I sindaci di Forte dei Marmi, di Capriate (Bergamo), di Lucca, di Santa Maria di Cittadella (Padova) insieme al candidato della Lega su Bologna e a molti altri hanno dichiarato guerra all’invasore della tavola: il temutissimo kebab.

Mangiare italiano è la parola d’ordine dei razzisti gastronomici che sventolano il tovagliolo tricolore dinnanzi alle odiate pietanze straniere. Ma c’è di più, infatti costoro si appellano all’art. 54 del Testo Unico Enti Locali secondo cui si adottano tali provvedimenti per “eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana”. Dunque il kebab è nemico della salute e dell’ordine, si insinua nella nostra dieta e sprigiona il colesterolo, diminuendo la nostra aspettativa di vita. La risposta allo strapotere dell’infedele vivanda è la restaurazione di un regime alimentare fatto di salame, mortadella, polenta, latticini e lardo di colonnata, insomma prodotti tipici ad alta digeribilità. È per questo che nei menù di McDonald’s sono stati introdotti hamburger di pura carne italiana che non minacciano il nostro organismo e per lo stesso motivo saranno abolite le birre straniere e verranno introdotte la pizza celtica e l’aragosta padana. In realtà dietro questo veto si cela una manovra per aumentare i trasporti, infatti da oggi in poi saremo costretti a mangiare la carbonara a Roma, il panettone a Milano e a prendere il caffè a Napoli.

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