Sono andata al cinema curiosa, convinta di vedere un dramma epico, pieno di animali, effetti tsunamici, frasi bibliche. Ero preparata a una rivisitazione, ci sono andata sulla fiducia, certa che Russel Crowe e Antony Hopkins non mi avrebbero delusa. Non avrei mai immaginato di assistere alla proiezione dei Fantastici Quattro nell’anno biblico 1656 dalla Creazione!
È stata una vera sorpresa scoprire che Ben Grimm, La Cosa del Fantastico gruppo, avesse collaborato alla costruzione dell’Arca! Partiamo dall’inizio, cioè, non proprio dalla Creazione, ma da Noè. Intanto lui si è messo in testa di essere Mister Fantastic all’età del ferro e di avere lui e lui soltanto l’account del Creatore che intende distruggere l’umanità. Vestito col montgomery, conduce con mano sicura verso la salvezza il restante quartetto della sua famiglia, composto dalla sua consorte (la Donna Invisibile in leggings), dai suoi due figli Sem e Cam e da un neonato non ancora divezzo. La Donna Invisibile inutilmente tenta di convincerlo che è una follia mettersi in viaggio per deserti e pianure, senza nemmeno un thermos d’acqua, con i cattivoni che li inseguono, un neonato poppante e una bambina ferita che nel frattempo hanno raccolto per strada, per raggiungere il nonno di Noè, Matusalemme, che li illuminerà sul da farsi: lui non la vede, per l’appunto, e neanche la sente!
Mister Fantastic è l’unto del Signore e tira dritto per la sua strada, con il fardello dei suoi traumi infantili e le sue allucinazioni. Gli antipsicotici a quel tempo ancora non li avevano inventati. Durante il viaggio incontrano i cloni della Cosa dei Fantastici Quattro, uomini fatti di roccia che anziché arancione è grigia, (si sa, a quei tempi non avevano la TV a colori), Uomini Roccia delle dimensioni di Giant Man, con tanto di vocione cavernoso, i quali, dopo un’iniziale baruffa, diventano loro amici. Matusalemme, che avrebbe dovuto essere quello che chiariva le idee a tutti, è Antony Hopkins, che smessi gli sfarzosi panni di Odino, indossa gli stracci di un fossile biblico. La cosa non deve avergli fatto piacere, perché per tutto il film ha continuato a gridare ai quattro venti che vuole mangiare le sue bacche. Le bacche non si trovano, ma il vecchietto è in fissa e sogna una bacca, proprio come Scrat, il protoscoiattolo dell’Era Glaciale, brama la sua ghianda. Insomma, una volta che sei stato Psyco, non riesci più a liberartene tanto facilmente! Solo perché ha avuto qualche incubo, Noè- Mister Fantastic si convince che ci sarà il Diluvio e comincia a costruire l’Arca. È in questo momento che si converte alla causa vegana e comincia a salvare tutti gli animali. Fin qua nulla da eccepire, anzi!
Purtroppo però il sacro furore gli prende la mano, Noè, dopo qualche frame, diventa un ecoterrorista e con la stessa foga si mette a desiderare l’estinzione totale dell’Umanità, famiglia compresa. I figli, diventati ormai ragazzotti, non ci stanno. Il primo figlio, Sem, durante un picnic nei boschi, ha messo allegramente incinta la giovane moglie in un momento molto opportuno, cioè alla vigilia della fine del mondo. Noè, il bravo nonnino, gli ha già detto che per impedire la propagazione della Specie, farà fuori il nascituro, se femmina: sempre fortunate, noi donne! La Donna invisibile non ci sta a farsi trucidare la nipotina sotto gli occhi e protesta veementemente, ma lui non la vede neanche! Il secondo figlio di Noè, Cam, poveretto, prima di morire vorrebbe almeno provare l’ebbrezza di una santa scopata e invece no. Il suo destino è di diventare vecchio e seppellire tutta la famiglia, perché l’umanità deve estinguersi per volere divino, sempre secondo Noè – Mister Fantastic. Cam non è d’accordo sulla prospettiva poco allegra di una vita intera di pippe, (che poi, se ha preso dal bisnonno Matusalemme, si prospetta per giunta lunghissima), e si ribella.
È a questo punto che scoppia il diluvio e… SORPRESA! Qui il regista Daren Aronofsky dà il meglio di sé: i cloni di Ben Grimm si squartano in due e, senza nemmeno dover gridare “FIAMMA!” diventano… i cloni della Torcia Umana dei Fantastici Quattro! Cavolo! Questo non sarebbe venuto in mente neanche a Stan Lee in persona (a proposito, dov’era il suo cameo?)! Il film sembra quasi finito. L’Arca di Noè s’incaglia sullo scoglio, peggio della Concordia di Schettino (a discolpa di Noè tuttavia c’è da dire che lui, a differenza di Schettino, non disponeva della carta nautica dei fondali, e neanche di uno straccio di timone!), gli animali scendono sulla Terra e sopravvivono.
Le nipotine (sono due gemelle, “abundantis in abudantum”!) nascono e Noè, stravolto, fa la sua ultima apparizione con barba, capelli bianchi e occhi sgranati che somiglia in modo impressionante a Beppe Grillo! Ti aspetteresti una tirata su Renzi e invece lui che fa? Piange. E perché piange? Perché ha deluso Dio, avendo risparmiato le nasciture e non essendo quindi riuscito a impedire la propagazione dell’umanità. Ma scherziamo? Io mi vergogno spessissimo di far parte della Specie Umana, però, volete mettere? Siamo anche capaci di produrre meraviglie! Cosa sarebbe la Terra senza la Pietà di Michelangelo, la Gioconda di Leonardo, la musica di Bruce Springsteen e i fumetti di Captain America?
A proposito, io sono fanatica dei supereroi Marvel, ma quando vado a vedere Noè non mi aspetto di trovarli nel plot! Insomma, chi ha sceneggiato ha fatto un po’ di confusione. Non capisco il motivo per cui attori del livello di Russel Crowe e di Antony Hopkins abbiano accettato un ingaggio in un film del genere! Forse erano a corto di spiccioli per pagare il giardiniere che gli cura l’erba del campo da golf! Non ci si può fidare più nemmeno del Gladiatore e di un serial killer del calibro di Hannibal Lecter!