Il presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, Nicola Marino, prende posizione a sostegno del Presidente dell’Ordine Forense di Palermo, Francesco Greco, che con una lettera contesta le dichiarazioni della presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, il 15 febbraio scorso in occasione dell’audizione con il prefetto Giuseppe Caruso.
Nella missiva (in allegato), inviata alla stessa presidente della Commissione, Greco riporta testualmente questo passaggio della trascrizione della seduta del 15 febbraio, in cui la Bindi rivolgendosi al Prefetto dice: “…La zona grigia esiste e almeno verificare se quell’avvocato è stato il difensore del proprietario del bene che gli viene affidato, ancorché come liquidatore…almeno questo penso che si possa fare. Lei dice che è iscritto all’albo degli avvocati. Purtroppo, noi sappiamo che gli avvocati non cancellano dall’ordine nemmeno colleghi che sono stati in galera, magari per reati mafiosi, o che in nome del diritto di difesa di ogni imputato diventano complici del proprio imputato. Lo sappiamo perfettamente…”.

Per Nicola Marino, presidente Oua, «sono parole gravissime, visto anche il ruolo di rappresentanza istituzionale della Bindi. Sono giudizi irresponsabili, basati su offensivi luoghi comuni. Gli avvocati siciliani, l’Ordine Forense di Palermo e, più in generale, l’avvocatura italiana ancora una volta sono vittime di un attacco volgare, di un’aggressione verbale ingiustificata. La professione forense non ha nessuna contiguità con alcuna “zona grigia”. Il sistema ordinistico lotta con decisione per eliminare le possibili “mele marce” dall’albo professionale e i legali non sono “complici” dei loro clienti-imputati».

«Questa – continua – è la cartina di tornasole, purtroppo, di una forte cultura illiberale presente nel Paese, e la dimostrazione di una classe politica che fa discorsi di retroguardia e che ha una visione distorta del ruolo della difesa, delle garanzie e delle regole del giusto processo».

«L’onorevole Rosy Bindi – conclude Marino – rettifichi e si ricordi del sacrificio e dell’impegno di molti avvocati che sono, invece, in prima linea nella tutela della legalità e dei diritti dei cittadini vittime della violenza mafiosa. Altrimenti si dimetta. Chiediamo l’intervento dei Presidenti di Senato e Camera per stigmatizzare queste prese di posizione che colpiscono lo stesso diritto di difesa sancito dalla nostra Costituzione».
Lettera dell’avv. Greco al presidente Bindi, 7 marzo 2014

Di Golem

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