubblico.
Mossi dall’invidia, i rappresentanti dei governi stranieri non si pronunciano, covando il segreto desiderio di poter soffocare le proteste anche nei propri paesi. Lo sgradevole compito di affrontare di temi di interesse pubblico spetta dunque a cantanti che hanno esaurito gli argomenti per far parlare di sé. In prima fila Madonna, che lungi dall’annullare il concerto a San Pietroburgo, si rilancia ancora una volta come paladina dei diritti gay. Il vice premier russo Roghozin commenta così la sua esibizione: “come tutte le ex puttane diventate vecchie, Madonna ha voglia di fare lezioncine di morale”. Dalle nostre parti invece il neo sposino Vasco Rossi biascica dalla sua postazione web il consueto messaggio qualunquista: “più che solidarietà”. Insomma, da una questione di rilevanza politico-sociale siamo passati al circo delle rockstar appassite ed è proprio questo a contrariare Putin. D’accordo, è un ex agente del KGB, ha fatto cancellare dai dizionari la parola libertà, ha regalato un letto sadomaso a Berlusconi, è solo al terzo mandato consecutivo, ma non possiamo certo dire che si preoccupi dei diritti civili. La sua vera debolezza è che è un grande fan degli Abba, non può dunque che detestare la cacofonia delle Pussy Riot e togliendole dalla circolazione ha favorito il mercato nero delle cover band abusive degli Abba.