I dirigenti della Presidenza del Consiglio sono ben pagati, quindi perché non farli lavorare anche di notte? Forse sulla base di questo pensiero è stata rispolverata la circolare della Presidenza che impone di presidiare senza sosta la “stanza dei bottoni”.
Se vi dovesse capitare di vedere un signore (o una signora) distinto, ben vestito che alle otto di mattina si allontana da via della Missione, nel centro di Roma, dove ci sono gli uffici della Presidenza del Consiglio, con un cuscino sotto il braccio non vi allarmate, non è un pazzo che si aggira nei meandri del Parlamento, è solo un dirigente che smonta dal suo turno di notte.
E sì, perché i dirigenti di prima e seconda fascia di Palazzo Chigi, stanno facendo i turni anche di notte. E il turno di notte, nella stagione dei “tecnici”, è ben diverso dal turno di notte della stagione del bunga bunga (dove non a caso il bed & breakfast – molto bed e poco breakfast – era a Palazzo Grazioli e non a Palazzo Chigi). C’è allora chi si porta il cuscino da casa per non aggravare la sua artrosi cervicale, chi invece si dirige di corsa verso la propria dimora senza essersi lavato neanche i denti, perché fortunatamente abita a pochi passi e chi invece deve portarsi il beauty case con tutto il necessario per rimettersi in sesto e recarsi subito al lavoro, possibilmente con un aspetto presentabile.
Tutto questo perché l’attuale esecutivo ha rispolverato una circolare del 2003 che stabilisce di gestire le emergenze sul paradigma KISS dove per kiss non si intende un caloroso abbraccio ma “Keep It Simple and Stupid “al fine di poter garantire la “piena attuazione delle prassi previste indipendentemente dalla specifica preparazione e competenza del soggetto chiamato a metterle in pratica e ciò anche in considerazione della necessità di poterne garantire l’attuazione anche in situazione estreme”.
Stiamo parlando delle Linee Guida per la gestione delle Emergenze all’interno delle sedi della Presidenza che erano state messe a punto nel 2003 per poter gestire situazioni di improvvisa emergenza: “black out generalizzato, incendi estesi, blocco della rete informatica e telematica e altro”.
Certo, all’epoca eravamo in piena sindrome da attentato e occorreva “garantire un’efficace gestione delle situazioni di emergenza che possono interessare Palazzo Chigi e le altre sedi della Presidenza”.
Le linee guida prevedono un elenco di nomi responsabili per le emergenze, i soggetti preposti alla gestione, i manuali di gestione, la rubrica telefonica e la valigetta per le emergenze, che è custodita dal Capo del Dipartimento per le Risorse strumentali in una sede diversa da Palazzo Chigi oltre che il personale che partecipa alla reperibilità.
Ma soprattutto è prevista la presenza di una persona 24 ore su 24 sette giorni su sette.
A rotazione, quindi, i dirigenti della Presidenza del Consiglio stanno rimanendo anche di notte a Palazzo Chigi pronti ad intervenire; il turno inizia alle nove di sera e finisce alle 7.30 del mattino in una stanzetta con divano letto che affaccia su via della Missione.
In questa “sala delle emergenze” il dirigente troverà i manuali per la gestione dei diversi livelli di emergenza, con le informazioni e gli strumenti di corredo necessari, le chiavi per l’accesso alle sedi e al sistema informatico della Presidenza, un telefono collegato con il centralino di Palazzo Chigi, un telefono con linea esterna diretta, cinque telefoni satellitari, ognuno dotato di doppia batteria e relativo carica batteria, da distribuire ai vertici politico amministrativi e ai funzionari che potrebbero essere coinvolti nella gestione dell’emergenza, un laptop con relativa batteria tampone, dotato di scheda modem GPRS e lettore smart-card, due walkie – talkie con doppio corredo di batterie ricaricabili e relativo carica batterie, una radio con memorizzate le frequenze per contattare gli operatori di polizia e carabinieri, 5 torce con doppio corredo di batterie ricaricabili ed un gruppo di continuità autonomo in grado di fornire alimentazione ai diversi dispositivi elettrici presenti per non meno di 12 ore. Ma se non bastasse il corredo prevede anche un megafono con doppio corredo di batterie ricaricabili e relativo carica batterie… (più o meno lo stesso “corredo” è previsto nella valigetta delle emergenze, custodita in un altro stabile della Presidenza).
Piccolo particolare: la sala delle emergenze ha tutto, ma non il bagno, quello è fuori, in comune con il resto del personale, quindi, vietato dirigersi in pigiama al bagno di prima mattina, ci si potrebbe imbattere nel presidente Monti in persona.
Ma perché rispolverare questa circolare? Un dirigente coinvolto nella “turnazione” alza le braccia: per eccesso di zelo, perché la manovra è a costo zero.
La dirigenza della Presidenza del Consiglio viene pagata bene, quindi perché non farla lavorare anche di notte? si saranno chiesti gli “alti vertici”. In caso di calamità, attacco nucleare, attentato terroristico in questo modo saremo pronti.
Certo le reazioni all’interno della Presidenza sono state diverse: ilarità, inc…avolatura, distacco. Ma anche paura, perché rimanere da soli dentro Palazzo Chigi non fa un bell’effetto (e se comparisse il fantasma di Fanfani?), anche se poi si razionalizza, si guardano i walkie talkie, i cinque telefoni satellitari, la linea diretta con il Presidente (ci manca solo quella con Obama, poi ci sono tutte), il megafono.
Ma il bello è che se l’attacco arrivasse da Palazzo Colonna il povero nottambulo neanche se ne accorgerebbe perché la sala emergenze dà verso l’interno. Comunque niente paura, adesso gli italiani sanno di avere la situazione sotto controllo 24 ore su 24 sette giorni su sette.
E a costo zero, che di questi periodi non guasta.
Ma se il signore distinto che si aggira la mattina presto all’ingresso del Parlamento non dovesse portare un cuscino ma una valigetta, allora sì bisogna preoccuparsi, perché potrebbe essere la valigetta delle emergenze…