Big data e Avvocatura: la confidenzialità tra clienti e avvocati deve essere tutelata come principio insopprimibile dello Stato di diritto.
E’ per questa ragione che “le nuove norme Ue in materia di circolazione dei dati personali e sull’uso dei dati nei sistemi di controllo per la sicurezza e nell’attività di giustizia (prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento dei reati) dovranno chiarire l’ambito della loro operatività, l’inclusione o meno della corrispondenza telematica nell’ oggetto del controllo esercitato dalla pubblica Amministrazione e dall’ Autorità garante (sia in sede nazionale sia in sede europea) e il tipo di controllo che i Garanti possano esercitare quando sono in gioco le garanzie del cittadino nella difesa giudiziale e stragiudiziale dei propri diritti e interessi”.
E’ questa la richiesta che giunge dal presidente del Consiglio Nazionale Forense, Guido Alpa, in occasione della I° Giornata europea degli Avvocati, che si celebra in tutti i Paesi Ue nel giorno della ricorrenza della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo.
La prima edizione della Giornata è dedicata proprio al tema della tutela del segreto professionale forense ( su cui si basa il rapporto fiduciario avvocato-cliente) e del diritto alla privacy dei cittadini nei confronti dell’autorità pubblica nell’era dei Big Data.
E oggi al convegno organizzato dal Consiglio Nazionale Forense ne hanno discusso, tra gli altri, Stefano Rodotà, il garante nazionale per la protezione dei dati personali, Antonello Soro e il garante europeo per la protezione dei dati personali, Giovanni Buttarelli.
E’ intervenuto il viceministro della Giustizia, Enrico Costa.
Le “corporation dei dati” – con la raccolta di ogni informazione riguardo le persone/cittadini-acquisiscono sempre più potere, gli Stati possono approfittarne per le loro attività di intelligence (vedi il Datagate), altre aziende possono “ sfruttare” a fini economici questi dati : la tecnologia già permette utilizzi leciti e meno leciti. I diritti, anche fondamentali, che vengono in campo sono numerosi e il bilanciamento difficile: libertà di espressione, privacy, sicurezza degli Stati.
“In ogni Paese i Consigli nazionali e gli Ordini locali sono invitati a discutere la problematica, specie nell’ottica della difesa del segreto professionale (legal privilege). Occorrono in altri termini garanzie concrete perché il legale possa comunicare con il cliente in piena sicurezza. Ciò implica che la tutela della privacy sia rafforzata anche nei confronti della pubblica Amministrazione quando il segreto professionale è in pericolo”, ha dichiarato il presidente del CNF Guido Alpa.
Il vice presidente Carlo Vermiglio, coordinatore della delegazione italiana presso il Ccbe, ha sottolineato l’importanza del confronto su questo- come su altri temi- tra le Avvocature europee, finalizzato a proposte unitarie presso le Istituzioni comunitarie.
“La Rete è terribilmente regolata: basti pensare ai regimi totalitari; o ai grandi players di Internet”, ha richiamato l’attenzione Stefano Rodotà che ha illustrato i principi della Costituzione per Internet, una bozza redatta dalla commissione istituita presso la Camera dei Deputati (la bozza ora è in consultazione pubblica). “Ormai siamo quello che Google ci dice che siamo. Le nostre identità possono essere costruite con un algoritmo. E’ in corso la espropriazione dell’autonomia nella costruzione della nostra identità. Ecco perché una Carta che tuteli i diritti delle persone, e la loro autodeterminazione nell’era dei Big Data, è importante”.
Per il Garante nazionale per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, “la sorveglianza è indicativa dello stato di salute delle libertà dei cittadini. Due sfide si sovrappongono oggi: quella tra tecnologia e umanità; e quella tra privacy e sicurezza”. Soro ha evidenziato come a livello europeo- così come americano- è la giurisprudenza a segnare la strada di una maggior tutela dei diritti, come hanno dimostrato le due sentenze della Corte su Google (diritto all’oblio e data retention) e digital right.
Il Garante europeo Giovanni Buttarelli ha sottolineato l’alto livello di tutela già sperimentato nella legislazione nazionale ma ha anche indicato che la riforma della normativa in materia di dati personali che si sta profilando in Ue (dove è in corso di esame un nuovo regolamento e una nuova direttiva) implicherà una revisione del sistema.
Nel messaggio inviato in occasione dei lavori la Commissaria Ue Giustizia-Diritti dei Consumatori- Pari opportunità, Vera Jourova, ha sottolineato l’importanza che la tutela della riservatezza tra avvocati e assistiti è strumento essenziale della “rule of law” e che vi si pone attenzione anche nella nuova proposta della Commissione Ue sull’antiriciclaggio. E che le nuove proposte di riforma della Direttiva sulla protezione dei dati fanno attenzione alla protezione dei diritti individuali.
Con riferimento più in generale alla formazione in ambito comunitario degli operatori di Giustizia , la Commissaria ha riferito che la Commissione punta ad avere il 50% di avvocati e magistrati formati specificatamente in diritto Ue entro il 2020.
Nel corso dei lavori è stata trasmessa l’intervista a Ben Wizner, avvocato di Snowden, il quale ha sottolineato che per un professionista legale la riservatezza delle conversazioni con il proprio assistito/cliente è una “obbligazione sacra” e che sarebbe opportuno che gli avvocati e loro organismi di rappresentanza adottassero sistemi crittografici sicuri.