ROMA. Il Papa lascerà il pontificato dal 28 febbraio prossimo. Ratzinger lo ha annunciato personalmente, in latino, durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto. Una decisione clamorosa.
Il Papa ha spiegato di sentire il peso dell’incarico di pontefice, di aver a lungo meditato su questa decisione e di averla presa per il bene della Chiesa e ha indicato il 28 febbraio per il termine del pontificato e chiesto che si indica un conclave per l’elezione del successore.
Il flash dell’ansa delle 11.46 sull’annuncio delle dimissioni del Papa ha fatto in pochi minuti il giro del mondo. Prima l’agenzia Reuters, poi
Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, 265/o pontefice di Roma, nono successore tedesco di Pietro, figlio di un poliziotto e di una cuoca, è nato a Marktl am Inn, il 16 aprile 1927.
Fine teologo, uomo timido dotato di grande capacità di ascolto, maestro nel predicare in modo accessibile anche sui temi più complessi, in quasi otto anni da papa ha incontrato milioni di persone, ha compiuto decine di viaggi internazionali e in Italia, ha scritto varie encicliche per dire che l’amore e la speranza non sono qualcosa ma qualcuno, cioè Cristo, e per rinnovare la dottrina sociale della Chiesa. Nessuno potrà più chiamarlo il Papa conservatore.
Ha scritto il Gesù di Nazareth in più volumi, per mostrare che la fede non è un elenco di proibizioni ma un rapporto di amicizia con il Dio fatto uomo. Ha posto i temi della povertà e dell’Africa, dei giovani, dell’ecumenismo e dell’annuncio della fede al mondo secolarizzato al centro del proprio regno. Ha lottato energicamente contro la pedofilia del clero, imponendo una inversione di rotta nella coscienza, nelle norme e negli atteggiamenti della Chiesa nei confronti dei preti pedofili.
Trascorsa l’adolescenza a Traunstein, negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale è stato arruolato nei servizi ausiliari antiaerei, mentre era iscritto d’ufficio alla Gioventù hitleriana. Prete dal 29 giugno 1951, addottorato in teologia con una tesi su sant’Agostino e abilitato alla docenza con una su san Bonaventura, è stato docente a Frisinga, Bonn, Muenster, Tubinga e Ratisbona. E’ stato esperto al Concilio Vaticano II. Nel ’77 Paolo VI lo ha nominato arcivescovo di Monaco e il 27 giugno lo ha creato cardinale. Il suo motto episcopale è stato ”Collaboratore della verità”. Ha partecipato ai conclavi che nel ’78 hanno eletto papa Luciani e papa Wojtyla. Nell’81 Giovanni Paolo II lo ha nominato prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.
E’ stato presidente della commissione per la preparazione del Catechismo della Chiesa cattolica, vice decano e poi decano dei cardinali. E’ stato eletto papa il 19 aprile del 2005, al quarto scrutinio.
Numerosissime le sue pubblicazioni prima dell’elezione, ma anche da papa ha coltivato il dono della scrittura, innovando la comunicazione papale, in particolare con la lettera agli irlandesi sullo scandalo della pedofilia, e con quella ai vescovi sul caso del vescovo lefebvriano negazionista Williamson. E’ sbarcato anche sui social network, con un profilo Twitter. Tra i suoi documenti anche due Motu proprio del 2007: uno per ripristinare la maggioranza dei due terzi per l’elezione di un pontefice e l’altro, il Summorum Pontificum, che ha liberalizzato la messa in latino. La lettera ai cinesi del 2009 non ha dato alla lunga i risultati sperati nei rapporti con Pechino, che resta una criticità della Santa Sede. Ora, a sorpresa, la sua decisione di lasciare il Pontificato.
Per trovare un Papa dimissionario, bisogna risalire al “gran rifiuto” di Celestino V, che aprì le porte a Bonifacio VIII tra la fine del 1294 e il 1295. Prima ancora, a rinunciare fu San Clemente, quarto pontefice che, arrestato ed esiliato si dimise indicando come suo successore Evaristo; nella prima metà del III secolo a dimettersi fu Ponziano, sempre causa esilio, mentre nel 537 papa Silverio fu deposto da Belisario il quale in punto di morte si dimise facendo salire al soglio pontificio Virgilio.Più complicata la vicenda legata allo scisma d’occidente a Roma nel 1415, quando Gregorio XII fu costretto ad abdicare dopo i decreti dell’imperatore Sigismondo che intimava tutti i contendenti a rinunciare.
Il 2013 verrò comunque ricordato in Italia come l’anno dei cambi al vertice: il 28 febbraio non avremo più un Papa, non ci sarà ancora probabilmente il nuovo capo del Governo e il Presidente della Repubblica sarà in scadenza.