Domani verrà approvato dalla maggioranza in Consiglio regionale il piano rifiuti del Lazio, il famigerato “piano tumori” che accompagnerà, con tutto il suo fardello di insalubrità, inquinamento, antieconomicità, inefficacia, i Cittadini del Lazio per i prossimi anni.
Il piano è composto da una prima parte che individua la necessità che il Lazio rispetti le normative italiane ed europee nella gestione dei rifiuti, raggiungendo nell’arco temporale 2012-2017 le percentuali previste, attrezzando un sistema atto alla riduzione, riciclo e riuso dei rifiuti, ma… peccato che al suo interno contenga il cosiddetto “scenario di controllo” da attuarsi nel caso in cui gli obiettivi generali del piano non siano raggiungibili.
Ora, senza fatti concreti, senza mettere in campo scelte inequivocabili e definitive, senza investimenti, è certo che gli scenari di piano non verranno raggiunti, se non altro per le scelte che Roma continua a non fare, boicottando nei fatti l’organizzazione di un servizio di differenziata basato sul porta a porta che sia efficiente, capillare, tempestivo.
Roma genera circa il 55% dei 3.5MLN di t/a prodotte nel Lazio; dai numeri si capisce bene quanto sia importante che la città sia obbligata a raggiungere un obiettivo significativo in questo campo già da ieri; oggi Roma si assesta su percentuali di differenziata che vanno dal 18,3% (fonte ISTAT 2010) al 22% (Fonte AMA 2010-Rapporto Dip. Tutela ambientale e del verde) passando, sempre fonte AMA, dal 20,7 del 2009 al 22 del 2010. Quanti secoli ci vorranno, quante deroghe verranno concesse a questa Città, per fare in modo che questa non sia la prima fonte di avvelenamento dei Cittadini romani e di tutto il Lazio?
Lo scenario di piano non prevede quantificazione numerica e nel tempo del fabbisogno di impianti intermedi di riciclo e compostaggio, non prevede un piano operativo di messa in opera di nulla, dice solo che se il dato relativo al target 2012 del 60% di differenziata (65% nel 2017) non sarà raggiunto, allora si farà riferimento a questo cosiddetto “scenario di controllo”, che prevede un andamento quasi inerziale nella crescita del volume dei rifiuti (nessuna operazione pratica e concreta di riduzione a monte) e con un volume di differenziata irrisorio per il 2012.
In questo secondo scenario quindi solo investimenti sull’impiantistica pesante, cioè, impianti TMB finalizzati alla produzione di ecoballe ed incenerimento, moltiplicandone esponenzialmente la disponibilità di questi e condannando per decenni il Lazio a questa politica insalubre ed inefficace. Il Lazio oggi ha una capacità impiantistica ridotta, e quella che c’è funziona a scarto ridotto; esiste quindi la possibilità pratica, realistica di procedere finalmente a definire una politica sul ciclo rifiuti sostenibile; chi ha fatto tanti anni fa le scelte che oggi il Lazio mette in campo, ragiona proprio oggi nella direzione dell’abbandono dei cancrovalorizzatori, in linea con quanto propone la legge di iniziativa popolare n. 241 che ancora attende di essere discussa dal Consiglio regionale.
Questo piano tumori ci costerà dai 700 ai 1.000 MLN di Euro, soldi che potrebbero essere investiti per un ciclo rifiuti sostenibile, salubre, economico nel medio periodo, fonte di occupazione buona e stabile. La Giunta Polverini invece farà tutt’altro.
Auspichiamo quindi la massima partecipazione alla manifestazione indetta dalla Rete Zero Waste lazio per i giorni 18 e 19 Gennaio alla Pisana , per dire ancora NO al Piano Polverini e per sostenere l’approvazione della Legge di iniziativa popolare n. 241 (a cura dell’Associazione Comitato Rifiuti Zero Fiumicino)