Sono passati secoli da quando un programma televisivo non è più tale ed è diventato un “format”, talmente tanto tempo che il significato stesso rischia di perdersi irrimediabilmente. Provo ad ovviare all’oblio e wikipedio il tutto rispolverandone la semplice quanto devastante bellezza: il “format” di un programma televisivo è un apparato di regole che determinano lo svolgersi del programma stesso. Cito Alien (la visione del film Prometheus ha segnato in maniera indelebile la mia psiche rinnovando la definizione di buco di sceneggiatura) “Ammiro la sua purezza: un superstite non offuscato da coscienza, rimorsi o illusioni di moralità”: nel formato non c’è coscienza di un programma televisivo ma solo un apparato di regole che determinano il suo svolgersi. Perché tutto questo estenuante prologo? Per cercare di dare una risposta a domande come: Perché Barbara Gulienetti? Perchè “Paint your life?”
L’idea di fondo è geniale: hai una camera da letto orrenda che ti ricorda ogni santo giorno che non bisogna mai entrare in un mobilificio di Domenica dopo pranzo perché sei come un pezzo di carne nella vasca dei piranha? Bene! E’ un peccato darle fuoco, daresti fastidio ai vicini e faresti anche un danno all’ambiente. E allora che si fa? Si da sfogo a tutto il nostro essere radical chic o forse, meglio, al nostro aspirare di essere radical chic e facciamo un programma dove seghiamo, incolliamo, pittiamo. Perché per le donne che non hanno una ceppa da fare (ma anche gli uomini eh, sicuramente meno ma ci sono anche loro, un po’ gay magari ma ci sono anche loro) valgono le tre regole d’oro della mitica Barbara: 1) Ogni oggetto ha un uso nascosto (tutti infatti si chiedono cosa ci fa una donna con 100 paia di scarpe e la spiegazione deve essere per forza nascosta molto bene) 2) Più vecchio è l’oggetto, più soddisfacente è il risultato 3) Non esistono colori brutti, ma solo combinazioni sbagliate (una riscoperta degli antichi motti, della serie “Verde e marrone il colore del cafone?”). Ed ecco un tubo da 100 che per un comune mortale potrebbe essere al massimo la casa ideale per “i nemici dell’igiene” diventare una fioriera verticale per esterni oppure un armadio di quelli brutti brutti in formica della casa in campagna di tua zia quella zitella diventare, dopo una bella scartavetrata, un’orribile dispensa dal colore improbabile dove però con una spugnetta secca intinta in un colore blu acceso potete timbrare e dare un vostro tocco di originalità. Ed è qui il problema: regalare un momento di svago può essere cosa buona e giusta ma il pericolo è in agguato quando c’è la volontà di trasmetterci lo spirito creativo.
Scena: torni a casa dopo una giornata di lavoro, una giornata rigorosamente di merda, ovvio, entri e trovi la tua metà vestita con una salopette bianca sporca di pittura che recita come un mantra il motto di Barbara “Se la vostra casa assomiglia ad un catalogo di arredamento renderla originale è molto più semplice di quanto possiate immaginare”… E allora dico… amore… ma se siamo andati da Ikea e ci siamo fatti 2 ore in giro per la parte espositiva + 1 ora e mezza nel reparto minuteria/cornici/illuminazione e una buona mezz’ora nell’angolo occasioni per un totale di ore 4, senza contare la fila fai da te con annessa legge di Murphy che l’unico ebete che non sa usare la carta di credito lo becchiamo sempre noi… dico, amore mio… cazzo ti cambi la cucina? Ci ho messo 2 anni per pronunciare il nome svedese “Sgrun-Sven-Skrot” e tu me lo trasformi nella credenza di Holly Hobbie? Non abbiamo nemmeno finito di pagare le rate, cribbio e poi dove lo fai l’esperimento? In salotto? E quando? La sera che così rompono le palle pure i vicini? Ecco, nei titoli di testa del programma ci andrebbe l’avvertenza non adatto ai più piccoli e a quelli che non hanno un capannone o un garage di proprietà.
La Gulienetti ovviamente è amatissima dal web che le dedica palate di fan che si esprimono al meglio nei gruppi Paint your life, ovvero rovinare un oggetto non è mai stato così facile” oppure “La fantastica Verve di Barbara Gulienetti nel condurre Paint Your Life” o “Basta violenza sui mobili da parte di Barbara Gulienetti”. Insomma “pura energia Barbara” ha il suo bel da fare nella neo tv, la tv “factual” quella che pretende di migliorare la nostra vita grazie ai buoni consigli degli esperti, guru del vestire, dell’arredare, del truccare, del cucinare, dell’arte di ospitare, di compravendere case… a breve anche un programma su come migliorare il modo di andare al cesso, manca poco, lo sento e lo aspettiamo con ansia, davvero. Ma “Paint your life” non è l’unico peccato della Gulienetti, c’è anche “Com’è fatto con Barbara” dove, leggo dal sito di Real Time, l’abile decoratrice e interior designer, spiega come sono fatti molti degli oggetti che usiamo quotidianamente.
“Com’è fatto” è un programma che va in onda da anni, meraviglioso per i curiosi come me che vogliono sapere appunto com’è fatta una lampadina o un barbecue. Resto ammirato dagli automatismi meccanici che fanno centinaia di saldature al minuto, credo che sia pura fanta-scienza, cioè scienza fantastica: l’uomo che si è inventato la macchina che crea le forchette è paragonabile a Leonardo Da Vinci per genialità e nessuno di noi sa chi è. Le immagini sono sempre bellissime e impeccabili e la voce fuori campo è piacevole. Quindi, mi chiedo, che bisogno c’era di pensare a lei per fare dei lanci totalmente inutili (del tipo: Vi siete mai chiesti come è fatta una lampadina? Io sì, ecco) visto che: 1) non ha una bella voce, 2) non ha un verve particolare, 3) non esistono presentatrici non adatte ma è solo una combinazione che sia stata scelta proprio lei per rovinare un bel programma di divulgazione.
E con questo Andalù si carica la sua cameretta rovinata per sempre da una puntata di “Paint your minchia” e vi saluta portandosi via questo pezzetto di factual tv… ma ne ho degli altri e presto arriveranno. (a mille ce n’è nel tuo cuore di factual da guardar… daa guardar… venite con me nel mio mondo fatato per cambiar… peer cambiar…)