Nel corso del suo intervento nella giornata inaugurale del XXXII Congresso Nazionale dell’Anm, la presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, Mirella Casiello, ha sottolineato, come «avvocati e magistrati quest’anno abbiano deciso di navigare in “mare aperto”, affrontando e analizzando, nelle loro rispettive assisi nazionali (l’avvocatura a novembre a Torino), il rapporto tra economia, diritti e giustizia. Un dibattito su precise direttrici che ha attraversato, e condizionato, anche negativamente, gli ultimi anni, e che sottolinea una grande assenza: la Politica».
«Perché a prescindere da chi ha governato in questa II repubblica, dal valore o meno di questo o quel premier o ministro – ha sottolineato – sulla giustizia, e sulle riforme che l’hanno interessata, è venuta meno la Politica. Marginalizzata prima a causa delle sterili contrapposizioni dovute al post tangentopoli, poi dagli Esecutivi cosiddetti Tecnici, con il consenso di editorialisti ed economisti, che teorizzavano una giustizia di serie A per le imprese e di serie B per i cittadini».
«In questo contesto – ha denunciato la presidente Oua – gli avvocati sono stati marginalizzati e usati come capri espiatori di tutti i problemi della giurisdizione. Purtroppo, ciò è avvenuto anche a causa dell’assenza di un’azione comune con la stessa magistratura. Divide et impera: ognuno ha coltivato il proprio orticello, mentre si trasformava la giustizia italiana a livello strutturale, organizzativo e procedurale.
Consentitemi un piccolo, ma non esaustivo, elenco di provvedimenti controversi nel merito o per modalità di attuazione: aumenti costanti ed esponenziali del contributo unificato, mediazione obbligatoria, taglio dei tribunali, introduzione di filtri, tribunale delle imprese, ultimo, in ordine di tempo, il taglio del periodo feriale…».
«Con il ministro Orlando, è vero, abbiamo assistito a un cambio di passo sul piano del dialogo – ha aggiunto – e, pur con difficoltà, si sono varati strumenti nuovi o rinnovati come la negoziazione assistita e gli arbitrati, il divorzio “breve” e quello “facile”. Però, di fatto, continua a mancare una visione di insieme, una prospettiva organica e complessiva di riforma del settore. Anche perchè magistrati e avvocati continuano a dialogare poco e in modo discontinuo».
Quindi, Casiello rivolgendosi all’Anm ha lanciato un pacchetto di proposte: «Mi piacerebbe gettare le basi per un nuovo percorso. Le differenze e le diffidenze non mancheranno, è inutile nascondere questa realtà, ma ci sono dei punti sui quali pensiamo si possa aprire un “Cantiere” di Iniziative Politiche.
Pensiamo a:
· un tavolo unitario Oua-Anm (con presidenti degli ordini forensi e delegati territoriali Oua), sulla geografia giudiziaria. Non per dire dei no, ma per fare proposte e per accompagnare nel lavoro l’istituita commissione ministeriale, per una condivisa riforma delle corti di appello e per rivedere le storture della recente soppressione di circa 1000 uffici giudiziari:
· contrastare insieme ulteriori aumenti delle spese di giustizia, ma anche per far in modo che le risorse che si generano siano vincolate in investimenti per la modernizzazione delle strutture (e della sicurezza);
· implementare il processo telematico e la fine del ricorso alla copia di cortesia;
· un aumento del personale e dei giudici togati;
· la riforma della magistratura onoraria;
· una legge che garantisca il legittimo impedimento e le pari opportunità per le avvocate e che eviti gravi e discriminatorie contrapposizioni con alcuni giudici nelle aule dei tribunali.
· una riforma del processo civile, partendo dalle commissioni Vaccarella/Berruti, riforma condivisa e non basata su ulteriori filtri ai danni dei cittadini;
· l’istituzione delle sezioni specializzate per la famiglia e i minori e quindi il superamento degli attuali tribunali per i minori;
· l’affermazione del principio del giusto processo: i magistrati insieme agli avvocati devono chiudere con la stagione dei processi-spettacolo e anche con l’uso/abuso delle intercettazioni;
· un condiviso provvedimento sui reati minori, sulle pene alternative al carcere;
· il ruolo stesso del carcere e del recupero sociale, ma anche per affrontare la domanda di sicurezza che viene dai cittadini;
· il potenziamento del patrocinio a spese dello stato e della difesa d’ufficio.
«Infine – conclude Casiello – è giunto il momento di riportare alla dimensione pubblica il dibattito sulle riforme, coinvolgendo tutti gli operatori del settore. Chiediamo, quindi, all’Anm di proseguire questo dialogo alla nostra IX Conferenza Nazionale che si terrà a Torino a fine novembre: al fine di promuovere la convocazione di un momento straordinario di confronto, con gli Stati generali della Giustizia nei primi mesi del 2016, sotto l’egida della Presidenza della Repubblica».