Enaiatollah Akbari, Enaiat per gli amici, oggi vive a Torino. Ma è nato in un piccolo villaggio afgano, che si chiama Nava e significa grondaia “perché è adagiato sul fondo di una valle, stretta tra due file di monti”, nel distretto di Ghazni; un posto abitato solo da hazara, cioè afgani con gli occhi a mandorla e il naso schiacciato.
Un’etnia perseguitata sia dai talebani sia dai pashtun. A peggiorare le cose per Enaiat, bambino decenne campione nel gioco tipico del Buzul-bazi, ci si mette il destino che fa sì che il padre muoia lavorando per un ricco signore locale e che il carico del camion che guidava sia andato perduto.
Così Enaiat dovrebbe essere il risarcimento per il mancato guadagno. Per salvarlo da un destino di schiavitù la madre lo porta in Pakistan e gli fa promettere di non fare mai tre cose: usare le droghe, usare le armi e rubare. Poi lo abbandona mentre sta dormendo e torna in Afghanistan a occuparsi degli altri figli.
Per Enaiat da quel giorno inizia un lungo periodo che lo porterà a vivere in Pakistan, in Iran, in Turchia e in Grecia, prima di arrivare in Italia. Anni in cui farà i lavori più svariati, dal venditore di fazzoletti, calze e caramelle in Pakistan, al muratore in Iran e Grecia, spesso da solo, a volte in compagnia di clandestini come lui. Anni in cui rischierà parecchie volte la vita e vivrà avventure incredibili per passare da un paese all’altro come clandestino, aiutato qualche volta dalla generosità delle persone e molto più spesso dalla sua buona sorte.
Quella di Enaiat è una storia di immenso coraggio –scritta con un linguaggio facile e immediato, molto adatto anche ai ragazzi– che insegna a non perdersi mai d’animo e che ci aiuta a riflettere non solo sui drammi degli immigrati ma anche su come vivere al meglio la vita. Perché come dice Enaiat “Un desiderio bisogna sempre averlo davanti agli occhi, come un asino una carota, ed è nel tentativo di soddisfare i nostri desideri che troviamo la forza di alzarci e se un desiderio, qualunque sia, lo si tiene in alto, a una spanna dalla fronte, allora di vivere varrà sempre la pena”.
Fabio Geda è nato a Torino nel 1972 dove vive tuttora. Ha scritto i romanzi Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani, L’esatta sequenza dei gesti, L’estate alla fine del secolo e il monologo La bellezza nonostante tutto. Enaiatollah Akbari è nato a Nava, in Afghanistan e vive a Torino. Oggi ha circa 23 anni.
Nel mare ci sono i coccodrilli
Fabio Geda
Baldini Castoldi Dalai Editore 2010 e 2012, pp. 155, 8,90 euro.