Il Consiglio Nazionale Forense esprime ferma condanna del barbaro omicidio del Collega Tahir Elci, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Diyarbakir, nonché il cordoglio e la solidarietà dell’intera Avvocatura italiana per la morte di un Avvocato che ha dedicato la propria vita alla Pace, alla Fratellanza ed alla Difesa dei Diritti Umani.
Un forte legame di Amicizia unisce il CNF all’Unione degli Ordini Forensi Turchi, testimoniato dall’intervento del Consiglio Nazionale il 5 settembre scorso ad Ankara, in occasione della inaugurazione dell’anno giudiziario organizzata dall’Avvocatura turca e dalla successiva visita a Roma della loro Delegazione il 21 ottobre scorso.
Il fondamentale ruolo svolto dagli avvocati turchi per la difesa della democrazia e delle libertà è stato pagato con l’assassinio del collega Tahir Elci.
Sappiamo che il presidente dell’Unione nazionale e i presidenti degli Ordini forensi locali turchi, che hanno appreso la notizia con sgomento, si stanno recando a Diyarbakir proprio in queste ore.
L’Avvocatura italiana unitamente alle altre avvocature intende continuare a sostenere in ogni modo la battaglia degli avvocati turchi per la difesa dei diritti fondamentali.
“Gli avvocati sono sempre in prima linea a difesa dei cittadini e della società civile.
Dolore per il collega curdo Elci, che ha pagato con la vita il suo impegno per i diritti del suo popolo”.
Ha dichiarato il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini.
“Elci – ha continuato Pansini- ha messo a disposizione dell’ideale di un intero popolo che ha una nazione ma non uno stato la sua persona, battendosi nelle piazze e nelle aule di tribunale.
La situazione in Turchia provoca grande preoccupazione, per gli attacchi alle libertá civili. In nessun caso si possono comprimere le libertá individuali in nome dell’interesse dello Stato.Più in generale, nella complessità della situazione mondiale e della minaccia dell’estremismo violento e sanguinario, i provvedimenti contro il terrorismo non devono eccedere sino alla riduzione o addirittura alla negazione dei fondamentali principi della democrazia e della convivenza civile”.
“Cedere in questo senso equivarrebbe a riportare indietro le lancette del tempo, vanificando decenni di progresso e impegno civile” ha concluso Pansini.