Sarà possibile vedere a Roma nel solo pomeriggio del 15 dicembre il pregevole paramento sacro della Cattedrale di Santa Margherita a Montefiascone (Viterbo), esposto eccezionalmente in occasione dell’ accurato intervento di restauro effettuato in somma urgenza e appena ultimato per conto della Soprintendenza per i beni storico artistici ed etnoantropologici del Lazio.
Il velluto di un cangiante blu notte è impreziosito dal broccato in filato che dà vita ad un motivo vegetale di rami intrecciati con foglie, infiorescenze e frutti. Il motivo è stato interpretato come un intreccio di rami di quercia con foglie e ghiande e perciò accostato all’emblema araldico della famiglia Della Rovere, casata dalla quale discende il cardinale Domenico, vescovo e amministratore di Montefiascone tra il 1480 e il 1496.
L’elevato rango del committente e la qualità dell’opera hanno indotto a ipotizzare la più raffinata manifattura fiorentina per il tessuto prescelto e l’operato di ricamatori liguri o piemontesi per i ricami in sete multicolori e oro che rivestono il cappuccio, dove si trova la scena dell’Adorazione dei Magi, e lo stolone che fregia sui due lati i lembi anteriori del piviale, con sei figure di Santi entro elaborate nicchie in stile tardo gotico.
La foggia e le dimensioni del piviale della cattedrale di Montefiascone sono tipiche dei più pregevoli esempi di paramenti sacri in uso nel periodo pre rinascimentale che per lo più conosciamo attraverso le rappresentazioni pittoriche coeve. L’ampio mantello semicircolare, fissato al petto da un fermaglio-gioiello, di norma veniva indossato dai ministri del culto in occasione di funzioni solenni o di processioni, secondo un criterio che attribuiva grande valore simbolico al colore, diverso secondo i giorni e i periodi dell’anno liturgico.