Il pepe, originario dell’India, è senza dubbio la spezia più conosciuta ed utilizzata al mondo. La pianta può raggiungere i 4 mt di altezza con frutti che, giunti a maturazione, contengono un solo seme di colore rosso.
I frutti, raccolti ancora acerbi, vengono passati in acqua bollente per qualche minuto e, in seguito, messi ad essiccare per alcuni giorni. È in questa fase che il pepe si disidrata e assume il caratteristico colore nero e l’aspetto rugoso. Se il pepe nero è di gran lunga quello più utilizzato in cucina, esistono diverse qualità di questa spezia. Il pepe bianco si ottiene dal frutto, messo a bagno per una settimana e in seguito essiccato, il pepe verde, invece, non viene arricchito di diossido di zolfo e mantiene così il colore originario e il pepe grigio che non è altro che il risultato della macinazione del pepe bianco e di quello nero insieme. Il pepe rosa, infine, è il frutto di un’altra pianta, lo Schinus molle e ha un sapore molto più delicato.
Il pepe nero, con il suo sapore piccante e aromatico, era apprezzato già nell’Antico Egitto, tanto che alcuni grani di pepe furono trovati nelle tombe dei Faraoni. Conosciuto in Grecia già prima del IV secolo a. C. e consigliato da Ippocrate contro i dolori mestruali, nell’Impero Romano divenne sinonimo di ricchezza e merce di scambio tanto che nel Medioevo era chiamato “oro nero” (definizione che, ai giorni nostri, è certo più consona al meno commestibile ma economicamente più appetibile petrolio). Un detto romano, per indicare un prodotto molto costoso, diceva che era “caro come il pepe”. Possedere del pepe, inoltre, era simbolo di virilità e potenza: versare pepe come tributo era infatti simbolo di sottomissione.
Secondo leggende popolari il pepe cresceva in un’isola completamente ricoperta da foreste di alberi di pepe, che però era infestata da serpenti capaci di pietrificare un uomo con lo sguardo. I mercanti che si addentravano in queste foreste erano costretti ad incendiarle per scacciare tutti i serpenti, ma una volta incendiate, raccoglievano bacche di pepe nere e rugose, ridotte così per via del fuoco.
Da un punto di vista fitoterapico il pepe nero figura tra i rimedi della medicina ayurvedica ed è una delle tre spezie che compongono il “Trikatu” (le altre sono zafferano e pepe lungo) utilizzato per favorire la digestione e stimolare il metabolismo. Inoltre il pepe facilita il processo digestivo e agevola l’assorbimento dei nutrienti. Un altro effetto del pepe nero è quello di stimolare la termogenesi, per questo è considerato un ottimo coadiuvante nelle diete dimagranti. Ha, inoltre, proprietà antisettiche, espettoranti e afrodisiache. Grazie all’azione stimolante il pepe è anche un ottimo antidepressivo naturale Per uso esterno:è efficace nel combattere la vitiligine, e per massaggi muscolari, mentre un bagno con essenza di pepe nero stimola la sudorazione e contribuisce alla depurazione dell’organismo.