Anche i leader arabi erano all’Fnb Stadium di Johannesburg, nei pressi di Soweto, martedì scorso per partecipare alla grande commemorazione per Nelson Mandela, morto giovedì 5 dicembre all’età di 95 anni. Erano in molti tra i circa 100 i leader stranieri presenti alla celebrazione funebre.
Nelle tribune hanno preso posto tra le 80mila persone presenti, insieme al presidente statunitense Barack Obama, a Ban Ki-moon e Kofi Annan, al primo ministro canadese Stephen Harper, il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy e il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso; anche il leader palestinese Abu Mazen, il ministro degli Esteri dell’Iran Mohammad Javad Zarif; e il vice primo ministro dell’Arabia Saudita Muqrin bin Abdulaziz Al Saud. In rappresentanza del Marocco è giunto invece il principe Moulawi Rashid. Se i palestinesi e i tunisini hanno proclamato tre giorni di lutto nazionale per la morte di Mandela, i marocchini sono stati quelli che di più hanno pianto per la sua scomparsa, a causa del forte legame storico tra Madiba e la casa reale di Rabat.
Nei giorni successivi alla sua morte infatti si sono susseguiti sui media marocchini i messaggi di cordoglio per la sua scomparsa. Il primo ad esprimere il suo dolore per la morte del padre del Sudafrica è stato il re Mohammed VI. In una missiva inviata ai suoi familiari e al presidente Jacob Zuma, è stato evidenziato in particolare il rapporto speciale sviluppato da Mandela con il Marocco nei decenni, i suoi lunghi soggiorni nei primi anni ’60 in Marocco, le politiche e di sostegno materiale di cui ha goduto da parte delle autorità marocchine per il suo lavoro contro l’apartheid e la più alta onorificenza del paese conferitagli dal defunto Hassan II nel 1994, come testimonianza della lotta per l’uguaglianza e la giustizia. In particolare i marocchini ricordano il suo soggiorno nel 1962 a Oujda in Marocco, quando Mandela ha apportato il suo sostegno alla battaglia del Fronte di Liberazione Nazionale (Fln) algerino.
. Rivolgendosi al popolo sudafricano, Mohammed VI ha voluto ricordare “le grandi qualità morali e il coraggio politico di questo leader della pace, di cui la storia ricorderà per sempre la sua lotta contro il razzismo e la discriminazione, così come la lotta per la costruzione di un Sudafrica nuovo. Rendiamo omaggio a un uomo di Stato eccezionale, venerato dal suo popolo e all’unanimità rispettato in tutto il mondo, per la sua lotta contro le devastazioni della segregazionismo e delle disuguaglianze sociali”. Il monarca di Rabat ha ricordato che “Mandela aveva sviluppato un rapporto tutto particolare con mio paese che l’ha sostenuto dalla prima ora della sua lotta contro l’Apartheid. Il ha così trascorso lunghi periodi in Marocco, nei primi anni 60, durante i quali ha ricevuto un sostegno politico e materiale per la sua azione”.
Non è passata inosservata invece l’assenza dei rappresentanti israeliani. Il premier Benyamin Netanyahu ha deciso di rinunciare a partecipare ai funerali di Mandela adducendo come motivo l’alto costo del viaggio in Sudafrica. Il premier aveva notificato alle autorità sudafricane la sua presenza, ma all’ultimo momento ha annullato il viaggio che sarebbe costato almeno sette milioni di shekel, vale a dire 1,45 milioni di euro, per il trasporto e la sicurezza. Il solo costo del noleggio di un aereo dell’El Al sarebbe costato 2,8 milioni di shekel. Nemmeno il presidente, Shimon Peres, atteso in Sudafrica era però presente. Ufficialmente la sua assenza è stata giustificata da motivi di salute, eppure solo una settimana prima è stato ospite in gran segreto degli Emirati Arabi Uniti partecipando ad una conferenza ad Abu Dhabi.
Si è fatta sentire anche l’assenza del presidente algerino, Abdel Aziz Bouteflika, nonostante il contributo fattivo dato da Mandela alla liberazione dell’Algeria dal colonialismo francese. I postumi dell’ictus che lo ha colpito lo scorso aprile hanno impedito al presidente algerino di partecipare alle cerimonie funebri del leader sudafricano. In un comunicato diffuso dalla presidenza algerina, si leggeva che Bouteflika ha inviato una delegazione guidata dal presidente del parlamento, Abdel Qader Bin Saleh, per prendere parte alle cerimonie funebri di Johannesburg. Secondo gli osservatori locali Bouteflika non è ancora in grado di mostrarsi in pubblico alle telecamere internazionali, eppure resta aperto il dibattito circa l’opportunità che possa ricandidarsi per un nuovo mandato presidenziale. Non erano presenti nemmeno gli esponenti dell’Islam salafita. Questo a causa di una fatwa diffusa dallo sceicco estremista Said al Qarni il quale ha scritto sul suo sito internet che “nonostante la notorietà e le cose fatte nella sua vita, Mandela resta un miscredente perché si è rifiutato di entrare nell’Islam e per questo andrà all’inferno ed è proibito pregare per lui”.