La prima scommessa è formale, la seconda sostanziale, la terza funzionale. Il nuovo museo delle scienze di Trento, il Muse, apre i battenti il 27 luglio con una festa no-stop di 24 ore e si candida a essere uno dei poli espositivi scientifici di maggior interesse nel panorama internazionale. Si tratta di un mega progetto voluto da un’amministrazione che da sempre considera la cultura come uno dei principali elementi di sviluppo.
L’area è una di quelle un tempo periferiche del capoluogo trentino, dove sorgevano i capannoni della Michelin, a due passi dal Palazzo delle Albere – il cinquecentesco maniero edificato in occasione del Concilio, di recente riaperto per accogliere le collezioni ottocentesche del Museo di arte moderna e contemporanea -, dallo stadio e dall’Adige che separa la zona dalle montagne. Un’area da riqualificare partendo proprio dalla nuova struttura museale. Il progetto è di Renzo Piano che utilizzando materiali e strutture bio-compatibili, fonti rinnovabili come pannelli solari e impianti di recupero per le acque, ha realizzato quattro corpi di fabbrica dai tetti spioventi, la cui forma rimanda alle montagne che caratterizzano la zona e da sempre ne connotano la cultura. Legno, vetro, marmo verdello e cavi d’acciaio dominano la struttura concepita in cinque piani ai quali vanno ad aggiungersi due livelli sotterranei (uno destinato all’evoluzione, alla biologia, ai dinosauri e a mostre temporanee, l’altro al parcheggio).
I sensi della conoscenza
Gli spazi sono stati concepiti giocando sui pieni e sui vuoti. Una galleria, per esempio, attraversa verticalmente come una piramide tutti piani accogliendo i numerosi animali imbalsamati che il vecchio museo delle scienze aveva conservato in decenni di attività. Ogni piano, inoltre, offre più letture tematiche con varie possibilità di interazione da parte del visitatore. Scendendo dalla terrazza che offre una meravigliosa vista a 360 gradi del paesaggio, si giunge al 4 piano dedicato all’alta quota e all’esplorazione. È qui che si comincia a capire la novità della struttura espositiva capace di valorizzare tutti quegli elementi raccolti in passato nel museo tridentino di scienze secondo criteri di un’epoca che sembra ormai distante anni luce dalla percezione dell’oggi. Ed ecco allora che attraverso la stimolazione sensoriale di tatto, udito, vista e olfatto il visitatore si ritrova immerso nell’alta montagna come quando attraversa, per esempio, un ponte attrezzato sospeso nel vuoto avendo la possibilità di toccare un fronte glaciale ricostruito con rocce e vera vegetazione. Un video wall mostra intanto la situazione meteo climatica in tempo reale di alcune località trentine e di una postazione a quota 8000 sull’Everest documentata da una web-cam. E ancora, mappe e percorsi interattivi sul cambiamento climatico, sul rapporto uomo-natura a estreme altitudini e testimonianze di esploratori e alpinisti presentati assieme alle attrezzature utilizzate fin dai secoli scorsi.
Una serra tropicale di montagna
Al terzo piano si possono ammirare e sperimentare gli ecosistemi, la fauna e la flora alpina, la capacità di adattamento e le strategie di sopravvivenza. Al secondo si ripercorre la lunga storia delle Dolomiti, dalla geologia ai minerali, dall’utilizzo delle risorse del sottosuolo al rischio ambientale fino alla protezione civile. A questo livello si può ammirare un acquario tropicale con acqua salata che contiene un ecosistema di barriera corallina, lo stesso ambiente di formazione che costituiscono i massicci dolomitici; e, attraverso un exhibit interattivo, si può apprendere come difendersi in caso di alluvioni in montagna. I piani inferiori sono i più estesi. Il primo è dedicato ai primi uomini che popolarono le Alpi. Numerose le testimonianze, tra cui più di 200 pietre con stambecchi, bisonti, piante e figure umane dipinte con l’ocra e ritrovate al riparo Dalmeri. Il pian terreno, oltre all’ingresso, presenta uno spazio espositivo dedicato ai bambini da 0 a 5 anni e la palestra della scienza, una sorta di laboratorio in cui i visitatori hanno la possibilità di sperimentare ogni sorta di apparecchiatura in grado di riprodurre realmente fenomeni fisici. Completano la struttura biblioteche, archivio e una serra tropicale montana realizzata grazie alle ricerche effettuate da un gruppo di esperti del museo da oltre dieci anni sui monti dell’Eastern Arc in Tanzania.
La scuola del cimento
Agli spazi espositivi di Piano, agli allestimenti permanenti e temporanei effettuati dagli esperti museali, si aggiungono le ricerche multidisciplinari che da decenni portano avanti gli scienziati del Muse che lavorano a stretto contatto con numerose realtà locali, nazionali e internazionali. Sono ben sette le unità operative e quaranta i ricercatori impegnati in progetti di botanica, zoologia, geologia e scienze dell’ambiente. Ciò che si studia qui ha una ricaduta immediata sul territorio oltre che nel panorama scientifico internazionale grazie alla rete creata con sapienza negli anni. Dalle ricerche sui cambiamenti climatici e ambientali, per esempio, si valuta il rischio di estinzione delle specie alpine, ma anche l’andamento di sorgenti e torrenti glaciali in relazione al ritiro dei ghiacciai e del riscaldamento globale. E ancora, i ricercatori del Muse – d’intesa con la provincia autonoma di Trento – sono coinvolti nella definizione dei piani faunistici in grado di fornire indicazioni utili alla gestione ambientale anche in termini di destinazione turistica. Sono esperti che alternano attività di ricerca con incontri col pubblico. Per loro il sapere deve essere divulgato, dagli studenti agli adulti; e al Muse in alcune ore saranno addirittura a disposizione dei visitatori impegnati a mettere a punto nuove invenzioni.
Il Muse rappresenta così l’ultimo anello evolutivo della scienza intesa come divulgazione in tutti i suoi aspetti. La vittoria della scommessa formale relativa alla struttura, di quella sostanziale riguardante la fruizione e di quella funzionale sul ruolo della scienza in una società come la nostra, la decreterà il pubblico. Occorrono duecentomila presenze annue per il pareggio di bilancio. Un lavoro attento e meticoloso come quello svolto non tarderà a riscontrare adesioni.