CERTIFICO che il Dott. Cav. Ing. Oper. Ferrov. Pres. Imprend. e Gran Scenegg. Stefano Santarelli, si trova LEGITTIMAMENTE IMPEDITO a scrivere l’articolo di questa settimana a causa di PATOLOGIE MULTIPLE.
In data 13 marzo alle ore 19,05, infatti, egli si trovava su di un autobus affollato di turisti, giunti a Roma per il conclave. Il mezzo pubblico, che procedeva lungo Corso Vittorio Emanuele II, in direzione San Pietro, fece una brusca ed improvvisa frenata, causata dall’euforia dell’autista del mezzo medesimo, che aveva visto levarsi in cielo la fumata bianca e che gridava forsennatamente “C’habemus er papa!”
Durante la frenata, sfortunatamente, un turista argentino con i tratti da indio, che era alle spalle del mio paziente, un po’ per lo scossone, un po’ per l’emozione, perse l’equilibrio e, nel disperato tentativo di sorreggersi, non trovando l’apposito sostegno, infilò il proprio nerboruto pollice nella zona ano-rettale del dott. Santarelli.
L’accadimento provocò al Cav. Santarelli, oltre un comprensibile shock emotivo, anche una tanto violenta quanto repentina crisi emorroidale. Comprendendo di non potersi sedere e quindi di avere difficoltà nel redigere l’articolo, l’ingegner Santarelli, nella ferma intenzione di ottemperare ai propri doveri, si recò immediatamente dal medico curante, il quale gli prescrisse una pomata adatta all’uopo. Sfortunatamente, però, nel tentativo di applicarla nella zona malata, si provocò la distorsione prima dell’indice della mano destra poi, in rapida successione, di tutte le altre dita di entrambe le mani. Recatosi al più vicino pronto soccorso, l’operaio Santarelli, in preda ad atroci dolori, chiese di essere ricoverato.
Ma i medici del nosocomio, non avendo posti letto disponibili, lo rimandarono a casa con una prescrizione di antidolorifici da assumere via intramuscolo. L’iniezione gli fu praticata dalla moglie che, non avendone mai fatte, presa dal panico, gli infilò così forte l’ago nella natica, che il presidente Santarelli, non riuscì a trattenere un urlo disumano. Pur non potendosi sedere e pur non potendo utilizzare le mani, l’imprenditore Santarelli, si accingeva a dettare l’articolo a sua moglie, quando scoprì di essere stato colto da un’ afasia fulminante, senz’altro dovuta al grido precedente. Privo dell’uso della mani, senza voce e con il culo in fiamme, lo sceneggiatore Santarelli, iniziò a lacrimare copiosamente ma, in scienza e coscienza, DICHIARO che, quelle lacrime, non siano dovute a disperazione o ilarità, bensì a UVEITE.
In fede
dott. GREGORIO CASA