Checché ne dica il santo padre, le feste sono un’occasione per intascare soldi, un marchio che aiuta a vendere anche la più ignobile delle carabattole e il dolce più indigeribile. A parte la fede, il cibo e il cinema, c’è un altro settore che approfitta del rincoglionimento stagionale per fare cassa ed è la musica natalizia.
Il disco di Natale è un classico abominevole fatto apposta per mandare di traverso il cenone, altrimenti non si spiegano le cacofoniche strenne di Cristina D’Avena, Enzo Iacchetti, Snoop Dogg e Bob Dylan, che negli anni passati hanno interrotto la digestione a molti di noi. Quest’anno verrà ricordato per un trittico da museo delle torture che farà vergognare i discendenti degli interpreti per almeno sette generazioni. Al terzo posto Giovanni Allevi, il bietolone sorridente che la dà a bere a tutti e ci riesce anche questa volta con il suo “Christmas For You”. I soliti, immarcescibili accordi di “White Christmas” suonati dal Pippo del pianoforte tramutano l’abbiocco momentaneo in un coma di due settimane. Il secondo posto è di Christopher Lee, attore di chiara fama che festeggia i suoi 92 anni incidendo una versione heavy metal di “Jingle Bells”, ribattezzata “Jingle Hell”. La sua ugola stentorea e raggrinzita fa quasi tenerezza, ma quando arriva il ritornello è il nostro duodeno a contorcersi, mentre cani e gatti scappano dalle finestre. Il primo posto va di diritto a “Christmas Songbook” di Mina, uscito in tre versioni da collezione, che riveste di noia jazzata “Silent Night” e le altre. Ma il pezzo forte della tragedia è il duetto con Fiorello su “Baby, It’s Cold Outside”, dove il triste gioco a storpiare Frank Sinatra e Billie Holiday diventa un crimine musicale da carcere immediato. Seguire attentamente le avvertenze: l’ascolto può causare danni permanenti alle sinapsi.