La Lega Nord è un male che affligge l’Italia, ma non perché l’unità d’Italia non possa essere messa in discussione; la mente è fatta per pensare (è forse vietato sostenere che Shakespeare o Omero non siano mai esistiti e discutere di questo?). Porre limiti, censurare il pensiero è sempre atto odioso e tale da ridurre in schiavitù l’essere umano.
Personalmente non sono affatto sconvolto dall’idea di una divisione dell’Italia di oggi, proiezione di una lunghissima, intricata, gloriosa e, per molti versi, affascinante storia pregressa, in tre importanti realtà, con connotazioni anche più radicali rispetto al tanto sofferto federalismo. Qualcosa come una Repubblica Cisalpina (Milano); una Unione delle Regioni Centrali (Firenze) e una Repubblica Partenopea (beh inutile dire il capoluogo); ferma restando la centralità di Roma (la Grande Roma, naturalmente, di più vaste dimensioni), quale punto di riferimento dei Valori del Paese e titolare della soggettività italiana nei confronti dell’Europa e del Mondo, nella sua investitura, appunto, di Città del Mondo. Tre “macroaree” unite da forti vincoli per il massimo sviluppo in tutti i campi, attraverso vie pur diverse, ma non antagoniste, bensì cooperanti e virtuosamente concorrenziali (v. il mio art. “L’ITALIA COMPIE 150 ANNI: proposta eccentrica e semiseria di un evento celebrativo” del 21.1.2011, sul giornale telematico IL PARLAMENTARE www.ilparlamentare.it/ in rubrica “POLITICA”).
Il “male” della Lega è insito nello sfruttamento che essa opera di cittadini della piccola borghesia di poche pretese, di poche comunicazioni con la vita politica, e (pertanto) timorosi e fortemente arroccati sui propri interessi, con argomenti specificamente finalizzati, come ad esempio “la lotta all’immigrazione” alla quale (a meno che non sono bauscia proprio – ma qualcuno lo è) non credono neanche loro (Castelli in tivvù lo confessò apertamente), atteso che tutta l’Europa (tanto per stare nei dintorni) è oggetto di vere e proprie migrazioni di popoli, piuttosto che porre serie basi per confrontarsi e trattare dialetticamente il fenomeno; lo sfruttamento dei “vecchietti”, con la (elettoralmente strepitosa, ma socialmente inutile e dannosa) “lotta per le pensioni”; ben sapendo che la questione riguarda cambiamenti epocali nel rapporto lavoro-previdenza per l’anzianità, in tutto il Mondo a questo punto.
Tutto questo finalizzato a “fare cassa”, cioè quanto meno prendere voti per canalizzarli negli interessi (anche ittici – v. il Mondo del Trota) dei dirigenti (beh anche la brutale moneta, in verità, non dispiace a nessuno – v. il loro giornale, le feste varie e altre piccole e grandi parrocchie). Così come allo stesso fine è indirizzato l’appoggio (pressoché) indiscusso al “Partito del Premier” (atteggiamento, a sua volta riciclato in mille salse per i “piccolini” della quotidianità, i bauscia e i vecchietti).
E ci sono poi le minacce (chi non è con me è contro di me; le pedate nel sedere ai media e così via) e le blandizie (un Nord ricco e “chiuso” non può che allettare “chi è del Nord”, tanto il Senatùr i voti li prende solo al Nord).
A tutto questo non è estraneo l’inciucio della Sinistra che, per rincorrere qualche voto in più che può arrivare da quella parte se si mostra accondiscendente, rinunzia alle proprie idee, ai propri principi che (con i correttivi dovuti all’evolversi dei tempi) avrebbero dovuto farne una forza credibile e di respiro culturale e sociale internazionale (altro che le feste delle varie Caronno Pertusella).
Già, ma la Sinistra dove è più? Un altro male dell’Italia. E qui bisogna aprire e chiudere una parentesi; essa non ha forse abbozzato anche con la (mancata) attuazione di regole per scongiurare il conflitto di interessi? Con la (mancata) intransigente opposizione alla “porcellum” e poi irrinunziabile abrogazione della stessa? Con la (mancata) riduzione del numero dei parlamentari, delle prebende, dei vitalizi, dei vantaggi? Col chiudere un occhio, anzi tutti e due sull’entrata in Parlamento e nelle Istituzioni, di mantenute, prostitute, amanti, amichetti ecc. tutto con il miraggio di “avvalersene” una volta conquistato il potere (stessa logica dei loro avversari; dov’è allora la differenza?); guadagnando 100 in furbizia di bottega, e perdendo 1000 in tono, forza ideale e idoneità alla conduzione dello Stato.
Povera Italia, sì! Ma la Lega non è il maggiore dei suoi mali, anche perché, ora che tutta la famiglia Bossi è sistemata (quelle degli altri caporioni sono in via di sistemazione) e Rosy Mauro si è saziata (almeno per il momento) di polenta e di osei, forse si è un po’ allentata la tensione.
E neanche l’imbelle Governo Berlusconi (e dei suoi accoliti e mercenari) è il peggiore dei mali, pur essendo a livelli top (ne abbiamo tanto parlato in numerosi articoli su GOLEM, molte appostazioni su Facebook ed altri network, inutile ripetere sempre le stesse cose – come fanno Bersani, Casini, Di Pietro ed altri che hanno ancora l’insana abitudine di attaccare il disco – ed aggiungere altro qui); e ahimé, neanche l’insulsa e sbandata Opposizione (anche di questo si è molto parlato e, or ora si è fatto cenno alla Sinistra in generale), a sua volta a livelli top, per quanto un gradino al di sotto del Governo “del fare”.
Il cinismo della speculazione internazionale che ci sta affossando? Sì è un grosso guaio, che riguarda tutti, peraltro, i Paesi più deboli in particolare, tra cui noi, ma non solo noi. Qui c’è di peggio.
La Criminalità Organizzata allora? Rimando in proposito ad un mio post un po’ datato, ma nell’insieme ancora di una certa validità, sul mio vecchio blog ALGOR’S http://literary-algor.blogspot.com/ “I MALI DELL’ITALIA in 12 punti” del 1.12.2007 (parliamo di 4 anni fa, Premier era Prodi – il Prodi II), dove metto al 12° posto Mafia, Camorra e ‘Ndrangheta, dopo (nell’ordine) l’Unità d’Italia, soprattutto per l’ottica espansiva e militarista con cui è stata realizzata, il vassallaggio verso USA e Vaticano, lo sfruttamento del Nord sul Sud, il regresso apatico e fortemente diffuso del Sud, la corruzione, incapacità e collusione con la criminalità organizzata della Pubblica Amministrazione, l’inaffidabilità e inefficienza della Giustizia, l’inconsistenza della Scuola, dell’Università e della Ricerca, lo strapotere e l’arroganza delle lobbies e logge massoniche, il nanismo psicologico della nostra classe dirigente, l’assoluta mancanza, nel corpo sociale, di dignità, senso del dovere e altruismo, l’insulsaggine e asservimento della Stampa.
Ma nessuno di questi mali può definirsi dominante; sì alcuni riferimenti adombrano il discorso finale al quale voglio arrivare, ma nessuno ha la palma del primato.
Parliamo, forse della pesante ingerenza della Chiesa negli affari interni dello Stato Italiano? Certamente grave ed oppressiva, tante volte s’è detto. Ma c’è di più, secondo il mio punto di vista, naturalmente.
“Ma allora, di grazia, una volta per tutte, vuoi dirci di che cosa parliamo?” Già mi pare di sentire la voce concitata ed ansiosa di qualcuno dei miei lettori, ma deve essere, certo, il mio Super-io che esagera; così come è sempre lui che mi fa assaporare questo momento di suspense, come se si trattasse, qui, della trama di un thriller. Ma devo presto schiodarmi, prima che (sempre) qualcuno dei miei lettori non accarezzi piuttosto l’idea di menarmi.
Non portiamola più tanto per le lunghe:
a mio parere, il male che più devasta l’Italia e, costi quel che costi, è assolutamente da estirpare, lottando con le unghie e con i denti, è LA CORRUZIONE, ma non quella del codice penale, diciamo quella del Codice Morale, per intenderci, che è entrata come un virus nel DNA del nostro Paese.
Parlo dei giornalisti pennivendoli (per carità di Patria mi astengo dall’elencarli, ma chi legge sa interpretare); basta vedere quanto devono arrancare e sbracciarsi quelli che, al contrario, pennivendoli non sono. Parlo degli Scilipoti che vengono additati ad esempio per i giovani, e se qualcuno si sottrae dall’ approfittarne, come seguace o maestro, viene indicato quale sciocco, stupido, fallito, mediocre, patetico; parlo dei posti, degli affari, degli appalti, dei faccendieri (belle donne, belle macchine, vita lussuosa), invece chi è fuori dalla P-di turno, vita grama, macchina da rottamare, la vicina della porta accanto, ma non è questo il punto. Il punto è che chi è dentro è bravo, bello, intelligente, ricco (nei Paesi Anglosassoni si direbbe WASP) e chi è fuori sfigato, sporco, brutto, cretino, citrullo, deficiente, morto di fame e così via.
La domanda è: ma possibile che non si può essere (l’equivalente di) WASP in Italia; qualche anno fa (2002) creai un nuovo termine, più attinente, al riguardo, BISCO (belli, intelligenti, sani, colti, organizzati), in uno “scherzo” poetico (e, significativamente, lo “scherzo” poetico si intitolava “I care”) senza appartenere alla casta, cosca, combriccola, loggia, parrocchia, come volete chiamarla?
La risposta è: teoricamente si può, ma è molto, molto, molto difficile.
Eh… non è mica facile, non può essere facile risolvere il “giallo” qua, atteso che parliamo del “male maggiore”, quasi il “male assoluto”. Basta guardare quanti parlamentari sono sotto processo, o addirittura condannati per fatti gravissimi e non fanno una piega, continuano la loro vita come se nulla fosse; e tutto questo sotto gli occhi e con la piena consapevolezza e sostanziale acquiescenza del corpo sociale. Perché? Perché è il corpo sociale ad essere malato, dico io, dal mio punto di vista.
Segnalo qui un fenomeno tutto italiano: l’emarginazione, tranne sporadici recuperi per interessi di botteghino e pancia piena, di Premi Oscar (sapete a chi mi riferisco) e Premi Nobel, addirittura (anche qui sapete a chi mi riferisco). I modelli qui sono altri; tanto per buttarla lì, prendiamo, a caso, le sorelle Pivetti, intelligenti, per carità, e brave, magari un tantino arriviste, ma è pur vero che, nella vita, bisogna sgomitare; ebbene esse, nella pancia del cavallo di Troia bossiano, sono entrate nei passi carrai di Cinecittà, Mediaset ecc. e non ne sono più uscite.
Quelle sì, ci sanno fare – è il messaggio.
Lasciamo stare le Olgettine; prendiamo piuttosto le non-Olgettine, alle quali i genitori (i genitori nel senso di mamma e papà, quelli veri!) dicono: “ma che aspetti? Le altre sono già al primo round, muoviti, perdi il treno!”
IL FATTO QUOTIDIANO 4.11.2011 “Quella sera ad Arcore fummo umiliate” Chiara Danese, parte civile contro Fede, Lele e tutti gli altri tedofori del bunga-bunga, rilascia un’intervista vagamente accusatoria contro il Premier (soprattutto per quanto riguarda la tanto sbandierata “eleganza” delle sue cene, per la verità; persino gli anellini di Tiffany erano chincaglieria); però lei stessa dice che, con l’amica Ambra (che si tiene un po’ defilata, il cognome è nell’articolo), cercavano di avere raccomandazioni e vantaggi, scavalcando le altre, per accedere a Miss Italia e alle meteorine, e che lasciava fare al suo agente che mandava sms affettuosi a Fede.
Convenienza dell’intervista? “ Un po’ di pubblicità non guasta” ti avrà detto qualcuno (foto ad effetto, con l”umiliata” sullo sfondo, in primo piano la sua avvocatessa, agnostica, ma generalizzata, manca solo l’indirizzo dello studio). Non era forse meglio andarsene alla ricerca di tartufi nel Verbano (una volta passata la buriana)?
Eh questa è l’Italia!
“Non fatevi raccomandare, non chiedete niente a nessuno, cercate di farcela da soli” diceva Eduardo. Sì buonanotte!
Ci sarebbe tanto altro da dire, ma tiriamo qui le fila del discorso, prendendo come riferimento emblematico il recente tesseramento PDL, andato, a quanto comunicano i preposti, abbastanza bene (grazie anche al dimezzamento del contributo per la tessera).
Il PDL nelle ammaccate condizioni in cui attualmente si trova… 1 milione e ½ di tesserati? E’ un boom! Come mai? Si respira aria da “ultima chiamata…” (come dice ‘u ragazzo là… beh lasciamo perdere).
Fatta salva l’anima benedetta di quei 3 o 4 in buona fede e dotati di encomiabile entusiasmo (alla Cicchitto, diciamo, con l’augurio, per loro, che non diventino anch’essi somarelli di fatica, sempre pazienti e fedeli con biada giusto q.b.), per gli altri, se è vero, almeno in buona parte, quanto si è sopra detto, si tratta di battere il ferro finché è caldo, finché non si smorzi l’incandescenza.
E c’è chi vuole accedere al Grande Fratello, ai quiz, ai reality, alle fiction televisive di qualunque rete pubblica o privata che sia, o comunque ai fasti di Mediaset e di Medusa Film; ci sono quelli (più di quanto non si creda) che hanno scritto libri che la Mondadori potrebbe pubblicare (si vive anche di illusioni) e, semmai, almeno Giovanardi partecipare alla presentazione, e c’è chi dice “cazzo! Qua regalano case al Colosseo”; ci sono i “disponibili per qualsicosa” (potrebbero inserirsi anche altrove, ma, diciamoci la verità, dove è meglio intrufolarsi?); molti hanno da fare concorsi statali e in altri Enti Pubblici, non è che avere in tasca la tessera, magari, aiuta? C’è chi fa baruffa per i debiti di famiglia, le femmine si strappano di mano le lenzuola dei letti del Premier, le migliori pretendono di più; e i posti? Gli affari? Gli appalti? Siamo, ormai, già in dirittura d’arrivo per la “rottamazione” dei vari Bisignani, Papi, Milanese, Lavitola, Tarantino ecc., il business vive rinnovandosi continuamente; e per quanto riguarda le Olgettine non si può forse parlare di terza generazione? Ormai al museo da tempo le D’Addario, Macrì, Minetti ecc. e messe in bacheca le varie Noemi, Ruby, Polanco, Began, è giunto il momento di carne fresca.
E le nomination (soprattutto se rimane la “porcellum”)? Beh… è legge naturale, chi più lecca più ha la poltrona comoda, e così via.
In che si risolve tutto questo?
Perché se si trattasse di area neutra per il Paese, O.K. vergogna e anatemi, qualche invidia e qualche gelosia, gossip alle stelle, manna per i giornali scandalistici, che pure fanno PIL, confessionali pieni, più di quanto non lo siano ristoranti ed aeroporti, per la gioia del Concistoro. Oh tempora! Oh mores! Ma nulla di più. Tutto qui.
Eh no, cari miei! Tutto questo, ahimé, significa arretratezza, scarsa credibilità, improponibilità dei nostri prodotti dell’ingegno e della fantasia all’Estero, dove fuggono i nostri intelletti più qualificati, oltre alle nostre aziende; prospettive per il futuro, per chi non si piega, prossime allo zero, qualità della vita, con scarsa informazione, scarsa giustizia, crescita, a sua volta, prossima allo zero, sempre più degradata; libertà e diritti sempre più compressi, ma quello che più allarma, acquiescenza acritica e sostanzialmente ebete, a tutto questo, sempre più marcata; e scusate se è poco. Avete visto come la mette il Gran Capo (scusami Angelino, ma per me il Number One è sempre lui)? “In Italia i ristoranti sono pieni, gli aeroporti pure, ma che vogliono ‘sti Partners?”
Bene, bene, bene! Anzi male! E ‘mo come lo concludo ‘st’articolo?
Ci ho pensato un bel po’. Beh, in effetti non lo concludo. Il “giallo” è ancora aperto…