MODENA. Da sabato al 2 giugno le sedi espositive della Galleria civica di Modena (Palazzo Santa Margherita e Palazzina dei Giardini) ospiteranno la mostra Nam June Paik in Italia, a cura di Silvia Ferrari, Serena Goldoni e Marco Pierini. Organizzata e coprodotta dalla Galleria civica di Modena e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, realizzata in collaborazione con Solares Fondazione delle Arti di Parma, l’iniziativa riflette sulla presenza e sull’influenza dell’artista coreano in Italia a vent’anni esatti dalla vittoria del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 1993.
Il percorso espositivo presenta una significativa selezione di opere, oltre cento lavori, provenienti da importanti collezioni italiane e si propone di ricostruire il rapporto dell’artista con il nostro Paese di cui è stato ospite assiduo, dagli anni Settanta a tutti gli anni Novanta, da solo o con altri esponenti della galassia Fluxus, impegnato in performance, mostre, scambi e dialoghi con critici, collezionisti, istituzioni. Il nucleo principale della mostra è costituito dai numerosi lavori appartenuti ad Antonina Zaru, che con l’artista coreano ha intrattenuto un rapporto duraturo e fecondo. Sono inoltre esposti documenti e testimonianze fotografiche e filmate scaturite da un’ampia ricognizione condotta sul territorio emiliano, dove Paik ha trovato molta attenzione da parte di galleristi appassionati come Rosanna Chiessi e Carlo Cattelani e di accorti collezionisti. Esponente di spicco del movimento Fluxus, considerato il principale precursore della videoarte, Nam June Paik (Seul, 20 luglio 1932 – Miami, 29 gennaio 2006) è stato definito “un artista consapevole del proprio tempo”, capace di utilizzare l’oggetto televisore e la telecamera sia come elementi con cui produrre videosculture e videoinstallazioni sia come componenti vere e proprie di performance. Tra i protagonisti della stagione dell’happening newyorkese nel corso della sua vicenda artistica Paik ha agito fra arte, musica, teatro e fotografia, spesso insieme alla violoncellista Charlotte Moorman con la quale ha intrattenuto per circa trent’anni una intensa collaborazione, in particolare, nel decennio tra il 1964 e il 1974.
A partire dagli anni Ottanta la ricerca di Paik si è concentrata sulla tecnologia satellitare e sul mondo del computer. Nel corso della sua carriera ha collaborato, fra gli altri, con John Cage, Peter Moore, Laurie Anderson, Joseph Beuys e Merce Cunningham. Paik aveva spesso indicato nell’opera lirica italiana l’elemento ariginariamente attrattivo della sua passione per l’Italia. Testimoniano questo particolare legame dell’artista con la nostra cultura i robot dedicati a Luciano Pavarotti e Maria Callas e l’opera del 1995 dal titolo “Oriental Painting, Direttore d’Orchestra”. Presenti in mostra altre importanti opere come “Sfera. Punto elettronico” del 1990-92, “TV Cello”, 1992 e “Young Buddha on Duratrans Bed”, 1989-1992. Il catalogo bilingue italiano-inglese a cura di Silvia Ferrari, Serena Goldoni e Marco Pierini è pubblicato da Silvana Editoriale.