L’albero della pera, (Pyrus communis), appartiene alla famiglia delle Rosaceae. La sua origine si fa risalire all’Europa occidentale, nord Africa ed Asia. Albero molto robusto, predilige le regioni con clima temperato e viene coltivato fin dai tempi più antichi in moltissime varietà, ne esistono più di 4000 tipi.
Tra questi: la Pera William: la più coltivata in assoluto, soprattutto in Emilia Romagna, ha la polpa bianca ed è molto dolce, la Decana: di color verde/giallo lievemente acidula, la Abate: con sfumature arancio molto dolce aromatica, la Keiser: di color ruggine e dal sapore molto dolce.
La pera è un frutto antichissimo, conosciuto fin dalla Preistoria che veniva coltivata già da più di 4000 anni in Europa e in Asia, veniva consumata dai greci (ne fa menzione Omero) e dai romani, che ne conoscevano moltissime specie diverse. Pare che durante il Medio Evo questo frutto ebbe un forte calo di popolarità, che riconquistò a partire dal diciottesimo secolo. Nel Settecento le pere divennero anche dolci “da passeggio”. Per le vie un ambulante chiamato Peracottaro, le vendeva cotte, ricoperte di caramello e infilzate su un bastoncino per poterle mangiare per la strada. Secondo una leggenda Polifemo , per fare colpo sulla bella ninfa Galatea, pensò di enumerare le sue ricchezze: terreni, boschi, spiagge, greggi, esaltando però particolarmente un frutteto di pere. Anche Omero nell’Odissea nomina il pero fra le piante esistenti nell’orto di re Alicnoo a Laerte. Nella simbologia cristiana il pero appare spesso in connessione con l’amore di Cristo per l’umanità. In Cina è simbolo di giustizia, longevità, purezza, saggezza e buona amministrazione. I candidi fiori di pero sono invece simbolo di lutto, sia per il colore bianco dei petali (che in Cina è un colore funebre), che per il loro passaggio repentino (la loro breve vita) che diviene una metafora della tristezza, della freddezza e della morte. In Corea la pera impersonifica la grazia, la nobiltà e la purezza; mentre l’albero di pero rappresenta il conforto e l’agiatezza. In Giappone al pero viene attribuita la capacità di tenere lontano il male, grazie al suono della parola nashi che in giapponese significa “non esiste”. Per questo durante il periodo Edo o periodo Tokugawa (1603-1868) (così definito perché sotto il governo di shôgun, massima carica militare e capo effettivo del governo giapponese, appartenenti alla famiglia Tokugawa che eserciteranno il loro potere attraverso un governo militare residente a Edo) era usanza piantare un albero di pero come talismano, per tenere lontana la malasorte.
Da un punto di vista fitoterapico le, pere, ricche di calcio, ostacolano l’osteoporosi. Grazie al buon contenuto di sostanze con proprietà antiossidanti è indicata per contrastare gli effetti negativi dei radicali liberi con grandi benefici per la salute. Sono molto ricche di fibra, soprattutto nella buccia, dove è particolarmente concentrata la pectina che combatte il colesterolo “cattivo”. E’ un frutto consigliato in gravidanza perché è ricco di folati che aiutano a prevenire le malformazioni del feto. Previene la stitichezza e, grazie alle proprietà vasodilatatrici, aiuta a combattere l’ipertensione.