Quando si parla dell’obbligo morale per i politici di dimettersi, anche se vittime di ipotetici “complotti” giudiziari, si cita spesso un insegnamento di Paolo Borsellino: non si deve solo essere onesti, ma anche apparire tali. Se questo insegnamento fosse stato ben chiaro all’elettorato, Nicola Cosentino di Casal di Principe, nel Napoletano, non solo sarebbe uscito dalla scena politica dopo i sospetti di essere stato il referente della camorra casertana, in particolare dei gruppi Schiavone e Bidognetti, ma forse non si sarebbe nemmeno candidato negli anni Settanta al consiglio comunale per gli intrecci della sua famiglia con fatti di sangue.

Nicola Cosentino è – fino a prova contraria – una persona onesta e forse è vittima di complotti orditi da giudici “no global-comunisti”. E chi ha commissionato falsi dossier a base di trans e coca da utilizzare contro un avversario politico (Stefano Caldoro) ne sa di “complotti”. Non si può parlare della Immobiliare 6 C srl (che prende il nome da sei “C”osentino, come il cugino Palmiro che presiede l’azienda e altri fratelli) senza fare un cenno alla famiglia di Nicola Cosentino, ex coordinatore Pdl in Campania (si è dimesso dalla carica a gennaio, dopo essere stato “salvato” per la seconda volta dall’arresto cautelare per concorso esterno in associazione mafiosa, con un voto segreto della Camera) ed ex sottosegretario all’Economia con deleghe alle provvidenze tv-radio, al dipartimento del Tesoro e al Cipe (da questo incarico si è dimesso nel 2010 quando avrebbe voluto candidarsi anche come Governatore in Campania, fu in occasione della prima richiesta di arresto cautelare del deputato sospettato di essere vicino al clan dei Casalesi).

 

Nick l`americano
Il potente politico napoletano deve a suo padre Silvio – che vanta precedenti per sequestro di persona, tentata truffa, lesioni e danneggiamenti – il soprannome di “o ‘mericano”. Prima di essere ereditato da “Nick”, era affibbiato allo stesso Silvio poiché figlio di emigrati oltreoceano e perché in rapporti con gli alleati ai tempi della guerra, almeno così raccontano le cronache. Negli anni Settanta il padre fonda un colosso del commercio dei carburanti che oggi è l’altra holding di famiglia, la Aversana Petroli, il cui amministratore unico è il fratello Giovanni, sposato con la figlia di un imprenditore arrestato nell’ambito dell’operazione anticamorra Spartacus perché ritenuto contiguo alla malavita organizzata. Anche l’altro fratello, Aurelio, è sposato con la figlia di un agricoltore arrestato nell’ambito di un`altra operazione, la Spartacus II. Michele, un altro dei fratelli, si è invece stabilito a Formia e ha sposato la sorella di Giuseppe Russo, detto “O’ Padrino”: sarebbe stato questo matrimonio a consacrare Cosentino come “eletto” dalla cupola casalese, e nell’ultima inchiesta che lo riguarda non è un caso che dietro il centro commerciale, per il quale sarebbero state fatte letteralmente carte false, ci sarebbe proprio Russo, Peppe o’ Padrino. L’ultima inchiesta citata è stata chiamata con un gioco di parole che allude alle fiabe, “il Principe e la (scheda) ballerina”: il Principe viene dal nome del centro commerciale, la ballerina dalla scheda elettorale che, sottratta dal seggio, veniva fatta votare e scambiata di volta in volta con quelle intonse, e per questo definita “ballerina”. E logicamente non mancano link con Francesco Schiavone, il padrino dei Casalesi, soprannominato Sandokan. Infatti la centrale elettrica di Sparanise (su cui indaga attualmente la procura di Napoli e sulla quale le polemiche, anche in campo politico, non sono mai mancate) sorge su un terreno al confine con un allevamento di bufale di proprietà del clan, ed è utile ricordare che quella sia un’attività tipica della camorra casertana. Ebbene, nel 1993 Mario Schiavone, cognato e cugino di Sandokan, si trova davanti alla famiglia Cosentino e al notaio per formalizzare l’atto di vendita del terreno su cui sorgerà l’impianto. Oltre ai passaggi proprietari ci sono anche vincoli di parentela. Palmiro Cosentino, presidente dell’Immobiliare 6 C srl, è sposato con Alfonsina Schiavone, figlia di Francesco Schiavone detto “O’Becchino” e cugino di Sandokan.

Immobili e petroli
La notizia diffusa pochi giorni fa da Rosaria Capacchione con un breve post sul sito web de Il Mattino che la “cassaforte” della famiglia di Nick (come l’hanno ribattezzata i giornali insieme alla Aversana Petroli) è stata oggetto a dicembre 2011 di un`interdittiva antimafia della Prefettura di Caserta, ossia che alla società è stato revocato il certificato camerale con la dicitura antimafia dopo una verifica sulle certificazioni richiesta dalla Provincia. “L’ufficialità è arrivata – scrive la giornalista – con una comunicazione all’amministratore unico della società 6 C srl e ai dirigenti del settore edilizia scolastica della Provincia di Caserta: rescissione anticipata del contratto di locazione della sede centrale del liceo scientifico di Aversa, intitolato a Giancarlo Siani”. Sempre Rosaria Capacchione, che vive sotto scorta per le minacce subite in seguito alle sue inchieste sulla camorra, ricorda un precedente relativo proprio all’Aversana Petroli: nel 1997 la società è costretta a rinunciare a un appalto per la fornitura di gas a un ospedale a causa di un’informativa prefettizia che negava la certificazione antimafia facendo riferimento a due dei fratelli Cosentino legati tramite matrimoni a famiglie di esponenti malavitosi; legami che all`epoca rappresentarono un potenziale rischio di infiltrazione.
Nel 2006 la documentazione antimafia dell’Aversana Petroli, con il nuovo Prefetto Elena Maria Stasi, torna a posto: secondo Nicola Cosentino sono solo malignità quelle che ipotizzano favoritismi del prefetto Stasi contraccambiati con l`approdo in parlamento, in quanto la Aversana Petroli srl avrebbe ricevuto di nuovo la certificazione dopo aver vinto un ricorso al Tar della Campania. Peccato che la società dei Cosentino abbia perso il ricorso contro la decisione del Prefetto, e quindi contro il Ministero della Giustizia, sia al TAR (http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Napoli/Sezione%201/1998/199806521/Provvedimenti/NA_200507811_SE.DOC) che al Consiglio di Stato (http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Consiglio%20di%20Stato/Sezione%204/2005/200509665/Provvedimenti/CDS_200605753_SE.DOC). I problemi nel business di famiglia sorgono per l’ex succursale di Aversa del liceo Fermi, adesso liceo Siani, e per la sede del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, entrambi ubicati in stabili dell’Immobiliare 6 C.

Dai militari statunitensi ai giudici nostrani
Originariamente lo stabile di via della Libertà era destinato alle famiglie di militari statunitensi delle basi campane poi, dopo la costruzione della cittadina della marina militare US Navy di Gricignano, ha ospitato per circa dieci anni la succursale del Liceo Enrico Fermi. Nel 2008, in pieno ciclone giudiziario su Cosentino e famiglia, la scuola diventa un liceo scientifico per mille alunni con una propria autonomia e viene intitolato a Giancarlo Siani, 26enne cronista del Mattino ucciso dalla camorra nel 1985. L`affitto ammonta a circa 800.000 euro all’anno: non sembra il massimo per un istituto scolastico senza palestra che necessita di una succursale in quanto i piani superiori, mansardati, non possono ospitare aule. Il liceo sarà trasferito in una nuova struttura alla fine dell’anno scolastico oppure gli alunni saranno smistati in altri istituti.
Da circa dieci anni la “6 C” non aveva dato in affitto solo lo stabile del liceo di Aversa: anche il Tribunale di S. Maria Capua Vetere si trova in alcune palazzine della famiglia Cosentino.
La procedura di trasferimento in una sede che sia più consona di un condominio e dove non si paghi l’affitto in quanto demaniale, probabilmente, dopo l’interdittiva, verrà accellerata: inizialmente il canone era di circa 900 milioni di vecchie lire, poi c’è stato un aumento di circa 200.000 euro e poi il tribunale è stato anche oggetto di sfratto, su richiesta di un giudice che si trovava all’interno di quello stesso edificio, dato che il Comune per sei mesi non aveva pagato l’affitto. Intanto proprio in questi giorni il “sistema Cosentino” perde pezzi: altri due sindaci finiscono la loro carriera. Enrico Martinelli, sindaco di San Cipriano d’Aversa, è stato arrestato per associazione a delinquere di stampo camorristico e sua moglie Annarita Patriarca, sindaco di Gragnano, anche in attesa di un possibile scioglimento del Comune per infiltrazione mafiosa, si è dimessa.

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