Camere di conciliazione e camere arbitrali promosse dall’Avvocatura su tutto il territorio, per garantire un migliore servizio giustizia di prossimità ai cittadini, davanti alla sempre più evidente abdicazione da parte dello Stato.
“Gli Ordini forensi hanno già costituito 122 Organismi di conciliazione e 16 Camere arbitrali. Un buon risultato, con margini di ulteriore miglioramento, pur nelle condizioni di difficoltà nelle quali l’Avvocatura è costretta ad agire”.
Lo ha riferito oggi il presidente del Consiglio Nazionale Forense, Guido Alpa, aprendo i lavori a Roma della riunione dei presidenti degli Ordini distrettuali.
“ Questi numeri dimostrano che l’Avvocatura responsabilmente assolve a un ruolo suppletivo per garantire ai cittadini un servizio essenziale dello Stato, oggetto spesso di riforme non ponderate e non condivise con gli operatori. Esempio ne è la mediazione obbligatoria, che l’Unione europea non impone. Tuttavia gli Ordini forensi hanno organizzato un servizio ramificato sul territorio che occorre valorizzare, perché è garanzia di preparazione e qualità”.
Il prossimo passo, ha detto Alpa ai presidenti, è quello di potenziare la presenza delle Camere arbitrali. Al ministero della giustizia, infatti, si profila l’ipotesi, che l’Avvocatura vedrebbe con favore, di introdurre la cosiddetta translatio iudicii: ossia la possibilità per il giudice, su richiesta congiunta delle parti, di rimettere ad un arbitro o collegio arbitrale la causa che stenta a procedere, salvando l’attività compiuta in tribunale.
“Il CNF è a disposizione degli Ordini per coadiuvarli nell’organizzazione di questi organismi” ha ribadito Alpa.
Nel corso della riunione si è affrontato il tema, introdotto dal consigliere tesoriere Lucio Del Paggio, dell’assicurazione obbligatoria per gli avvocati, prevista dalla legge forense.
Il confronto avviato oggi, al quale intervenuta anche la Cassa forense, è stato utile per verificare la fattibilità delle diverse ipotesi in campo: polizze collettive oppure convenzioni quadro ad adesione volontaria, con l’obiettivo di garantire condizioni a garanzia dei cittadini e non eccessivamente onerose per gli avvocati.
La maggior parte degli interventi è stata favorevole alla ipotesi di una polizza collettiva, ipotesi che il CNF approfondirà in attesa dell’adozione da parte del Ministero del decreto che deve fissare condizioni minime e massimali.