Messa in scena per la prima volta, e con grande successo, a Houston nel 1987, l’opera di John Adams Nixon in China ha circolato in numerosi teatri (Edimburgo, Amsterdam, Francoforte, Londra, Friburgo, Parigi, Vienna, Verona), per approdare nel febbraio del 2011 al Metropolitan: ed è questa l’edizione presentata ora in dvd dalla Nonesuch.

Opera scritta su libretto della poetessa americana Alice Goodman (che ha collaborato con Adams e Sellars anche nella Death of Klinghoffer), è nata da un’idea di Peter Sellars che sulle prime lasciò assai perplesso il compositore americano («[…] poi ho finalmente capito che era un’idea perfetta, ed era giusta per trovare una forma di mitologia nella nostra storia contemporanea»), dalla volontà di sperimentare una nuova forma di opera, capace di ricavare i propri soggetti dalla storia contemporanea, un po’ sulla falsariga della Zeitoper degli anni Venti, di scavare negli angoli più misteriosi della cronaca politica, aprendo nuove prospettive per il teatro musicale. L’opera racconta la visita che Nixon fece nel 1972 a Mao Tse-tung, rompendo formalmente le barrire tra Cina e Stati Uniti, e modificando improvvisamente lo scenario politico internazionale. E sottolinea il rilievo mediatico dato all’evento, che dimostrò per la prima volta come i mezzi di comunicazione giocassero ormai ruolo fondamentale nella definizione degli scenari politici in un mondo in via di globalizzazione. La matrice minimal della musica di John Adams si ibrida, in questa partitura, con una densa scrittura armonica, una ricca orchestrazione, un carattere espansivo delle linee melodiche, un discorso musicale assai più vario, espressivo e articolato rispetto al primo minimalismo. Una musica già post-moderna, anche se, ascoltata oggi, suona decisamente meno graffiante e innovativa che negli anni Ottanta. La produzione del Met riprende il team della prima del 1987, con la scenografia di Adrianne Lobel, i costumi di Dunya Ramicova, le luci di James F. Ingalls, le coreografie di Mark Morris. La regia di Sellars gioca molto sugli stereotipi del servizio televisivo, che mostra l’arrivo del jet americano all’aeroporto di Pechino, i canti e i balletti rivoluzionari, ma indugia anche sugli aspetti psicologici dei personaggi, nei colloqui politici, nei dialoghi tra Nixon e la moglie Pat, nei deliri della signora Mao (in un’aria ottimamente interpretata da Kathleen Kim, aria di coloratura, isterica, dalla tessitura acutissima, piena di invettive antiborghesi: «I am the wife of Mao Tse-tung»), nelle riflessioni di Nixon nella sua ultima notte a Pechino. A interpretare Nixon è ancora James Maddalena, lo stesso baritono che aveva tenuto a battesimo l’opera nel 1987 (e poi ancora interpretata alla English National Opera, ad Amsterdam, alla Brooklyn Academy of Music), ottimo attore, ma vocalmente ormai alla frutta. Janis Kelly affronta con disinvoltura le difficoltà vocali ed espressive della parte di Pat, il tenore Robert Brubaker è un Mao ambiguo, enigmatico, perso nelle proprie elucubrazioni filosofiche, Richard Paul Fink un Kissinger dai contorni buffoneschi, Russell Braun un autorevole Chou En-lai.
Nixon in China
di John Adams
Interpreti: James Maddalena , Janis Kelly, Kathleen Kim, Robert Brubaker, Russell Braun, Richard Paul Fink.
Regia: Peter Sellars
The Metropolitan Opera Orchestra, Chorus and Ballet, direttore John Adams
Dvd + Blu-ray Nonesuch 7559-8908-8


Vinci La partenope dvd dynamicLa Partenope
di Leonardo Vinci
Intepreti: Sonia Prina, Maria Grazia Schiavo, Maria Ercolano, Eufemia Tufano, Stefano Ferrari, Charles do Santos
I Turchini, direttore Antonio Florio
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Leonardo Vinci (1690-1730) è stato uno dei massimi esponenti della scuola operistica napoletana, allievo di Gaetano Greco al Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, maestro di cappella presso Paolo di Sangro, principe di Sansevero, celebrato per opere come Li zite ‘n galera, La mogliera fedele, La festa di Bacco. A Roma, nel 1724, fece rappresentare il Farnace, su libretto d’Antonio Maria Lucchini, e l’anno a Venezia Ifigenia in Tauride, al teatro di San Giovanni Grisostomo. L’opera piacque a tal punto che gli impresari veneziani gliene chiesero una nuova, con poche settimane di tempo per completarla. La scelta cadde su Partenope e sul libretto di Silvio Stampiglia, poeta romano che era stato tra i fondatori della celebre Arcadia e uno dei più prolifici librettisti del primo Settecento. Stampiglia aveva ben chiara l’identificazione della sua eroina con la città di Napoli (dove la sirena Partenope era venerata come dea protettrice, e considerata in alcune leggende come la fondatrice della città), avendo già scritto nel 1699 un dramma per musica su questo soggetto, e poi nel 1722 una nuova versione del libretto per il teatro di San Bartolomeo a Napoli e le musiche di Domenico Natale Sarro. Nel 1725 l’opera di Vinci ebbe grande successo, ma ha dovuto poi attendere quasi tre secoli per essere riscoperta e riportata sulla scena. E questo grazie ad Antonio Florio ed al suo ensemble I Turchini, specializzato nelle musiche di scuola napoletana del Sei e Settecento, che hanno presentato La Partenope al Festival di Beaune, nel 2004, in una versione da concerto. La versione scenica è stata allestita invece a Murcia, in Spagna, nel 2011, in uno spettacolo di Gustavo Tambascio, che ricostruisce scene, balli e perfino combattimenti secondo la prassi barocca, e con una gestualità molto stilizzata. Il tutto arricchito dai sontuosi costumi di Jesús Ruiz, pieni di ori e colori sgargianti, e inquadrato nelle scene, molto “napoletane”, di Ricardo Sánchez Cuerda, con un uso accurato della prospettiva, e con vista del Vesuvio sullo sfondo. La direzione di Antonio Florio è ammirevole per energia e sottigliezza espressiva, capace di estrarre la grande melodiosità, anche un po’ languida, che pervade la partitura. Grande prova del mezzosoprano Sonia Prina, nei panni di Partenope, affiancata dalle ottime Maria Grazia Schiavi (Rosmira) e Maria Ercolano (Arsace).

Ligeti bd arthausLe grand Macabre
di György Ligeti
Interpreti: Werner Van Mechelen, Chris Merritt, Barbara Hannigan, Brian Asawa, Inés Moraleda, Ana Puche, Frode Olsen, Ning Liang
Coro e Orchestra del Grand Teatre del Liceu di Barcellona, direttore Michael Boder
Regia: Àlex Ollé e Valentina Carrasco (La Fura dels Baus)
Blu-ray disc Arthaus 108058
Dopo aver debuttato a Bruxelles nel 2009 lo spettacolare Grand Macabre della Fura dels Baus è approdato nel 2011 anche al Grand Teatre del Liceu di Barcellona, dove è stato filmato. Alex Ollé ha trasformato questa allegoria sulla fine del mondo, composta da Ligeti nel 1978, «anti-anti-opera» ambientata nell’immaginario paese di Breughelland, in un vero turbinio di invenzioni. La surreale vicenda è inquadrata all’interno di un breve film tragicomico, che mostra una donna corpulenta e disperata, chiusa in casa in uno stato di abbrutimento, stravaccata davanti alla televisione e a uno spuntino ipercalorico. Ed è una sua improvvisa congestione a dare avvio all’opera, trasformando l’immagine drammatica di lei, carponi sul pavimento, in una gigantesca scultura bianca (ispirata al trittico del Giardino delle delizie di Bosch) che domina al centro della scena. Un nudo che ruota, muove la testa, si apre e si smonta in ogni arto, offrendo infiniti varchi all’entrata e all’uscita di scena dei personaggi: gli occhi diventano finestre, i capezzoli si trasformano in grandi portelloni, dalla bocca escono strani lemuri, la testa diventa l’osservatorio di Astradamors, i due ministri escono dallo sfintere, dall’intestino i poliziotti di Gepopo – in una inequivocabile tuta marrone!. L’enorme scultura si trasfigura anche attraverso un gioco di proiezioni, che ne mostrano la radiografia, ne trasformano il volto, ne fanno ora un cielo stellato, ora una torcia incandescente. La temuta fine del mondo si risolve in una grande sbornia, e anche nel filmato finale, la congestione della donna svanisce, insieme alla sua ansia di morte, dentro la toilette, semplicemente tirando lo sciacquone, con un gesto catartico e liberatorio. La direzione di Michael Boder è vivace, precisa in ogni dettaglio, capace di cogliere il racconto febbrile e vorticoso dell’opera. E anche se il suono dell’orchestra non è sempre dei migliori, rende bene il folle mix di materiali (elementi barocchi e gregoriani, cha-cha-cha e ragtime, la rumba e la samba) e di insoliti strumenti (sirene, clacson, campanelli, armoniche a bocca) messi insieme dal compositore. Cast di prim’ordine, con il derelitto, ubriacone Piet di Chris Merritt, il tonante Astradamors di Frode Olsen, il controtenore Brian Asawa nei panni di un timoroso principe Go-Go, Inés Moraleda e Ana Puche come Amando e Amanda, e Barbara Hannigan, nel doppio ruolo di una sensuale e vaporosa Venere, calata dal cielo, e del nevrotico Gepopo, che interpreta sfoggiando tutto il suo virtuosismo vocale e sorprendenti doti atletiche.

Pergolesi bd arthausIl Flaminio
di Giovanni Battista Pergolesi
Interpreti: Juan Francisco Gatell, Laura Polverelli, Marina de Liso, Sonia Yoncheva, Serena Malfi,
Accademia Bizantina, direttore Ottavio Dantone
Regia: Michal Znaniecki
Blu-ray disc Arthaus 108067
Commedia per musica in tre atti su libretto di Gennarantonio Federico (autore anche della più celebre Serva padrona), messa in scena per la prima volta al Teatro Nuovo di Napoli nell’autunno del 1735, Il Flaminio ha un plot classico, incentrato sulla figura del ricco, imbranato Polidoro e del suo segretario Flaminio, conosciuto a tutti sotto il finto nome di Giulio. Di Flaminio si innamorano sia Agata, sorella di Polidoro, che la giovane vedova Giustina, sulla quale ha però messo gli occhi Polidoro. Partitura complessa, con pochi concertati ma ricca di originali pagine musicali, riesce a cambiare registro espressivo per ogni personaggio. La natura comica di Polidoro, che ha alcuni tratti tipici della commedia dell’arte, si intreccia con quella sentimentale degli altri protagonisti, che nelle loro arie col da capo hanno caratteri tipici dell’opera seria, e con la dimensione popolare che emerge nelle parti di Ferdinando (fidanzato di Agata) e dei due servi Checca e Vastiano (che si esprimono in dialetto), nelle venature “napoletane”, nel chitarrino che accompagna la ‘siciliana’ di Polidoro «Mentre l’erbetta», nei giochi imitativi e onomatopeici (l’imitazione del miagolio del gatto nell’aria di Vastiano «Quando voi vi arrosseggiate»; il «ti-pi-ti» del battito del cuore nel delizioso duetto dei servi «Per te ho io nel core»). Un piccolo capolavoro operistico, reso con grande finezza e vitalità dall’Accademia Bizantina diretta da Ottavio Dantone, che dà un ulteriore contributo alla riscoperta del repertorio dell’opera napoletana del Settecento. Si tratta infatti della prima registrazione mondiale, effettuata nel 2010 al Teatro di Jesi. La regia di Michal Znaniecki è essenziale, molto colorata, sempre in bilico tra sentimentalismo e ironia, attenta a sottolineare il lato metateatrale dell’opera anche con inserti di spettacoli di marionette. Ottimi cantanti e grandi attori Juan Francisco Gatell, Laura Polverelli, Marina de Liso e Serena Malfi.
 

 
Bellini Beatrice dynamicBeatrice di Tenda
di Vincenzo Bellini
Interpreti: Michele Kalmandi, Dimitra Theodossiou, José Maria Lo Monaco, Alejandro Roy, Michele Mauro, Alfio Marletta.
Orchestra e Coro del Teatro Massimo di Catania, direttore Antonio Pirolli
Regia: Henning Hermann Brockhaus
Blu-ray disc Dynamic 55675
È una delle opere meno note ed eseguite di Vincenzo Bellini. Composta nel 1833 (dopo Norma e prima dei Puritani) su libretto di Felice Romani, per il Teatro la Fenice di Venezia, Beatrice di Tenda si basa su un fatto storico che risale al 1418: Filippo Maria Visconti, duca di Milano, aveva sposato per puri motivi d’interesse Beatrice Lescaris, contessa di Tenda, donna di 20 anni più vecchia di lui ma erede dei beni accumulati dal suo defunto marito, il condottiero Facino Cane. Filippo, che aveva già una relazione con Agnese del Maino (dalla quale nel 1424 nacque la figlia Bianca Maria), decise di liberarsi della moglie accusandola di avere una tresca amorosa con Michele Orombello, colto cavaliere di Ventimiglia, costretto a confessare il tradimento sotto tortura. Beatrice e Michele furono decapitati nel castello di Binasco nel 1418. Beatrice, vero centro drammatico e musicale di questa tragedia lirica, ebbe la sua prima interprete in Giuditta Pasta, e poi entrò nel repertorio di grandi belcantiste come Joan Sutherland e Leyla Gencer. Degna erede di questa tradizione è, in questa edizione, il soprano greco Dimitra Theodossiou, che affronta con sicurezza le stratosferiche tessiture della sua parte, sfoggia grande varietà di registri espressivi, e tutto il suo repertorio di virtuosismi, sfruttando assai bene il bel registro centrale. Nonostante qualche ruvidezza negli acuti, riesce a dare al suo personaggio un grande spessore drammatico, con una declamazione incisiva e un’intensità crescente. Meno interessanti gli altri cantanti: il baritono rumeno Michele Kalmandi è un Filippo rude vocalmente e legnoso scenicamente; il mezzosoprano José Maria Lo Monaco è una Agnese senza personalità, Alejandro Roy un Orombello dalla voce potente ma non bella. Lo spettacolo firmato di Henning Brockhaus, messo in scena al Teatro Massimo di Catania nel dicembre 2010, sottolinea l’atmosfera cupa e onirica della vicenda, sfruttando una scena foderata di grigio e una torre esagonale simbolo del potere di Filippo, animandola con enigmatiche proiezioni, semplici coreografie e un campionario multicolore di costumi femminili. La lettura di Antonio Pirolli è fluida e sicura, capace di svelare la bellezza di alcune pagine in questa partitura un po’ eterogenea, che contiene da un lato alcuni elementi vocali già sperimentati in Norma, dall’altro tenta di sperimentare soluzioni nuove, ad esempio nei cori di grande forza drammatica che paiono anticipare Verdi.

Der Ring des Nibelungen
di Richard Wagner
interpreti: Günter von Kannen, John Tomlinson, Anne Evans, Siegfried JerusalemWagner dvd warner
Chor und Orchester der Bayreuther Festspiele, direttore Daniel Barenboim
Regia: Harry Kupfer
7 dvd Warner Unitel 2564 68880
La Warner celebra l’anno wagneriano con la celebre Tetralogia di Daniel Barenboim e Harry Kupfer, inaugurata a Bayreuth nel 1988 e registrata nel 1991: uno dei più bei Ring in video di tutta la discografia wagneriana. Spettacolo raffinato, fantasioso, di grande impatto emotivo, ambientato in uno spazio senza tempo, che assomiglia a un futuro post-atomico (le scene sono di Hans Schavernoch), popolato dagli ultimi sopravvissuti della specie umana. Le moderne tecnologie e gli effetti prospettici creano l’illusione di spazi sterminati, desolati, immersi in fumi e nebbie misteriose, con strane strutture metalliche e relitti vari, disseminati qua e là: la capsula spaziale nella quale vive Mime (nel Siegfried), la tana di Fafner sotto un ponte distrutto, la foresta di antenne intessuta dalle Norne (nella Götterdämmerung), una piramide metallica circondata da uno skyline futuristico per la reggia dei Ghibicunghi. Sempre originale  l’uso delle luci, come i lampeggiamenti che accompagnano la scena delle Valchirie, o i raggi laser, che creano l’effeto di una superficie liquida per le figlie del Reno (nel Rheingold), o la sagoma di un cubo rosso per rappresentare la rupe sulla quale viene fatta addormentare Brünnhilde. Kupfer imprime il suo segno distintivo anche per come muove i personaggi sulla scena: la sua regia non è per niente astratta o concettuale, è anzi molto fisica (nonostante la grazia un po’ preraffaellita di alcune figure), e richiede agli interpreti un grande impegno, quasi atletico. Al centro delle quattro opere mette sempre Wotan, rappresentato nel disperato tentativo di conservare il potere in un contesto concepito come un ineluttabile spirale di distruzione. John Tomlinson si dimostra un grande Wotan, per l’emissione possente e senza sforzo, il bel registro acuto, la declamazione drammatica, lo stupendo legato. Lo affiancano Günter von Kannen, che è uno dei migliori Alberich della storia, Linda Finnie, una Fricka di grande spessore vocale e carattere, Graham Clark, un Loge pieno di energia (in Rheingold) e un Mime subdolo e nevrotico (in Siegfried). Nadine Secunde  è una Sieglinde commovente, il tenore danese Poul Elming un Siegmund molto credibile, dal bel colore baritonale. Per non parlare dell’emissione calda e penetrante di Birgitta Svendén, nei panni di Erda, della voce copiosa, lirica e delle qualità sceniche di Anne Evans nel ruolo di, del superbo Siegfried di Siegfried Jerusalem. Insomma, un cast di prim’ordine. La direzione di Baremboim è pure esemplare, controllatissima, attenta ai dettagli timbrici e alle sfumature dinamiche, ma sempre tesa, e con un senso profondo del dramma wagneriano. Insomma sono 7 dvd, per 904 minuti di musica che letteralmente irretiscono. Per chi, alla fine non fosse ancora pago, il box contiene anche un bel documentario con interviste, a Baremboim, al regista e ai cantanti, e spezzoni delle prove.

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