Una delle più belle scoperte nel Peter Grimes messo in scena due anni fa alla Scala è stato Robin Ticciati, il giovane direttore inglese (in una produzione dominata da artisti britannici) che dalla prossima estate sarà il nuovo direttore musicale del Festival di Glyndebourne
In questo video si apprezza la qualità timbrica dell’orchestra, soprattutto nella lussureggiante sezione degli archi, e l’abilità di Ticciati nel tenere sempre alta la tensione drammatica, anche nei passaggi più scarni della partitura, nel cogliere con assoluta precisione ritmica la varietà di stili e scritture che vi si stratificano, nel trovare un perfetto bilanciamento tra voci e strumenti, evidenziando i climax e i momenti più amari della vicenda, come nel quartetto femminile del secondo atto o nel monologo finale di Grimes. Solido cast dominato da John Graham-Hall, lirico e molto espressivo, bravo nel cogliere la complessa natura interiore di Grimes, insieme rude e stralunato, vero paradigma del “diverso”, come Wozzeck. La Ellen di Susan Gritton, sensibile, appassionata, agile nelle colorature, e il capitano Balstrode di Christopher Purves, dal colore vocale vellutato, appaiono come gli unici personaggi dotati di qualche umanità in un contesto sociale dominato dal cinismo e dall’ipocrisia. Brave anche Felicity Palmer nei panni della Zietta, Catherine Wyn-Rogers perfetta nel ruolo di Mrs Sedley, Ida Falk Winland e Simona Mihai, coppia di nipotine gesticolanti, sempre in coppia, molto credibili nei loro atteggiamenti beffardi. Il coro, perno drammatico dell’azione (magnifico, musicalmente, quello scaligero), si compatta in grandi muraglie sonore o si muove in una maniera innaturale e straniante sotto la guida della coreografa Sarah Fahie, in una specie di danza continua, con gesti geometrici ritmati sulla musica, e calcolati al millimetro (la bellissima fuga alla fine del primo atto diventa una specie di coreografia “a canone” di tutti i personaggi in scena; le polke e le danze campestri nel terzo atto si trasformano in una ridda di gesti sfrenati, in una follia collettiva). Tutti elementi che rientrano nell’originale concezione registica di Richard Jones, attentissima nel cogliere i sottili rapporti tra i diversi personaggi e la loro psicologia. L’azione viene spostata dal villaggio di pescatori del 1830 a un quartiere degradato di case popolari degli anni Ottanta, un quartiere dove non c’è niente di pittoresco, né di marinaro. Unico riferimento al mare sono gli stormi di gabbiani e l’ondeggiamento delle scene a forma di scatola, come dei container, collocate tra la facciata di un grande palazzo moderno, e la minuscola chiesetta (nel secondo atto) che si erge in mezzo alla scena come una costruzione di lego (scene e costumi di Stewart Laing, piene di citazioni e allusioni ai dipinti di Edward Hopper, anch’essi ritratti della solitudine dei singoli all’interno di spazi e contesti insieme quotidiani e metafisici). Un mondo chiuso, asfittico, humus ideale per gente violenta, nevrotica, pronta a infierire su Peter Grimes, solo perché diverso da loro.
Peter Grimes
di Benjamin Britten,
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala diretti da Robin Ticciati
Interpreti: John Graham-Hall, Susan Gritton, Christopher Purves, Felicity Palmer, Catherine Wyn-Rogers,
Regia: Richard Jones
Scene e costumi: Stewart Laing
Blu-ray Opus Arte OA BD7119 D
La piccola volpe astuta
di Leoš Janácek
London Philharmonic Orchestra e Glyndebourne Chorus diretti da Vladimir Jurowski
Interpreti: Lucy Crowe, Sergei Leiferkus, Emma Bell, Mischa Schelomianski, Adrian Thompson, William Dazeley, Jean Rigby, Colin Judson, Sarah Pring
Regia: Melly Still
Scene: Tom Pye
Costumi: Dinah Collin
Blu-ray disc Opus Arte OA BD7117 D
Nell’estate del 2012 Melly Still incantava il pubblico di Glyndebourne con la sua Piccola volpe astuta. Un allestimento che coglieva il senso profondo dell’opera di Janácek (l’opera racconta le vicende di una volpe alla ricerca della libertà, tra i pericoli della foresta e quelli del mondo degli uomini), il realismo magico che la anima, il sottile equilibrio tra la dimensione istintiva e quella trascendente. Un’opera che è quasi una parabola sul senso della morte e la rinascita, priva di retorica e di sentimentalismi, quasi un’ideale rappresentazione di un mondo dove la natura, gli animali e gli uomini possono coesistere in piena armonia. In questo video si ammira la concezione fisica, viscerale del teatro della Still (attiva anche come scenografa e coreografa), che evita il realismo e anche la facile descrizione fumettistica; costruisce la narrazione in una scena unica, imperniata su un grande albero, le cui variazioni cromatiche suggeriscono lo scorrere delle stagioni; dimostra una grande abilità nell’uso dello spazio muovendo gli elementi scenici in modo da creare le diverse ambientazioni. La sua è una regia sempre densa, movimentata, pullulante di animali e insetti svolazzanti, descritti con un senso panteistico e un sottile humour antropomorfo: le galline appaiono come sciocche show-girl, traballanti sui tacchi alti, le zanzare come degli alcolizzati che succhiano il sangue e stramazzano brilli. La volpe Bistrouska è invece una ribelle, un’adolescente un po’ hippie, trasgressiva, con lunghi capelli arancioni, che vuole liberarsi dalle trappole e dalle convenzioni. La interpreta molto bene Lucy Crowe, soprano inglese d’impronta lirica, molto sicura nell’impervia parte vocale, piena di energia, ben calata nel suo personaggio. Perfetti accanto a lei Emma Bell, musicale ed espressiva nei panni della volpe maschio, Sergei Leiferkus che dà al guardacaccia un carattere umano e molto spontaneo, Jean Rigby (moglie del guardacaccia) che sfoggia timbro caldo e accenti drammatici. Straordinaria la direzione di Vladimir Jurowski, che sul podio della London Philharmonic Orchestra, affronta la partitura con precisione ritmica e brillantezza timbrica, con un gusto più fauve che impressionistico. Ne viene una lettura sensuale, ricca di dettagli, di bagliori improvvisi, che sembra dare vita a una natura rigogliosa, piena di colori e di profumi.
La Sonnambula
di Vincenzo Bellini
Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari diretti da Maurizio Benini
Regia, scene, costumi: Hugo De Ana
Interpreti: Simone Alaimo, Eglise Guttierrez, Antonio Siragusa, Gabriella Colecchia, Gabriele Nani, Max René Cosotti.
Blu ray disc Dynamic 55616
In questa Sonnambula, presentata al Teatro lirico di Cagliari nel 2008, Hugo de Ana evita il rischio della olografia, della facile, stucchevole rappresentazione dell’idillio alpestre, imperniato sul mito di un’umanità innocente e incorrotta, giocato, come spesso accade, su figurine da gesti manierati e su ridicole coreografie. Ma non cerca nemmeno la rilettura in chiave moderna, o dal gusto provocatorio. Il regista argentino fa invece una scelta paesaggistica di forte impatto visivo: usa lo spazio scenico come una grande tela, ispirata ai dipinti dell’Ottocento, al vedutismo romantico dai colori intensi, gioca con gli elementi figurativi e cromatici per creare un paesaggio insieme rustico e stilizzato, con il coro immobile dei contadini e delle contadine che improvvisamente si anima, come un tableau vivant. L’effetto pittorico è amplificato, nel fondale, dalle proiezioni di boschi, di vallate in lontananza, dai magici notturni, della scena, sempre proiettata e un po’ surreale, di Amina che alla fine del secondo atto cammina, con la su aveste bianchissima, come sospesa nel vuoto. Ma non è una lettura realistica, è piuttosto un gioco astratto che mette in secondo piano la gestualità dei personaggi (piuttosto ordinaria, ma non al centro dell’attenzione del regista), creando una cornice ideale per una drammaturgia tutta focalizzata sul canto. Maurizio Benini dirige con grande mestiere, ma sembra più sensibile agli equilibri tra l’orchestra e le voci piuttosto che alla forza drammatica e al dinamismo della partitura. Eglise Gutierrez (giovane soprano di coloratura cubano-americano, che si è fatta conoscere in Europa nella Maria di Rohan al Festival di Wexford) dà ad Amina una voce brunita e di grande estensione, agile nel registro acuto, sonora in quello centrale, sempre a fuoco, solo un po’ troppo uniforme sul piano espressivo, e priva di slanci emotivi. Antonino Siragusa (nei panni di Elvino) ha un’emissione morbida, grande precisione nelle colorature, belle mezzevoci, ma è penalizzato dal timbro nasale. Anche Sandra Pastrana, che interpreta Lisa, rivale di Amina, ha un’ottima tecnica ma una voce aspra. Un veterano come Simone Alaimo, sfrutta il fraseggio nobile e l’esperienza per tratteggiare un ottimo conte Rodolfo.