Nel calendario pre-giuliano era l’ottavo mese, il (menis) October, ribattezzato Domitianus sotto l’omonimo imperatore. E anche – attesta Lido – chiamato, un tempo, Sementilius. S’approssimano i freddi e cessano le campagne militari. Marte depone le armi. Inebriano gli effluvi delle vendemmie che, in Grecia, vedevano il tragico sacrificio del capro. Dell’ottobre era l’acero in Giappone; e fiore d’ottobre è l’odorosa gaggia. “Come è dolce l’ottobrata! La campagna tutt’intorno, s’è vestita di gran gala per la festa d’oggigiorno. Rossi grappoli: rubini d’un colore ch’è un incanto…” Misteri d’uve e semi mentre il Sole s’indebolisce. “L’ottobre tiepido e disfatto, color d’albicocca matura, s’era sdraiato a Roma e già metteva dita insanguinate sul verde delle ville” (Astaldi). Precipita ineluttabile il tempo verso la vigilia d’Ognissanti che conclude il mese. Né può fermarlo il miele spremuto dai favi; né il tronco del boscaiolo.

Ottobre è un mese, una partizione del tempo; e il tempo si coniuga con lo spazio…

IL TEMPO E LO SPAZIO
Che cos’è lo spazio? Quello dello spazio, invero, è un problema filosofico, diversamente risolto dai vari pensatori. Senza addentrarci nella questione, basterà qui definire lo spazio (fisico) come l’estensione illimitata in tutte le direzioni. In altri termini, è il luogo senza limiti in cui appaiono collocati i corpi. Ma si intende per spazio anche l’estensione in cui si trova l’atmosfera o la materia interstellare e in cui si muovono gli astri. Si parla, quindi, di spazio cosmico, di spazio siderale.  
Operando in ambito esoterico-iniziatico, appare opportuno ricordare che le varie direzioni dello spazio (alto, basso, “intorno”) hanno, secondo la tradizione indù, delle qualità; e manifestano un loro particolare simbolismo. La spazialità orizzontale (raja) riguarda il “potere” sulla materialità, l’espansione appunto soltanto orizzontale. La direzione verso il basso (tamas) è il facile abbandono alle passioni, ai vizi. La direzione verso l’alto (sattwa) è la via spirituale, la via verso la Luce, che dovrebbe essere perseguita dall’iniziato.

Passando al tempo, vengono subito in mente le parole di Agostino d’Ippona: “Che cos’è il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se cerco di spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so”. Anche sulla natura e l’essenza del tempo l’elaborazione filosofica (ed anche quella della scienza) hanno molto dibattuto. Si vede quindi il tempo (che scorre, che passa) in contrapposizione alla immobile eternità dell’Essere; si parla di soggettività del tempo (si vive il presente essendovici collocati; e si vive il passato con la memoria e il futuro con la progettualità, l’immaginazione, l’attesa); si parla di tempo lineare e di tempo ciclico. Possiamo in questa sede, semplicemente, proporre questa definizione: il tempo è la misura del perdurare delle cose mutevoli e la ritmica successione delle fasi in cui si svolge il divenire della natura; ma – aggiungiamo – anche in cui si snoda la storia.

Il tempo, poi, si coniuga con lo spazio. Ai miei occhi di astrologo, ad esempio, lo spazio è il cielo che “contiene” gli astri i quali, con il loro moto, scandiscono il tempo. Il sole misura il giorno (dì e notte), ma anche l’anno (con i solstizi e gli equinozi che segnano le stagioni); la luna misura il mese; le rivoluzioni di pianeti e stelle hanno una periodicità). E la velocità – altro esempio – è la misura dello spazio percorso in un certo tempo. Possiamo ancora dire che il tempo consuma tutte le cose. Qualunque cosa “cada” nel tempo (e quindi nella storia) ha una nascita, uno sviluppo ed una fine. Queste verità sono rispecchiate nel mito: Saturno-Chronos che divora i suoi figli è appunto simbolo del tempo che consuma tutte le cose. E non si dimentichi che Chronos è figlio di Urano, che simboleggia lo spazio (il cielo). E Urano-spazio viene evirato da Saturno-Chronos (il tempo, ancora, rende “impotente” lo spazio). Il rapporto spazio-tempo viene peraltro “composto” in uno spazio particolare: lo spazio sacro. E lo spazio sacro è il tempio. Nel tempio si compiono i riti; e i riti riattualizzano i miti attraverso azioni simboliche, rendendo così presenti “qui ed ora” delle Realtà che, per loro natura, sono al di fuori del tempo.

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