In tempo di comunicazioni on line, solo l’arrotino è rimasto senza Facebook. L’attuale Papa, per differenziarsi dal predecessore, ha subito aperto un profilo Twitter, mentre sul social network più noto è stata aperta una pagina a suo nome, lo stesso giorno della salita al santissimo trono.

Un po’ come per i miracoli, prima di apporre il bollino di garanzia, si attende l’apprezzamento popolare. Fatto sta che ormai la pagina era ritenuta ufficiale da tutti i papaboys con una connessione. Proprio alcuni di questi sono morti di infarto alla vista dell’aggiornamento di qualche giorno fa, che ha segnato un improvviso cambio di rotta spirituale. Non più le rassicuranti frasi di circostanza o le citazioni a random dalla Bibbia, ma simboli oscuri ed eresia! Al posto della foto di copertina è apparsa una scritta in arabo inneggiante ad Allah, poi di seguito frasi contro Israele e infine qualche bestemmia, che ci sta sempre bene.

La stampa ha subito parlato di hacker, pirati informatici con la missione di distruggere la credibilità di un uomo che dice di parlare con un essere superiore e invisibile. I teologi di tutto il mondo sono nello sconforto più totale, ma una soffiata rivela che Bergoglio soffre di ubriachezza sincera, una grave forma di onestà provocata dall’uso reiterato di alcol. Quella sera, tra un Martini e un Vecchia Romagna, qualcuno ha lasciato Facebook aperto e il sommo pontefice si è scatenato in preda a visioni etiliche. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, date l’otto per mille agli alcolisti anonimi! 

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