19.11.2012 Gaza sotto i colpi di Tel Aviv, morti anche bambini.
Che cos’è Gaza, una riserva indiana?
22.11.2012 tregua. 170 vittime palestinesi, tra cui 46 bambini. Gli Israeliani non dichiarano vittime.
25.11.2012 manifestazioni con scontri e feriti, a Città del Cairo, nella piazza simbolo della “Primavera Araba”, da dove è uscito il nuovo dittatore dell’Egitto, un Faraone, quasi, come è stato detto, rispetto al quale Mubarak, lo zio di Ruby, era l’Abramo Lincoln della situazione.
Imprevedibili, ma certamente tragici, i prossimi sviluppi.
Un tale dall’inconfondibile slang newyorkese diceva:
≪L’America è il mio Paese, il Paese dove sono le persone che contano, non le cose; ecco perché, per quanti siano i suoi difetti, comunque è importante!≫
Web si sentì fratello nel patriottismo.
≪Ma chi lo sta a sentire? Vox clamantis in deserto…≫ sentenziava il più giovane di due tipi strani, vestito in bianco e rosso, col naso a patata. L’altro, più anziano, sobriamente vestito, ma da donna, diceva:
≪Il destino dell’uomo è infame, se continui a essere libero, muori di troppa libertà. Se metti regole di ferro, diventi un robot! Si può non essere un robot e non distruggere il mondo?≫
≪E’ una maledizione la nostra!≫ diceva l’altro. ≪Siamo condannati! Si muore di infarto o si muore di noia! E alla fine di ogni cosa… il mondo che lasceremo, sarà un grande Luna Park o un grande deserto? E nella dimensione dell’Astronomia? La Terra si abbatterà sul Sole, trasformandosi in una sfera rovente come, secondo antiche leggende, accadde una volta, milioni di ere or sono, o schizzerà fuori dalla sua orbita, frantumandosi in gelide tenebre, come un’enorme bolla di sapone?≫
≪Però… se va tutto ciclicamente a puttane, e poi tutto ricomincia da capo, sarà questa la storia dell’umanità!≫
≪Non esiste la storia dell’umanità… perché non esiste il tempo, e quindi… non c’è nulla da raccontare.≫
Questo dico io in un mio scritto, ma non rivelo quale, perché non voglio, in questo caso, dare l’idea che sia mia intenzione farmi pubblicità. Desidero restare sui concetti e, su di essi, fare in modo che sia concentrata l’attenzione.
Le Autorità britanniche avrebbero deciso di allontanare le famiglie a basso reddito, in sostanza i poveri, dal centro di Londra, creando degli appositi insediamenti a centinaia di miglia di distanza.
Vera o non vera che sia la notizia, in astratto questa sarebbe la traduzione, in termini amministrativi, dell’emarginazione.
Chi decide la catalogazione degli “in” e degli “out”? Chi programma la “produzione” e sovrintende ad essa, in un mondo di fantascienza, che ormai non si presenta più tanto lontano? Il Grande Fratello, ma quello “vero”, di Orwell, non quello che ci ha propinato Endemol per oltre un decennio.
Da una conversazione mattutina, facendo la prima colazione, davanti ad un telegiornale (abbastanza) non edulcorato:
“Ormai il Mondo non ce la fa più a reggere il lusso sfrenato. I grandi yacht da nababbi sfondati, i grandi resort o lodges da 5 stelle L, gli immensi e opulenti palazzi residenziali degli sceicchi arabi, sono destinati a sparire. Della Formula 1 resterà solo il ricordo, come il Colosso di Rodi. La Ferrari si trasformerà, forse, in una fabbrica di biciclette per tutte le età; leader mondiale, di sicuro, nel settore delle biciclette sportive.”
“Un sacco di gente perderà il lavoro, molti finiranno davvero in mezzo ad una strada.”
“Beh… l’alternativa sarebbe la rapida distruzione di tutte le energie e condizioni di vivibilità del Pianeta, e poi?”
“Qualche altra alternativa deve esserci…”
Già, altre alternative, altri scenari, altre opzioni.
Come sarà il Mondo del futuro, secondo Wells?
Un Mondo diviso tra gli stupidi Eloi e i terrificanti Morlocchi, e poi, attraverso altri angosciosi panorami, un mondo buio abitato da esseri simili a palle di foot-ball, con dei tentacoli.
Quindi, dopo essere ritornato per raccontare tutto questo, il viaggiatore nel tempo sparisce, probabilmente, per andare in un’epoca dove ancora ci sia l’umanità, dalla quale non ritornare mai più; ma che ne sarà stato degli “enigmi della nostra epoca e sui suoi penosi problemi”?
E il Mondo secondo Orwell?
Dominato dal Bipensiero, dove “il Grande Fratello ti guarda”, “la guerra è pace”, “la libertà è schiavitù”, l’”ignoranza è storia” e, attraverso varie correzioni e dimenticanze “la menzogna diventa realtà e passa alla storia”.
E secondo il suo maestro Huxley?
Un Mondo organizzato in caste α, β, γ, δ, ε, in ordine decrescente di intelligenza, dove tutti svolgono il loro ruolo senza lamentarsi, ma senza neanche esserne felici, la produzione avviene in serie, anche quella delle nascite umane, con procedimento extrauterino; non c’è posto per diversità culturali, arte, amore, letteratura, filosofia ecc.; non c’è un passato, se non in termini di “barbarie”, mentre il presente è, per definizione, “civiltà”.
L’unica speranza di riscatto è riposta nel buon selvaggio.
E poi c’è Fahrenheit 451, “una solitudine troppo rumorosa”, c’è “il Pianeta delle Scimmie”, “Waterworld” il mondo sott’acqua da cui emerge solo uno sparuto lembo di terra, c’è il fallimento cosmico dell’intelligenza artificiale nel capolavoro di Kubrick “2001 Odissea dello Spazio”, c’è la galassia non specificata, il tempo indeterminato di “Guerre stellari”, dove la Terra, in pratica, non esiste più.
Ho visto recentemente il singolare film “In Time”, ambientato in un futuro dove il denaro è tradotto in “tempo” (e in effetti “il tempo è danaro”). I ricchi, cioè quelli che hanno molto tempo nei loro forzieri, sono belli, sani e giovani a qualsiasi età, oltre ad essere oltremodo longevi.
Ebbene, un banchiere (di considerevole ma non eccelsa levatura) aveva stipato nel suo caveau, per sé e per la propria famiglia, 1 milione di anni. Un’ingiustizia, d’accordo; ma quando poi si è provato a distribuire quell’enorme patrimonio a tutti, è risultato che avrebbe allungato la vita di ciascuno di appena qualche settimana.
Potrebbe però aggiungersi al tempo risparmiato, altro tempo guadagnato, o rubato; ecco allora che alcuni, o molti si salvano e qui si sposta l’eterna guerra, forse l’eterno bivio tra il “giusto” e l’ “ingiusto”.
Come si vede, abbiamo davanti a noi scenari, proposti da grandi intellettuali e confermati da grandi scienziati che, pur con distinzioni e sottigliezze, non li contraddicono, anzi si accostano alle loro idee o le integrano con studi sociologici, filosofici, politici, astronomici, in alcuni casi li aggravano.
Questi scenari pur differenziandosi nell’analisi delle cause ed effetti, pur rappresentando situazioni diverse, a volte confliggenti, sono indistintamente tutti negativi.
Nessun qualificato artista, letterato o studioso, dei tempi moderni, che abbia a cuore la propria credibilità e serietà, che voglia essere ricordato per il proprio acume e la propria capacità visionaria e non per l’abilità nel darla a bere e guadagnare sulla dabbenaggine della gente, se l’è mai sentita di descrivere, partendo dal presente, un futuro pieno di rose e fiori.
Quale è la situazione attuale?
A mio modo di vedere, il Mondo è vicino (ormai molto vicino) ad un bivio:
O percorrere fino in fondo, e senza scrupoli, inutili piagnistei e melensa ipocrisia la via del “più forte”; quella legge della jungla che ha sempre contrassegnato il percorso dell’Umanità, con la ineludibile precisazione che una volta gli spazi erano immensi e quelli sui quali l’Uomo poteva incidere erano limitatissimi, o almeno sufficientemente limitati perché non fossero in grado di generare contraccolpi mondiali. Oggi, invece, globalizzazione o non globalizzazione, l’Era Moderna ha comportato un capovolgimento estremamente grave e pericoloso; gli spazi, cioè, sono ristrettissimi e, in relazione, quelli sui quali l’Uomo può incidere sono sterminati (basti pensare alla potenza degli ordigni nucleari, ma non solo, l’inquinamento atmosferico, la deforestazione, lo scioglimento dei ghiacciai ecc.).
Seguendo questa strada, chi ha in mano il potere economico, industriale, mediatico deve procedere abbattendo ogni ostacolo. Chi non produce, chi non si adatta, chi è in una situazione di miseria e di incapacità lavorativa deve semplicemente “sparire”, togliersi dalla circolazione, non importa che muoia o venga relegato nei “campi di emarginazione”, dove comunque è destinato a morire.
Oppure
pianificare, organizzare in modo che ci sia un medio benessere per tutti.
Ciò comporta, ovviamente, l’esistenza di un Centro Direzionale che non può essere oggetto di contestazione; distribuzione dei compiti, che devono poi essere portati a termine, controllo delle nascite (nonché delle morti necessarie, ovviamente), distribuzione ponderata delle risorse, uso della forza per eliminare le sbavature al sistema, severa repressione dell’alterazione dell’armonia e funzionalità dell’ordine generale.
Se il Mondo imboccherà una di queste due strade, si avvierà, di certo, su lunghi percorsi. Per quanto tempo? Difficile dirlo data l’intuitiva instabilità dei quadri delineati, che trae origine dall’instabilità dei nostri tempi, che è sotto gli occhi di tutti. Le proiezioni, tuttavia, sarebbero qualificabili di lunga durata, ma… a quale prezzo! Abbiamo già visto qualcosa negli scenari sopra ricordati.
Un mixage tra i due percorsi è naturalmente impraticabile, a parte un certo tempo, anche esso non individuabile, di tentennamenti e proroghe, trattandosi di paesaggi divergenti e contrapposti, uno è acqua, l’altro è spazio, uno dittatura di classe, l’altro dirigismo di associazione partitica; inoltre stabilire quale dei due itinerari sarà imboccato è arduo e comporterà molto probabilmente lotte più o meno aperte, caratterizzate da più meno ferocia, in tal senso, e sarà poi difficile far finta di niente.
La via d’uscita dell’anarchia, è inimmaginabile. L’anarchia, possiamo definirla una categoria illusoria. Che cosa dovrebbe comportare? Lo sgretolamento di tutto l’esistente; un utopico balzo all’indietro, dove tutto avviene per caso. Parliamo del nulla? Non mi dilungo oltre perché parlare del “nulla” ha valore nullo.
Non imboccare nessuna delle due strade, allora? Non comporterebbe altro che caos, guerre, distruzioni, in ogni caso una rapida fine. Non ci sarebbe più neanche il beneficio del dubbio.
Qualcuno degli scenari di cui sopra ce ne dà già qualche assaggio.
Se il Mondo si fosse fermato in un’altra epoca, allora sì, l’Umanità avrebbe avuto davanti a sé un tempo indefinito, in un contesto di Civiltà, non certo di barbarie.
Ma di questo parleremo un’altra volta. Inoltre dobbiamo ancora ben guardare qualcosa del presente, per immaginare il nostro futuro, prima di andare a recuperare frammenti del nostro passato. (fine della prima puntata).