Per la biologia marina risulta tassonomicamente definita quale Megaptera Novaeangliae, già nel 1781, da Georg Henrich Borowski. Un naturalista tedesco, il quale ha certamente fornito qualche ragione in più, british understatement, per chiamarla balena dal dorso incurvato, o addirittura gobbo. Ma si tratta di una schiena segnata da milioni di anni di evoluzione e adattamento al mare, una schiena che dalla superficie appare fortemente incurvata, come accade per i nuotatori e i divers quando si immergono.
La gobba dell’immersione rapida devono averla intravista per primi, nella furia della caccia, i ramponieri di Nantucket che quasi estinsero la specie nel XIX secolo. Siamo apprezzati e rispettati nel mondo per la nostra gloriosa e antica marineria, però gli oceani sono tuttora anglosassoni, e parlano inglese.
Così, volendo conoscerle da vicino avrete deciso di partire per andare a balene Humpback, ma con intenzioni migliori di quelle di Herman Melville e del Pequod. E dove cercare le tranquille Humpback Whales? Lasciate stare la Nuova Inghilterra, i Banchi di Terranova che non esistono più, ed anche l’altro lato del continente nordamericano. Mari freddi, spesso agitati, dove possono immergersi solo i professionisti. Se vi accontentate di una conoscenza a distanza, se pensate che gli incontri ravvicinati nell’elemento che è loro –-gli oceani del nostro affaticato pianeta– siano fuori portata, ebbene sappiamo tutti che fotografare le balene è facile, anzi è trendy e correct. Potete farlo anche nel Mar Ligure, e non troppo al largo di Genova e San Remo. Basta non aver paura del mal di mare, e neppure del mare, quando si ingrossa e vi accorgete che il vostro battello somiglia a una scialuppa, mentre voi magari siete abituati solo alle insensibili meganavi da crociera. “Insensibili” a beccheggio e rollio, ovviamente.
Dunque se siete tentati dall’esperienza di nuotare insieme con le balene, e magari a distanza di pochi metri da una mamma con il suo cucciolo grande quanto una Smart, preparate il bagaglio per il Regno di Tonga, circa quattro ore di volo a nord di Auckland, Nuova Zelanda. Gli arcipelaghi principali si dispiegano su una superficie oceanica di 700.000 kmq, per una lunghezza di 800. Da Nuku’alofa, città capitale dell’isola Tongatapu (residenza della famiglia reale), vi imbarcherete sul volo locale per il gruppo Vava’u (60 minuti circa). A parte i costi per arrivare fino a Tonga, il conto della gita a balene sarà meno salato dell’oceano che vi sta aspettando. Parecchio inferiore, insomma, a quanto immaginate. La stagione giusta è quella asciutta, che corrisponde alla nostra piena estate, per evitare il fastidio delle zanzare. Tonga si colloca tra il Tropico del Capricorno e l’Equatore: durante l’anno la temperatura media non supera i 29-30 gradi. Portate con voi l’indispensabile, farmaci inclusi.
L’attrezzatura sub parte con voi dall’Italia, oppure acquistatela in Nuova Zelanda. Niente bombole, non occorre l’abilitazione PADI. Avete bisogno soltanto di una muta leggera, anche non integrale, di una maschera di buona qualità con boccaglio da snorkeling, e di un paio di pinne (galleggianti, se possibile). Poi c’è l’attrezzatura psicologica e fisica. Non dovete temere l’oceano, che tra i cays degli arcipelaghi locali è di solito tranquillo e non particolarmente freddo. Una volta scesi in acqua il battello d’appoggio si allontana per non allarmare i cetacei, e vi segue da un mezzo miglio di distanza. Comunque il vostro assistente nella piscina sotto casa vi avrà decretato una buona acquaticità (come dicono i tecnici) perché le 8-10 persone che formano il gruppo nuotano svelte. L’età non conta, cuore e pressione devono essere a posto. Vi fanno un test di nuoto open waters già il primo giorno, pochi minuti prima di scendere in acqua per avvicinarvi a un gruppo di bus che galleggia qualche metro sotto la superficie, cioè le balene. No, non battete le pinne fuori dall’acqua e non fate rumore, nemmeno schiuma. Se no le spaventerete e se ne andranno. Dato che nella metà bagnata del mondo –l’Oceano Pacifico– conta solo il parere di australiani e neozelandesi, i quali sono giustamente piuttosto esigenti, se loro vi daranno l’ok potrete andare in sicurezza.