TORINO. Dopo la “prima parigina” approda a Torino, fino al 9 gennaio, la mostra “Icone” che ricostruisce la carriera artistica di Gus Van Sant, tra i più interessanti registi statunitensi della scena indipendente, ma capace di confrontarsi in più occasioni con le grandi produzioni hollywoodiane: dalle polaroid degli inizi, agli acquerelli, passando per i dipinti e i cut-up fotografici.

Al centro, naturalmente, il suo cinema, con le numerose influenze letterarie, artistiche e musicali che lo contraddistinguono. La mostra, al Museo Nazionale del Cinema (che la produce insieme a la Cinémathèque française di Parigi e la Cinémathèque de Lausanne), tocca le molteplici discipline indagate dal regista di Elephant: fotografia, cinema, pittura e musica. I materiali esposti, eterogenei e preziosi, sono oltre 180 e comprendono stampe fotografiche originali, disegni preparatori per i lungometraggi (in parte non realizzati), cortometraggi inediti, video musicali, making-of e montaggi con le sequenze più celebri e rappresentative tratte dai suoi film. Elementi comuni a tutti i linguaggi sono il paesaggio urbano di Portland (dove vive), gli spazi desertici, le visioni intermittenti, una certa percezione alterata della giovinezza, che apprende dalla vicinanza alle istanze della beat generation.  

Di Golem

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