In attesa che qualcuno scriva un libro su Edward Snowden, il ventinovenne che ha svelato al mondo i segreti del progetto Prisma, e sulla sua fuga rocambolesca che da giornitiene il mondo con il fiato sospeso come in una spy story globale, il romanzo che ha beneficiato senz’alcun dubbio delle vicende relative al datagate è un classico della letteratura contemporanea che ha ormai quasi sessant’anni: “1984” di George Orwell.
Il 6 giugno 2013 il quotidiano britannico The Guardian ha rivelato in esclusiva l’esistenza di Prism, un sistema grazie al quale la National Security Agency (Nsa) ha ascoltato, per almeno sei anni, le conversazioni telefoniche degli americani e ha avuto accesso ai server mondiali di numerosi giganti del Web come Facebook, Google o Youtube. Ha avuto la possibilità di monitorare foto, contenuti e conversazioni degli utenti, non solo americani. Un vero e proprio Grande Fratello come quello immaginato dallo scrittore inglese George Orwell più di mezzo secolo fa: un apparatodotato di mille occhi e mille orecchie, in grado di spiare le conversazioni di mezzo mondo.
Dal fatidico 6 giugno in poi, tutti i giornali del globo hanno iniziato a citare il Grande Fratello e il famoso libro di Orwell. Lo stesso Obama, per difendersi dal più grande scandalo che abbia mai colpito la sua presidenza, ha dichiarato: «Ci si può lamentare, in astratto, del Grande Fratello e del fatto che questo è un programma governativo che è andato fuori controllo, ma quando si guarda ai dettagli penso che abbiamo mantenuto il giusto equilibrio». Risultato? “Nineteen Eighty-Four”, ovvero “1984” di George Orwell, ha iniziato un’inarrestabile scalata alle classifiche di vendite negli USA che l’ha portato, in breve tempo, ad essere il libro più venduto nelle ultime settimane. Su Amazon, il sito di vendita online di libri ed e-book, l’incremento di vendite ha raggiunto addirittura la percentuale record del 6000% in pochi giorni.
“L’ultimo uomo in Europa”
“Nineteen Eighty-Four” è unodei romanzi più noti e più letti della letteratura inglese di tutti i tempi. Fu scritto nel 1948 (anno che si ritrova nel titolo dell’opera invertendo le ultime due cifre) dal giornalista e scrittore inglese Eric Arthur Blair , classe 1903, meglio noto al grande pubblico con lo pseudonimo di George Orwell. In un primo momento il libro avrebbe dovuto chiamarsi “L’ultimo uomo in Europa” , successivamente il titolo fu cambiato in “1984”. Pubblicato nel ‘49, racconta l’utopia negativa di un futuro prossimo rispetto al tempo in cui è scritto il romanzo. Nell’anno 1984, il mondo è diviso in tre grandi potenze totalitarie impegnate in una guerra reciproca e perpetua: Oceania, Eurasia ed Estasia. La capitale dell’Oceania è Londra, dove un onnipotente partito unico, plasmato secondo i principi del Socing (il socialismo inglese), governa attraverso un leader assoluto tanto onnipresente quanto misterioso: il Grande Fratello che controlla costantemente la vita di tutti i cittadini, nessuno dei quali l’ha però mai visto di persona. il Grande Fratello osserva tutti attraverso le telecamere e agisce attraverso la psicopolizia pronta a reprimere ogni minima e remota eventualità di dissenso. «La guerra è pace», «la libertà è schiavitù», «l’ignoranza è forza»: questi gli slogan con i quali il Grande Fratello governa la società del futuro orwelliano. Il protagonista del romanzo è Winston Smith, un funzionario minore del partito incaricato di manipolare i libri e i giornali d’epoca in modo da mistificare, in favore del partito, la memoria storica. Apparentemente fedele al partito, Winston in realtà non è a suo agio nella vita impostagli dal regime. Insieme a Julia, della quale Winston è innamorato malgrado il partito vieti il sesso, decide di collaborare con un’organizzazione di resistenza clandestina nota come “Confraternita”. I due proveranno sulla loro pelle tutta la potenza e l’oppressione della macchina totalitaria messa in piedi dal Grande Fratello.
C’è un Grande Fratello a stelle e strisce?
C’è davvero oggi il rischio di ritrovarci a vivere in una società come quella descritta da George Orwell in “1984”? Il romanzo di Orwell fu pubblicato nel 1949, dopo la Seconda Guerra mondiale e in piena Guerra fredda: il libro riflette gli orrori dei totalitarismi che hanno segnato la storia del’900. Quando Orwell terminò la stesura del suo libro, uno dei due regimi totalitari che hanno insanguinato l’Europa nel secolo scorso, l’Urss, era ancora in vita. È dunque evidente che il futuro orwelliano è molto simile al passato prossimo che lo scrittore si trovò a vivere. Il Grande Fratello è infatti una figura a metà fra Hitler e Stalin, a capo di un partito unico che, come ogni Stato totalitario e non semplicemente autoritario, non si accontenta della semplice obbedienza formale, ma pretende un’adesione totale e convinta del cittadino ai principi imposti (da questo punto di vista il Fascismo italiano fu uno stato autoritario più che totalitario, perché non riuscì mai ad ottenere un’identificazione totale degli italiani nel partito). Perciò il Grande Fratello, nel libro di Orwell, non si accontenta di punire Winston, ma cerca di “rieducarlo” attraverso la tortura e la psicopolizia.
Il programma Prisma che fino ad oggi ha consentito agli Stati Uniti di monitorare le conversazioni e i contenuti online di milioni di utenti rappresenta, certamente, una grave violazione della privacy da parte di uno Stato nei confronti dei suoi cittadini, tuttavia non si può pensare che abbia la funzione di reprimere il dissenso interno o che possa servire a indirizzare la società verso una totale adesione alla politica di Obama. Gli strumenti di sorveglianza venivano utilizzati con alcuni limiti: una Corte speciale valutava le richieste delle Agenzie di intelligence ogni 90 giorni. Non veniva ascoltata ogni conversazione, c’era, piuttosto, una mappatura e una catalogazione, automatica, di tutte le comunicazioni. Solo quelle potenzialmente significative per la sicurezza nazionale venivano analizzate.
Libertà o sicurezza
La questione va inquadrata nell’ambito della tensione, da sempre esistente, fra il principio della libertà e quello della sicurezza. Ogni cittadino, nel momento in cui accetta, coscientemente o meno, di vivere in uno Stato, rinuncia ad un po’ della sua libertà in cambio della sicurezza di poter vivere in pace con i membri della sua comunità e, soprattutto, di essere tutelato da eventuali aggressioni esterne. Non si tratta di arrivare a concepire lo Stato come il Leviatano di Hobbes, ma di rendersi conto che se si vuole più sicurezza il rischio di vedere limitata, in parte, la libertà è sempre dietro l’angolo. Il concetto stesso di dittatura nasce per indicare la restrizione della sfera dell’autonomia in un momento di grave pericolo per lo Stato: Il dittatore, nella Repubblica dell’antica Roma, era una figura straordinaria prevista in casi eccezionali di grave pericolo per la città. Nei momenti più gravi, il dittatore sostituiva i consoli alla guida dell’esercito per velocizzare le decisioni di governo. Ma anche questa figura, nell’antica Roma, era a tempo determinato e la sua carica durava 6 mesi. L’importante infatti è che la sicurezza non diventi un alibi al servizio del potere, proprio come in 1984, per soggiogare la popolazione. Per questo misure eccezionali come quelle adottate dagli Usa nella guerra contro il terrorismo internazionale, sono sì giustificabili, ma solo se costituiscono l’eccezione piuttosto che la regola.
Oggi più che dagli Stati, il pericolo per l’indipendenza dei cittadini sembra venire dalle grandi compagnie del web. Tutta la battaglia sui big data e sulla privacy online ha come posta in gioco il futuro della libertà e della sicurezza, anche essa trasformatasi, sempre di più, in una questione di guerra cibernetica. Oggi la tecnologia disponibile permette di registrare, attraverso apparecchi di videosorveglianza o attraverso la rete, ogni momento della vita di un individuo. Difficilmente si potrà tornare indietro. Probabilmente, se i dati privati delle persone, soprattutto quelli riversati online, non riusciranno ad essere tutelati adeguatamente, il rischio è quello di dare un enorme potere alle compagnie private come Facebook o Google. Senza il loro consenso infatti neanche il governo americano avrebbe potuto accedere alle conversazioni degli utenti (come dimostra il rifiuto opposto da Twitter). Se le big companies oggi hanno usato questi dati per collaborare alla sicurezza U.S.A. , domani potrebbero fare di peggio: potrebbero condizionare o addirittura impossessarsi del libero accesso alla rete globale. Il diritto al libero accesso al web è l’ultimo arrivato nella famiglia dei diritti di cittadinanza, ma è già considerato irrinunciabile.