Christophe Bohun è l’unico figlio di James Bohun, un greco di modeste origini, che un tempo era stato capace di diventare un potente magnate dell’acciaio e del petrolio partendo dal nulla. Poi, come i più grandi e freddi giocatori, aveva puntato tutta la sua fortuna su una previsione sbagliata.
E aveva perso. Nel 1925 aveva affrontato il crac che lo aveva portato a ritirarsi a vita privata, con una modesta rendita ottenuta con un ricatto.
Christophe non ha la stessa stoffa del padre. Si trascina in una vita che odia, augurandosi la morte. Una vita tormentata dalla mancanza di denaro, piena di frustrazioni, che hanno prostrato il protagonista fino alla totale apatia.
Una vita che somiglia molto a quella che vive oggi la maggior parte delle persone, costrette a rinunciare a sogni e aspirazioni, strette da debiti, disoccupazione, congiunture economiche pessime, senza la promessa di un futuro roseo cui guardare con fiducia in un presente non perfetto. Anche per quanto riguarda le relazioni amorose Christophe vive nell’immobilismo.
Non ha sposato la cugina Murielle, l’unica donna con cui ha intravisto in passato la felicità, preferendole Geneviève, conosciuta durante la guerra: “Così buona, così premurosa, così angelica, capace di cucire, lavorare a maglia, ricamare e rammendare alla perfezione, di preparare torte e piatti genuini, e in più sapeva stare in società e anche fare l’amore”.
Insomma, perfetta, ma scialba. Dopo il matrimonio di Christophe, anche Murielle si sposa, pur continuando ad amare il cugino.
Un matrimonio sfortunato che la porta ben presto a lasciare il marito e a vivere con la famiglia Bohun in una grande casa un tempo fastosa e ora tetra e freddissima.
Con il padre malato, relegato in una stanza, di cui tutti attendono la morte nella speranza di un’eredità, con un figlio arrogante e insofferente e con le due donne della sua vita che vivono sotto lo stesso tetto, Christophe è la “pedina sulla scacchiera” che dà il titolo al libro. Una pedina che non vive, ma sopravvive aspettando la morte, che si trascina in giorni grigi e tutti uguali e che trova momentaneo conforto solo nell’alcol, nell’amplesso occasionale con qualche prostituta e in lunghi giri in auto nelle campagne francesi intorno a Parigi. Quando James Bohun muore non lascia al figlio un’eredità, ma alcuni importanti documenti che potrebbero rendere ricco lui e tutta la famiglia. Ma per approfittarne bisognerebbe mettere da parte la coscienza e, soprattutto, agire…
Irène Némirovsky nacque a Kiev nel 1903, da una ricca famiglia ebrea; visse a San Pietroburgo, poi in Finlandia e Svezia, prima di arrivare a Parigi, dove studiò lettere alla Sorbona. A soli 18 anni pubblicò il suo primo testo su un giornale; nel 1923 scrisse la sua prima novella e nel 1926 il suo primo romanzo. Nello stesso anno si sposò con un ingegnere russo emigrato, divenuto poi banchiere. Il successo arriva nel 1929 con il romanzo David Golder, che è poi stato adattato per il teatro e per il cinema. Nonostante si convertisse al cattolicesimo nel 1939, le fu rifiutata la nazionalità francese e nel 1940 dovette scappare da Parigi insieme al marito. Fu arrestata dai nazisti e deportata ad Auschwitz nel luglio 1942, dove morì dopo un mese. Suite francese, forse il suo romanzo più famoso, uscì postumo e incompiuto solo nel 2004. Dal 2005 la casa editrice Adelphi ha iniziato a pubblicare le sue opere in Italia.
Una pedina sulla scacchiera
Irène Némirovsky
Adelphi 2013, pp. 173, 18 euro